Lucio Filipponio (http://www.avantionline.it)
La prossima sarà una settimana decisiva
per le sorti del Paese. Sul tavolo della politica la ricerca della
quadratura del cerchio tra i principali partiti politici dopo un voto
che ha restituito una situazione complessa, fatta di alleanze difficili
da individuare e maggioranze deboli. Al centrosinistra, forte del patto
“Italia bene comune” tra Pd, Psi e Sel, la prima mossa per dare una
risposta ai mercati che bocciano un risultato elettorale frammentato,
agli auspici del presidente Napolitano a “fare presto” e ad una
popolazione sempre più strangolata dalla crisi economica. Il segretario
del Partito socialista italiano, Riccardo Nencini, lancia la proposta
per un governo della responsabilità. Sedici punti che, per i socialisti
italiani, rappresentano le priorità nell’azione di governo. Questioni,
sottolinea Nencini, che «è possibile declinare già nei primi mesi di
attività dell’Esecutivo e del Parlamento e che ribadirò al segretario
del Pd Bersani la prossima settimana: gli consegnerò questo portolano
per creare un’Italia nuova. Le chances di Bersani aumentano se si legano
a un percorso di questa natura». Una proposta concreta, una via
percorribile per uscire dall’empasse quella elaborata dal leader
socialista, in una lettera aperta già inviata nei giorni scorsi a Bersani, Vendola e Tabacci.
Segretario Nencini, analizzando il risultato elettorale, dove ha sbagliato il centrosinistra?
Abbiamo dato una rappresentazione
dell’Italia non più adeguata alle profonde fratture sociali e ai tanti
cambiamenti dell’ultimo ventennio. Ha prevalso una lettura conservatrice
di una certa sinistra. Troppa Fiom e poco terziario della conoscenza.
Troppo attenti alle categorie consolidate e troppo poco al nuovo
associazionismo.
Quale deve essere, invece, il compito di una sinistra moderna?
Quello di ridistribuire la ricchezza,
trovare nuove forme di democrazia e costruire tutte le opportunità
possibili in difesa di chi si trova in condizioni di bisogno: il primo e
secondo punto sono storici, il terzo invece è nuova e dettato anche dal
fatto che la spesa pubblica va indebolendosi. Va sottolineato che la
seconda fase del governo Monti non ha creato le condizioni per
rispondere a questi tre punti fondamentali, a questa va aggiunta anche
una visione non adeguata a questa Italia.
Di chi ci si è dimenticati?
Sono state abbandonate due categorie
senza diritti e tutele che, come tanti altri, non riescono ad arrivare a
fine mese: chi ha un lavoro atipico che versa in condizioni disarmanti:
alla difesa dell’art. 18 va aggiunto un art. 18 bis che tuteli i
diritti fondamentali di questi lavoratori precari; i neo-professionisti,
con un’ottima preparazione ma non avendo l’agevolazione di uno studio
di famiglia avviato alle spalle non riescono ad esercitare la loro
professione. Prioritario è anche il sostegno alle piccole e medie
imprese: oggi non si muore di debiti ma di troppi crediti, in
particolare nei confronti della pubblica amministrazione. Occorre in tal
senso allargare le maglie del patto di stabilità. Non fermarsi alla
difesa ma aumentare le opportunità godibilin per chi vive una condizione
di fragilità.
Pensa che si viva una profonda crisi non solo sociale, ma anche della democrazia rappresentativa?
Assolutamente sì. Ritengo che la
rivoluzione della Rete faccia sì che non ci si accontenti più della
democrazia degli eletti. Penso in tal senso che sia opportuno
coinvolgere le generazioni al senso dello Stato consentendo il diritto
di voto ai sedicenni. Sono convinto che problemi strutturali che
sollevano dibattiti nazionali come la Tav, possano essere affrontati
introducendo una legge nazionale che preveda forme di partecipazione
come le débat public francese.
Tra le sue priorità mette anche la riforma degli organi dello Stato?
Sì. Sono per la fusione dei Comuni più
piccoli; lo scioglimento degli enti intermedi riassorbendone le funzioni
da Comuni e Regioni; la riduzione del numero dei parlamentari alla
Camera e per la trasformazione del Senato in Senato delle Regioni e
delle Autonomie locali: così da ottenere una riduzione dei costi, lo
snellimento dei tempi dei lavori parlamentari e una maggiore
rappresentatività degli enti locali.
E su temi strategici per il nostro Paese come la formazione?
Vanno sviluppate politiche di sostegno agli studenti meritevoli fuorisede o Erasmus.
Grillo parla tanto di “reddito di cittadinanza”, cosa ne pensa?
Penso a forme di salario vincolato allo
svolgimento di lavori di pubblico interesse, cosa ben diversa dalla
donazione demagogica a ricchi e poveri proposta da Grillo.
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