mercoledì 13 maggio 2009

L’Italia, dove la laurea è un privilegio


Il recente rapporto Eurostat su istruzione e ricerca riporta un quadro sconsolante: l’Italia è agli ultimi posti in Europa per numero di giovani laureati. L’istruzione è ancora un fatto di classe, quindi è una battaglia di Sinistra, che ha il compito di riaffermare la necessità di un’istruzione di qualità.

di Umberto Guidoni - candidato per la circoscrizione Centro con Sinistra e Libertà

Il rapporto pubblicato da Eurostat, l’equivalente europeo dell’ISTAT, fotografa un’Italia agli ultimi posti nella classifica dei giovani laureati: solo il 19% dei connazionali di età compresa tra 25 e i 34 sono in possesso del diploma di laurea. Il nostro paese riesce a fare meglio solo di Slovacchia, Romania e Repubblica Ceca ma risulta ben al di sotto della media europea che è superiore al 30%. Per non parlare dei paesi più virtuosi (Francia, Gran Bretagna, Spagna) che si collocano oltre il 40%: più del doppio dell’Italia.

L’Italia è, dunque, ai margini dell’Europa in termini di formazione e ricerca. Basta prendere l’altro dato inquietante sulla situazione dei precari nell’Università e nella Ricerca per capire come questo paese abbia smesso di investire sui giovani e sul sapere. Come riporta la relazione della Rete Nazionale Ricercatori Precari “l’insieme dei soli assegnisti, borsisti,co.co.co e collaboratori a progetto delle università italiane è costituito da quasi 40.000 ricercatori precari”. Il censimento fatto su circa la metà degli atenei (33 su 77 - mancano la Sapienza di Roma, la Federico II di Napoli, Siena statale, Pisa statale e Firenze che non hanno fatto un censimento perché incapaci di reperire i dati dai loro stessi dipartimenti) mettono in luce che il 37% del personale è costituito da ricercatori precari. Se a questo aggiungiamo i recenti tagli all’Università, alla Scuola e alla Ricerca si vede come il governo Berlusconi stia portando l’Italia fuori dall’Europa.

Ma quello che colpisce ancor di più è il dato sulla classe sociale di appartenenza. Meno del 10% dei laureati proviene da famiglie con basso livello di istruzione, mentre quasi 7 volte di più sono i laureati provenienti da famiglie con laurea. In Italia il sapere è ancora un privilegio, la battaglia per una società con pari opportunità è ancora tutta da vincere. Eppure c’è una chiara indicazione: l’istruzione gioca un ruolo determinante per trovare un impiego e sempre di più, in futuro, sarà richiesto un apprendimento continuo. Cercare di realizzare “la società della conoscenza” diventa, perciò, in Italia una battaglia sociale e politica. Diventa una battaglia di sinistra.

Ecco una ragione in più per rilanciare le ragioni di una sinistra che vuole guardare al futuro e che si batte, tra l’altro, per riaffermare la necessità di puntare su un’università e un’istruzione pubblica di qualità. E’ un modo per lottare per i diritti sociali contro i privilegi di classe, è un modo per avvicinare il nostro paese all’Europa dove c’è maggiore mobilità sociale e dove il sapere è un diritto garantito a tutti.


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