giovedì 28 febbraio 2013

Ricordo del Compagno Olof Palme...

 

 

Sven Olof Joachim Palme (Stoccolma, 30 gennaio 1927 – Stoccolma, 28 febbraio 1986)

 






Nell'anniversario della sua morte un ricordo del Primo Ministro Svedese, Socialista, oppositore della guerra nel Vietnam, dell'apartheid e della proliferazione delle armi nucleari.

martedì 26 febbraio 2013

+++ ELETTI CINQUE PARLAMENTARI DEL PSI + ESTERO = 6

I socialisti, dopo cinque anni, tornano in Parlamento.

Sono stati eletti Riccardo Nencini al Senato, Marco Di Lello, Oreste Pastorelli, Pia Locatelli e Lello di Gioia alla Camera.
Dopo un pomeriggio caratterizzato da notizie contraddittorie e spesso prive di fondamento in cui la confusione e l'imprecisione dei dati forniti dagli istituti demoscopici è stata evidente, il segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencini commentando i dati dei risultati delle elezioni politiche e il risultatato del Psi ha sottolineato che: "C'è la conferma del desiderio di un forte cambiamento, ma questo genererá ingovernabilità.
Da socialisti - prosegue Nencini - dovremmo gioire: noi torniamo in parlamento, Di Pietro è fuori- continua.
Da italiani siamo preoccupati. C'era bisogno di stabilità, gli italiani hanno scelto ingovernabilità- conclude.


La notizia è giunta nella notte italiana: Il socialista Fausto Guilherme Longo, architetto urbanista di San Paolo del Brasile è stato eletto, nella circoscrizione del Sud America, al Senato della Repubblica. Salgono così a sei socialisti che faranno parte del nuovo Parlamento. Longo affiancherà al Senato il segretario nazionale Riccardo Nencini, mentre i quattro deputati sono Marco Di Lello, Lello Di Gioia, Pia Locatelli e Oreste Pastorelli.

domenica 24 febbraio 2013

23 anni fa moriva il grande Compagno "Sandro Pertini"

Ne abbiamo parlato spesso, qui, del grande Sandro Pertini, sin da quando siamo nati come piccolo blog di poche pretese. Ne abbiamo diffuso parole e pensieri, andando a ricercare, come sempre facciamo, direttamente alle fonti (e ispirando anche qualche casa editrice copia-incolla, che ci ha fatto “l’istant book“).

Oggi che ricorre il 23° anniversario della sua scomparsa, ripubblichiamo qui un po’ di quello che diceva e pensava il grande Sandro. Presidente della Repubblica, socialista, compagno e partigiano. Il più amato. Avercene oggi.

Con l’eredità del padre, proprietario terriero, comprò la strumentazione necessaria per fare propaganda anti-fascista da Parigi; quando gli fu sequestrata, l’ufficiale gli chiese come mai un giovane come lui, che con quella cifra poteva vivere una bella vita a Parigi per parecchi anni, avesse speso tutto per una stazione radio clandestina che ora gli veniva anche sequestrata. Serafica la risposta di Pertini: “Lei non sa cosa significa lottare per un ideale.”

Forse non lo sa nessuno. Come disse Norberto Bobbio, commentandone la scomparsa:

La moralità dell’uomo politico consiste nell’esercitare il potere che gli è stato affidato, al fine di perseguire il bene comune. Non c’è un solo cittadino italiano che non sia fiero di essere stato rappresentato nel nostro Paese e nel mondo da un Uomo che ha interpretato il diritto degli uomini come cosa sacra, sia nell’esercizio del suo incarico istituzionale che sotto il dominio fascista.

***
Mamma buona e santa, non ti rattristare per questa tua nuova sorte. Pensa, mamma, che lotto per un’idea sublime, tutta luce. Oggi più di ieri io sento d’amare questa idea. Il carcere rende più profondo in me questo amore.La condanna, mamma buona, è motivo d’orgoglio per il tuo Sandro, e lo deve essere per te. Se tu sapessi con quale gioia, e con quanta fierezza io alzai dalla gabbia dopo la lettura della sentenza il grido della mia fede “Viva il Socialismo“, “Abbasso il fascismo“. E allora mi saltarono addosso furenti, turandomi la bocca quasi a soffocarmi, ma io nulla sentivo. Ascoltavo solo il mio cuore battere contento.
(dalla lettera alla madre)

