martedì 19 maggio 2009

Silenzio del Governo responsabile di tensioni sociali


Il Paese sta attraversando una grave crisi economica che l’esecutivo continua ad ignorare, rischiando di innalzare il livello di scontro tra le varie parti sociali. L’aggressione al segretario della Fiom è la prova di tale profonda frattura.

La mancanza di risposte politiche concrete da parte del Governo ad una crisi che continua a decimare i posti di lavoro, ha prodotto una grave tensione sociale, che facilmente diventa terreno fertile per azioni di lavoratori esasperati, ma anche per atti di vero e proprio teppismo.

L’aggressione a Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom, al termine della manifestazione nazionale dei lavoratori della Fiat a Torino, è l’ennesimo segnale di una democrazia asfittica che non include e non tutela più le fasce deboli della working-class.

L’episodio della contestazione è responsabilità di un gruppo isolato, non rappresentativo, composto da poche decine di operai accomunati dalla sigla Slai Cobas (già in passato protagonista di azioni ostili nei confronti della Fiom), che a forza di spintoni hanno buttato giù dal palco Rinaldini.

L’atto dimostrativo, probabilmente organizzato e finalizzato alla ricerca di gloria mediatica, è frutto di un antico conflitto, motivato dall’obbiettivo di delegittimare la Fiom e Rinaldini, uno dei sindacalisti più combattivi e sempre in prima linea, accusato dai violenti “di tradimento”.

Si è trattato di un gesto indifferente alle ragioni della protesta, che nella sua ricerca di visibilità ha però prodotto un immenso danno ai 15.000 lavoratori presenti al corteo, che da tempo organizzavano una manifestazione pacifica e costruttiva per difendere il proprio futuro, distogliendo l’attenzione dalla seria questione Fiat.

Si è così offerto il fianco alla destra, che, cavalcando l’episodio, ha paventato gli spettri del brigatismo e portato un attacco pesante alla Cgil, il più grande sindacato confederale in Italia, reo -a detta di esponenti dell’esecutivo - di “estremismo” per non essersi adeguato alle posizioni governiste di altri. Per l’ennesima volta quindi il governo ha strumentalizzato l’accaduto per sottrarsi dalle sue responsabilità, come il mancato impegno a rispettare le garanzie occupazionali, così come per nascondere la crisi economica e tenere un basso profilo sui rischi dell’internazionalizzazione della Fiat.

Per questo Rinaldini ha ribadito che il significato della manifestazione ha riguardato la “grande unità dei lavoratori di tutti gli stabilimenti Fiat, dal Sud al Nord del Paese” e che la richiesta al governo di convocare urgentemente un tavolo di discussione è unanime: “i tempi non possono essere dettati da Marchionne né si può accettare che l’incontro si faccia dopo la conclusione dell’accordo con la Opel”. L’ultimatum è dettato anche dall’esigenza di chiarire l’indisponibilità del sindacato a ragionare su ogni ipotesi di riduzione e chiusura di stabilimenti in Italia, ed evitare l’apertura di un nuova conflittualità operaia.


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