Il documento redatto dai compagni espressione di associazioni e circoli socialisti, nonché dai delegati socialisti eletti nelle assemblee locali e presentato all’assemblea nazionale di SEL del 19 e 20 Dicembre è la testimonianza di un lavoro tenace e proficuo prodotto in questi mesi. Un lavoro connotato, fra l’altro, da elevato spessore e densità di analisi e proposta, non semplicemente finalizzato (anche se è fra i suoi obbiettivi) a modificare radicalmente la linea del PS ma volto a dare un contributo forte al processo costituente di SEL, quale primo mattone per la ricostruzione della Sinistra Italiana. E’ un lavoro collettivo fatto in questi mesi, un lavoro che non nasce da ceto politico auto replicante (questo è un elemento importante da sottolineare) ma dalla passione Socialista di militanti ed intellettuali che hanno saputo creare una comunità politica, inizialmente virtuale, ma di cui vi sono tutte le condizioni affinchè diventi realtà organizzata anche a livello nazionale. Una comunità che ha vissuto l’assenza del Socialismo dalla sinistra non come un vuoto identitario da riempire con la testimonianza ma come una mutilazione grave per la sinistra italiana. Quindi come una condizione da superare rilanciando la grande attualità delle ragioni del Socialismo quale cultura e progetto senza i quali la sinistra è una pura astrazione. Il lavoro svolto da associazioni come “Socialismoesinistra” e “Labour” (quest’ultima parte del gruppo di Volpedo) è stato essenziale come pure lo è stato il contributo di tanti compagni facenti parte di questa comunità che si è creata spontaneamente dalla convergenza di idee, analisi e passioni. Dicevo che oggi ci sono le condizioni (anzi è una richiesta che viene avanti a gran voce) affinchè questa comunità diventi una associazione nazionale per la ricostruzione del socialismo e della sinistra (aperta a socialisti iscritti o non al PS). Il cui fine è certo quello di dare una propria connotazione al percorso costituente di SEL (che riteniamo essere il progetto politico in cui meglio si possa incastonare la nostra iniziativa) ma , se permettete, va anche oltre SEL. Quest’ultima infatti ha senso solo se (come già affermato) è il primo passo verso un soggetto più vasto della sinistra. Proprio per questo la iniziativa dei socialisti per la sinistra (che non intende muoversi come una componente politicista interna a SEL) vuole offrire un percorso di elaborazione, dibattito e lavoro politico che traguardi verso una prospettiva più ampia di SEL stessa. La profonda crisi della II Repubblica di cui non si intravede lo sbocco se non in una implosione del sistema stesso, la incapacità del PD non solo nel fare l’opposizione ma nel definire un progetto democratico adeguato alla crisi di sistema, i toni abbaiati dell’IDV che si conferma come pura e semplice operazione parassita rispetto al PD (né potrebbe essere altrimenti visto che tale partito è speculare alla degenerazione politica e culturale che ha prodotto il berlusconismo), il dato inoppugnabile che la elezione di Bersani non ha assolutamente modificato la natura sostanzialmente centrista e moderata del PD (anch’esso del resto figlio dell’antipolitica della II Repubblica e come tale passibile di una crisi radicale con la sua implosione); tutti questi elementi messi insieme rendono urgente una qualche forma di aggregazione di ciò che è rimasto della sinistra. Il processo costituente di SEL deve andare avanti fino al congresso costituente e dare forma definita al nuovo soggetto politico. Ma questo non esclude che si discuta e si converga con il resto della sinistra anche se non è prefigurabile per oggi un progetto politico generale unitario. La stessa Fed. di Ferrero e Salvi non può certo ritenere di risollevare le proprie sorti andando al carro di un cialtrone come Di Pietro inseguendolo sull’antipolitica giustizialista. E comunque alcune prese di posizione all’interno della Fed fanno pensare alla