«I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo. È con questo animo quindi, giovani, che mi rivolgo a voi: non armate la vostra mano. Armate il vostro animo.»
(dal discorso di fine anno, 31 dicembre 1982)


Ecco l’appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vogliono due qualità a mio avviso cari amici: l’onestà e il coraggio. L’onestà, l’onestà, l’onestà. E quindi l’appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto. La politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c’è qualche scandalo; se c’è qualcuno che dà scandalo; se c’è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato.
(dall’appello ai giovani)

Occorre che la Repubblica sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli e umana con i deboli e i diseredati. Così la vollero coloro che la conquistarono dopo 20 anni di lotta contro il Fascismo e 2 anni di guerra di Liberazione, e se così sarà oggi, ogni cittadino sarà pronta a difenderla“.
(dal discorso di insediamento)

“Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza la giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco, se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io la rifiuterei, non la potrei accettare. Ma la libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero.”
(da un’intervista video)

venerdì 22 febbraio 2013

RICCARDO NENCINI, INCONTRA IL PRESIDENTE DELLA REGIONE MARCHE "GIAN MARIO SPACCA"

Risposte concrete alla comunità, uso virtuoso delle risorse, riduzione dei costi della politica, stimolo alla progettazione del presente e del futuro. E’ l’importante contributo che il governo dei territori può dare all’agenda di governo nazionale. Lo hanno detto il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca e il candidato del Partito Socialista Italiano Riccardo Nencini insieme al segretario Regionale del PSI Luciano Vita, nel corso di un incontro sul buon governo delle Regioni. Sobrietà e rigore ma anche concretezza e capacità di dare stimolo e infine l’ancoraggio giusto con la comunità per lo sforzo riformatore che l’Italia deve fare.

martedì 12 febbraio 2013

ELEZIONI : NENCINI A CAMERINO DOMENICA 17 FEBBRAIO

ELEZIONI POLITICHE DEL 24-25 FEBBRAIO 2013

Domenica 17 febbraio 2013 alle h.10:30 a Camerino, nella Sala degli Stucchi del palazzo comunale, si terrà la manifestazione elettorale con l’intervento di Riccardo Nencini, Segretario nazionale del P.S.I. e candidato socialista al Senato per la Regione Marche  nella lista “ Partito Democratico ” sul tema “ Il contributo dei Socialisti per la vittoria del centro-sinistra e per una forte politica riformista”.  
Interverrà Mario Morgoni - candidato al Senato nella Regione Marche nella lista “Partito Democratico”. L’impegno dei Socialisti nella Provincia di Macerata, nella Regione Marche e nell’Italia intera è teso a sostenere i candidati e a votare alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica la lista “ Partito Democratico.

TRA I SOCIALISTI SI DEVE APRIRE UN CONFRONTO FRANCO E LEALE

di Roberto Biscardini

Cari compagni,
purtroppo oggi non posso essere con voi e quindi non potrò ascoltare le prime riflessioni di una discussione che certamente dovrà continuare, soprattutto dopo il voto del 24 e 25 febbraio, coinvolgendo in modo aperto le energie e i contributi di tutti coloro che ancora si riconoscono nel socialismo italiano e che hanno ancora un interesse ad impegnarsi. Un approccio necessariamente largo, se è vero come appare chiaro a tutti, che siamo di fronte alla fine di un ciclo. Il ciclo lungo della diaspora, quello che i socialisti hanno vissuto nell’ultimo ventennio, che non si è risolta nella ricomposizione delle diverse anime, ma è finita addirittura nella loro dissoluzione. Se per vent’anni avevano resistito, sia a sinistra come a destra, piccole formazioni socialiste, che in occasione delle elezioni si sfidavano presentando liste tra loro contrapposte, adesso alle elezioni politiche di liste socialiste non ce n’è neppure una. Ma ha avuto anche una battuta d’arresto il ciclo breve del PSI, quello nato dopo la Costituente del 2008. La prospettiva politica di tenere in vita una formazione autonoma che, dopo tante iniziative politiche e programmatiche, avrebbe dovuto tornare in Parlamento con le proprie gambe è andata perduta.
L’alleanza elettorale con PD e SEL e la coalizione politica che ne è scaturita aveva come base principale dell’accordo, almeno così è stato riferito, la presentazione di un’unica lista “Italia Bene Comune” nel caso fosse stata varata una nuova legge elettorale con un forte sbarramento o la presentazione di tre liste separate e apparentate nel caso fosse stato confermato il “Porcellum”. Ma non si è realizzata né l’una né l’altra cosa. Ciò pone dei problemi interni al PSI, perché è difficile capire quale sia la ragione sociale di un Partito che non presenta la propria lista quando può farlo, ma richiede anche una riflessione sui rapporti col PD, stante i deludenti risultati della trattativa per la definizione delle candidature socialiste nelle sue liste. Evidentemente non eravamo “in una botte di ferro”, come è stato più volte dichiarato, e il PD non aveva da parte sua un grande interesse di valorizzare l’alleanza con i socialisti, un danno a nostro carico, ma un danno anche all’interesse di tutta la coalizione.
Ciò è confermato in queste ore dalla scomparsa dalla coalizione della presenza socialista.

In queste condizioni, pensate quanto sia difficile ulteriormente difficile fare la campagna elettorale per le regionali con il nostro simbolo, senza l’effetto di trascinamento di un simbolo nazionale e di una campagna di comunicazione unitaria. Liste regionali quindi orfane.
Un’ultima considerazione.
 
Nel quadro politico sconfortante che si va delineando, con una campagna elettorale vuota, con pochi argomenti, senza una visione e una prospettiva seria per affrontare con lungimiranza le diverse crisi del Paese, ci sono comunque alcuni segnali di movimento e di scomposizione che vanno colti. Nonostante alcuni penosi tentativi di ricostruire un blocco antiberlusconiano, la transizione va verso il superamento del bipolarismo e l’arrivo del centro rappresenta comunque una novità. A sinistra il PD dialoga con il socialismo europeo, ma non fa i conti con il socialismo italiano. Secondo la vecchia regola comunista, pensava di essersi coperto a sinistra con Vendola e con Tabacci al centro, ma come sempre è accaduto è nato qualcosa di nuovo ancora più a sinistra e lo sfondamento al centro non mi sembra riuscire. Le culture di democrazia liberale sono fragili e i movimenti di protesta o fortemente populisti crescono in proporzione alla debolezza e alla mancanza di classe dirigente. Intanto la flexsecurity a noi tanto cara con Ichino è finita al centro.
Pochi accenni ma sufficienti a ritenere che c’è ancora un grande spazio per dedicarsi a tenere viva un’iniziativa di ispirazione socialista. Una cultura socialista ancora necessaria a fare nel modo migliore, le “cose” più utili al Paese e alla sua modernizzazione. Certo, occorre una proposta semplice e coraggiosa, una leadership determinata, un gruppo coeso e la presenza di nuclei territoriali organizzati, facendo propria la “grande questione sociale” del Paese. Un tema centrale della politica italiana, che solo una vera riforma dello Stato potrà garantire. Essa rappresentò la ragione di fondo della nascita del socialismo 120 fa, oggi può essere la leva per consentire ai socialisti di ritornare protagonisti di un nuovo cambiamento.
Una sorta di “rivoluzione socialdemocratica e liberale” che nell’agenda politica delle forze che si dicono riformiste non è assolutamente contemplata. In bocca al lupo alle nostre liste e a tutti i compagni impegnati per il Senato e nelle Regioni.

domenica 10 febbraio 2013

venerdì 8 febbraio 2013

ELEZIONI.NENCINI: SE QUALCUNO HA CAMBIATO IDEA CE LO FACCIA SAPERE

08/02/2013 - “Da quando Bersani e Monti sono tornati ad annusarsi, sono salite le citazioni di Tabacci, sono scese quelle dei socialisti e Vendola entra e esce dal purgatorio. Si ricercano gli affini al centro e si sospendono i riformisti amanti del libero pensiero”. E’ il commento che Riccardo Nencini, segretario nazionale del Psi, ha postato sul suo profilo facebook. “Una ragione in più – sottolinea - per rivendicare il rispetto della Carta d'Intenti firmata a ottobre dai tre segretari della sinistra progressista. Agli italiani abbiamo indicato un candidato alla guida del governo, una coalizione credibile e coesa e un progetto per cambiare l'Italia”.  “Se qualcuno ha cambiato idea – aggiunge - ce lo faccia sapere perché a quel portolano noi ci affidiamo scrupolosamente tanto da spingere sulla valorizzazione dei diritti delle persone – dal testamento biologico al riconoscimento pieno delle diverse forme di famiglia – e sulla riforma della Legge Fornero per aumentare le opportunità di lavoro per i giovani – conclude”.