possibilità di poter costruire alleanze elettorali per le regionali nonché battaglie comuni (ribadite anche da Vendola) su temi come quelli del lavoro (abrogazione legge 30) e sul nucleare. Ma, al di là delle posizioni di Ferrero (che non condivido per niente), bisogna pensare che tra chi ha votato per la FEM alle europee c’è molto elettorato contrario ad una sinistra rinchiusa in un recinto minoritario. Insomma io credo che su un progetto di socialismo del XXI Secolo è aggregabile in prospettiva una area più vasta di SEL e possa comprendere elettorato della FEM e del PD. Ma senza un profilo identitario chiaro un soggetto politico non fa molta strada. Se è sbagliato rinchiudersi nel recinto minoritario di un comunismo astratto ed astorico è altrettanto sbagliata la posizione di chi propugna una “sinistra senza aggettivi” di sapore nuovista, quasi da veltronismo di sinistra. La scissione tra Socialismo e sinistra è la madre delle sconfitte culturali e politiche della sinistra italiana. Sul superamento di tale scissione deleteria deve lavorare la nostra associazione. Lo deve fare all’interno di SEL e lo deve fare oltre SEL. Vedete compagni io credo che, a parte poche eccezioni, pochi all’interno degli attuali gruppi dirigenti della sinistra abbiano la consapevolezza della profonda crisi di sistema di quella “costituzione materiale” chiamata II Repubblica. Costituzione Materiale perché essa ha significato uno specifico sistema di rapporti politici, di relazione tra politica ed economia, tra politica e realtà territoriali. Un sistema fragile che non è riuscito a creare un equilibrio stabile (non a caso si parla di “transizione infinita”) e che ora pare giunto al capolinea con gravi incognite su da cosa possa essere sostituito. Il guaio è che in questa crisi di sistema la sinistra si trova al minimo delle sue forze. I partiti sono importanti (chi è della mia generazione lo sa per certo); ma i partiti “vivono” nel sistema e sono soggetti alle sue leggi (costruire alleanze, essere presenti nelle istituzioni): pertanto non sono in grado di prefigurare una fuoriuscita dal sistema stesso (perlomeno non da soli). Questa è la ragione per cui ritengo che le associazioni politiche di tendenza, in una fase critica come l’attuale, abbiano una rilevanza particolare in quanto strumenti più agili dei partiti e maggiormente in grado di legare insieme elaborazione culturale-progettualità politica, creazione di comunità politica in cui si intergra riflessione , dibattito e lavoro politico. Dobbiamo concepire quindi associazioni e partiti come due forme di comunità politiche differenti nelle modalità d’essere ma convergenti negli obbiettivi. Quindi massimo impegno nel percorso costitutivo di SEL ma anche massima autonomia nell’elaborazione politica. Anche per far capire a chi in SEL ragiona troppo da ceto politico (non certo Vendola ) che c’è molto più da guadagnare (per il progetto di SEL) confrontandosi con chi vuole discutere di idee e progetti che tenere in caldo qualche posticino per dirigenti del PS che non hanno avuto il coraggio di fare una seria battaglia nel proprio partito per sostenere SEL (come altri hanno invece fatto) e vogliono mantenere i piedi in più staffe . Credo che comunque il percorso sia tracciato. Una convenzione nazionale dell’area socialista di sinistra per lanciare la nostra idea è indispensabile. I socialisti si sono sentiti di fatto estranei alla II Repubblica. Non i craxiani (di vario tipo) mossi più da rancori che ragionamenti (per non parlare dei furboni andati con il Cavaliere). Chi è rimasto più estraneo culturalmente e politicamente a questi ultimi quindici anni è stato il socialismo di sinistra (quello di Lombardi e Fernando Santi). Questo socialismo che può trovare nuova linfa in Europa dopo la crisi della destra socialdemocratica di Blair e Schroeder può anche essere il filo conduttore della rinascita della sinistra italiana (fuori dalla II Repubblica).
PEPPE GIUDICE