sabato 2 febbraio 2013

ELEZIONI. INTINI: INGROIA MIGLIORE TESTIMONIAL DI BERLUSCONI

02/02/2013 - Per Ugo Intini: "Il compito dei socialisti che nella prossima legislatura torneranno in parlamento sarà quello di dare un ancoraggio alla sinistra italiana. Un ancoraggio nello spazio perchè la politica moderna conta se è europea e internazionale. E i socialisti non da oggi, unica forza politica italiana, sono legati al socialismo europeo che è una realtà in tutti i paesi dell'Unione. Purtroppo - osserva Intini -  in questa campagna elettorale la sinistra deve fare i conti con la presenza di una lista, quella del magistrato Ingroia, che rappresenta il miglior testimonial per i pochi argomenti di Berlusconi e può recare un danno grave al csx. La lista di Ingroia, in cui sono stati inseriti oltre a Di Pietro, anche Ferrero e Diliberto, rischia di non fare vincere il csx al Senato in alcune regioni decisive come la Lombardia e la Sicilia poichè consente al cavaliere di agitare con consumata abilità, il pericolo di un successo dei magistrati comunisti.  I socialisti hanno dunque titolo e diritto per  denunciare il combinato disposto di una trappola propagandistica in cui gli italiani - conclude Intini - non devono più cadere".

venerdì 1 febbraio 2013

Nencini a Civitanova: “Da qui è partita l’alleanza nazionale tra Pd e Psi”

ELEZIONI - Ivo Costamagna accoglie il leader socialista, secondo nelle liste al Senato del Pd nelle Marche.

 di Webmaster
Venerdi 1 Febbraio 2013

Si ritorni alla campagna elettorale porta a porta”. Questo l’appello lanciato dal segretario nazionale del Psi Riccardo Nencini che ieri sera al Miramare prima e in un incontro cena aperto a simpatizzanti ed iscritti presso l’hotel San Crispino ha aperto i comizi per la prossima tornata elettorale. Prima dell’incontro civitanovese il leader socialista ha fatto un giro per le aziende della provincia di Ancona, stilando la lista delle priorità per le Marche dove corre come secondo della lista. A fare gli onori di casa il presidente del consiglio Ivo Costamagna: “l’ incontro di stasera è parte di un tragitto iniziato già un anno fa a Civitanova – ha detto – ciò che oggi viene fatto a livello nazionale è stato anticipato qui con le elezioni amministrative per eleggere il sindaco, una coalizione di centrosinistra riformista appoggiata da Pd e da forze civiche. Con questa impostazione abbiamo scardinato un sistema di potere che durava da 17 anni”. Alcune parole sono state spese da Costamagna anche per ritornare sulla vicenda di via Almirante: il presidente del consiglio pur biasimando il gesto dell’assessore Peroni si è detto convinto della proposta di eliminare via Almirante. “Dopo le parole di Donna Assunta non ho più remore sulla bontà della scelta di togliere la via e sono ancora più convinto e radicale”. Presenti all’incontro anche i vertici locali del Pd, il segretario Giulio Silenzi e il capogruppo Mirella Franco, il sindaco Tommaso Corvatta, il candidato al senato per il PD Mario Morgoni e socialisti di vecchia data.  
Nencini, secondo nelle liste al Senato si è soffermato invece sul periodo storico particolare e sulla necessità di operare delle scelte, poche ma concrete per il miglioramento della vita del ceto medio: “appartengo ad una generazione di persone che facevano campagna elettorale sulla base di un’appartenenza politica – ha sottolineato – oggi l’impostazione è cambiata e sempre più cittadini decideranno se e per chi andare a votare nelle ultime 24 ore. Per questo credo che bisogna tornare a suonare i campanelli, a fare campagna elettorale per strada. Non cadiamo nel tranello dei social network. Nencini stila dunque tre priorità per le Marche: “rivedere alcune norme dell’Ue a partire dal patto di stabilità, prendere impegni per l’occupazione giovanile e rifinanziare il microcredito per aiutare gli esodati”. E infine un appello di carattere politico: “Bersani è il candidato migliore per guidare l’Italia, non votate Ingroia – dice il segretario nazionale – racchiude al suo interno una sinistra massimalista, la stessa che fece cadere il governo Prodi”.
SPECIALI 10 MINUTI (CANALE 11 SPAZIO EVENTI) SABATO 02 FEBBRAIO ORE 20,00 - LUNEDI' 04 FEBBRAIO ORE 10,15 - MARTEDI' 05 FEBBRAIO ORE 13,45
(CANALE 13) LUNEDI 04 FEBBRAIO ORE 13,00 - MARTEDI 05 FEBBRAIO ORE 13,00 - MERCOLEDI' 06 FEBBRAIO ORE 13,00 - GIOVEDI' 07 FEBBRAIO ORE13,00.

NENCINI A CIVITANOVA MARCHE - GIORNI E ORARI DELLE TRASMISSIONI TELEVISIVE.

SPECIALI 10 MINUTI (CANALE 11 SPAZIO EVENTI) SABATO 02 FEBBRAIO ORE 20,00 - LUNEDI' 04 FEBBRAIO ORE 10,15 - MARTEDI' 05 FEBBRAIO ORE 13,45
(CANALE 13) LUNEDI 04 FEBBRAIO ORE 13,00 - MARTEDI 05 FEBBRAIO ORE 13,00 - MERCOLEDI' 06 FEBBRAIO ORE 13,00 - GIOVEDI' 07 FEBBRAIO ORE13,00.

Quei cazzotti a Falcone - Due o tre cose che bisognerebbe sapere sul rapporto tra Falcone e Leoluca Orlando

di Anna Germoni  (news.panorama.it)

L’ennesimo cazzotto a Giovanni Falcone. Nemmeno di fronte alla morte, si fermano gli attacchi e le polemiche. Si specula, si distorce, si spiega il suo nome per una manciata di voti. Perché non parlare di programmi, di piattaforme, di riforme, di contenuti del suo movimento? No, il leader di Rivoluzione Civile, Antonio Ingroia, non si arresta di fronte a nulla. Eppure di motivi per stare in silenzio ce ne sarebbero: come lo scontro Orlando-Falcone, che culminò con l’ennesimo calvario del giudice di doversi difendere davanti al Csm. E Leoluca Orlando è anche uno dei primi firmatari di quel movimento di Ingroia.  E allora diventa imbarazzante, non ricordare la storia.
Nell’agosto del 1989 inizia a collaborare con i magistrati il mafioso Giuseppe Pellegritti, fornendo preziose informazioni sull’omicidio del giornalista Giuseppe Fava rivelando al magistrato Libero Mancuso di essere a conoscenza, di fatti inediti sul ruolo del politico Salvo Lima negli omicidi di Piersanti Mattarella e Pio La Torre.
Mancuso informa subito Falcone, il quale interroga il pentito il 17 agosto. Il giudice si muove rapidamente e il 21 agosto parte una richiesta istruttoria dalla Procura di Palermo. Negli atti depositati, Falcone spiega che il pentito non sta dicendo la verità. Il giorno dopo, Pellegritti viene interrogato dalla Corte d’Assise d’Appello nel carcere di Alessandria, dove conferma il teorema su Lima mandante dell’omicidio Mattarella.  Il 4 ottobre, Falcone dopo due mesi di indagini, appurando la sua totale inaffidabilità,  firma un mandato di cattura per "calunnia continuata" contro Pellegritti. È una reazione dura ma necessaria.
Subito si scatena la canea contro Giovanni Falcone. La versione corrente è che il magistrato vuole proteggere  Andreotti e Lima, cioè il potere. Leoluca Orlando Cascio dichiara guerra a Falcone. E proprio da una puntata della trasmissione Sarmarcanda, condotta da Michele Santoro su Rai Tre,  il 24 maggio 1990 il sindaco di Palermo lancia un’accusa gravissima: il pool ha una serie di omicidi eccellenti a Palermo e li tiene «chiusi dentro il cassetto».
A questa denuncia si associano gli uomini del movimento La Rete: Carmine Mancuso, Alfredo Galasso e Nando Dalla Chiesa. In particolare si fa riferimento a una serie di documenti, otto scatole sigillate negli uffici giudiziari e a un armadio pieno di carte, lasciato da Rocco Chinnici. Galasso, Mancuso e Orlando fanno esposto al Csm, l’11 settembre 1991. L’avvocato Giuseppe Zupo, avvocato di parte civile della famiglia Costa, recapita, sempre al civico del Palazzo dei Marescialli, due memorie, proprio su questi otto pacchi, sottolineando “il mancato esame… e di doveri trascurati”.
Falcone ormai è sotto tiro. E anche i giornali intraprendono una battaglia di fuoco tra di loro. La Repubblica, del 20 maggio 1990, titola un’intervista di Silvana Mazzocchi a Falcone, con I nomi, altrimenti stia zitto…, dove il giudice replica:” Se il sindaco sa qualcosa faccia nomi e cognomi, citi i fatti, si assuma tutta la responsabilità di quello che ha detto. Altrimenti taccia: non è lecito parlare in assenza degli interessati…”.  Il sindaco di Palermo ribatte attraverso L’Unità del 14 agosto 1991, a firma di Saverio Lodato, Indagate sui politici, i nomi ci sono.
Per un anno Leoluca Orlando Cascio, come un martello pneumatico, bombarda Falcone con le stesse accuse. Lo fa con ogni mezzo: interviste su giornali, tv e conferenze stampa. Intercede anche Cossiga, ma il sindaco di Palermo non si placa. Il capo dello Stato allora il 16 agosto 1991 scrive una lettera al Guardasigilli Claudio Martelli e ne manda copia al presidente del Consiglio e al ministro dell’Interno affinché sulla “già nota teoria di Orlando”,  “venga aperta un’inchiesta affidata all’autorità giudiziaria al di fuori della Sicilia”. (Leoluca Orlando Cascio, recentemente ha dichiarato di non pentirsi della polemica con Falcone e che “oggi dichiarerebbe le stesse cose”).
Il Csm, dopo l’intervento  di Cossiga, l’esposto di Galasso, Mancuso, Orlando e dell’avvocato Zupo, convoca Falcone.  Ormai non si contano più le  sue audizioni dentro al Palazzo dei Marescialli. E’ il 15 ottobre 1991 quando depone davanti al Csm, in un’udienza riservata. Ecco che cosa Falcone dichiara nel verbale (il n. 61):
«Se c’è stata preoccupazione, da parte nostra, è stata proprio quella di non confondere le indagini della magistratura nella guerra santa alla mafia… Adesso non si parla di prove nel cassetto perché i cassetti sono stati svuotati. Essere costretto a scrivere all’Unità che non è certo carino scrivere – dopo che si presenta questo memoriale - Falcone preferì insabbiare tutto. Quando nel corso di una polemica vivacissima fra Orlando e altri, una giornalista mi chiese che cosa pensassi di Orlando, io ho detto “ma cosa vuole che possa rispondere di un amico”, ecco, dopo poche ore, tornato in sede, ho appreso quell’attacco riguardante le prove nei cassetti. Se vogliamo dirlo questo mandato di cattura non è piaciuto, perché dimostrava e dimostra che cosa? Che nonostante la presenza di un sindaco come Orlando la situazione degli appalti continuava a essere la stessa e Ciancimino continuava ad imperare, sottobanco, in queste vicende. Difatti sono stati arrestati non solo Ciancimino, ma anche Romolo Vaselli, e Romolo Vaselli è il factotum di Vito Ciancimino per quanto attiene alle attività imprenditoriali. Devo dire che, probabilmente, Orlando e i suoi amici hanno preso come un inammissibile affronto alla gestione dell’attività amministrativa del comune un mandato di cattura che, in realtà, si riferiva a una vicenda che riguardava episodi di corruzione molto seri, molto gravi, riguardanti la gestione del comune di Palermo.. la Cosi e la Sico (due imprese romane n.d.r.) durante la gestione Orlando… quegli stessi appalti che le imprese di Ciancimino si sono assicurati durante la gestione Orlando. La Cosi e la Sico, due imprese, che erano Cozzani e Silvestri che si trovavano a Palermo con tutte le attrezzature, materiale e con il personale umano di Romolo Vaselli, che è un istituzione a Palermo, il conte Vaselli”.
Poi Falcone si sfoga: «Non si può investire della cultura del sospetto tutto e tutti. La cultura del sospetto non è l’anticamera della verità, la cultura del sospetto è l’anticamera del komeinismo…Io sono in grado di resistere, ma altri colleghi un po’ meno. Io vorrei che  vedeste che tipo di atmosfera c’è per adesso a Palermo».
Questo diceva Falcone. Dopo la sua morte fu Ilda Boccassini, senza tanti giri di parole, a denunciare: “Né il Paese né la magistratura né il potere, quale ne sia il segno politico, hanno saputo accettare le idee di Falcone, in vita, e più che comprenderle, in morte, se ne appropriano a piene mani, deformandole secondo la convenienza del momento”.