SUL PARTITO SOCIALISTA EUROPEO - di Giuseppe Giudice
di Giuseppe Giudice
Ho
letto in questi giorni molte critiche sul PSE. Molte sono serie,
costruttive e completamente condivisibili. Altre sono condizionate da un
evidente os occulta pregiudizio ideologico. Qualcuno non riesce a
digerire la caduta del Muro di Berlino. Terrò in considerazione le
critiche serie che faccio interamente mie. Non c'è dubbio che il Pse si
trovi in una fase di sbandamento e di incertezza. La più che probabile
sconfitta della SPD alle elezioni tedesche , aumenta ed accresce questo
clima. Fatto è che che se da un lato il PSE sta cercando di andare oltre
quelle derive liberali e subalterne che hanno caratterizzato una parte
(e sottolineo una parte) del socialismo e laburismo europeo (su questo
il congresso di Praga è stato chiaro), è altrettanto evidente che non
riesce a darsi una nuova quadra in grado di dare un orientamento chiaro e
preciso. Del resto questo già accadde negli anni 30 dopo la prima grave
crisi strutturale del capitalismo ("la grande trasformazione" di
Polanyi) . Ma se in quel periodo mancò da parte dei partiti la capacità
di dare un indirizzo univoco, al tempo stesso vi fu u grandissimo lavoro
di elaborazione culturale da parte dei socialisti belgi, austriaci ed
inglesi. Cosa che oggi manca, fatta eccezione per gli anziani
intellettuali socialisti italiani Ruffolo e Gallino, per l'anziano
sempreverde francese DElors e per il giovane francese Montebourg. Certo i
partiti del PSE pgano anche la assenza di grandi leader che sapevano
capire la importanza dell'elemento internazionale come Brandt, Kreisky,
Palme, Rocard (valeva più di Mitterand) , Soares e Gonzales. I leader
di oggi sono molto più grezzi e condizionati da culture postmoderne.
Pesa l'allargamento ad est che ha fatto entrare nel PSE partiti che poco
hanno a che vedere con la memoria storica e la cultura del socialismo
democratico (con la eccezione dei socialdemocratici cechi): sono ex
comunisti , magari diventati miliardari e passati al liberismo. Pesa
l'incapacità di dare una dimensione realmente transnazionale al PSE. Ma
gli avvenimenti brasiliani ci ammoniscono che anche il socialismo
sudamericano vive i suoi momenti difficili e le sue contraddizioni.
Tutto il mondo è paese. Per non parlare ovviamente dell'Italia dove un
movimento socialista non esiste di fatto. Certo il quadro è articolato,
perchè se non c'è dubbio che in Germania si va ad una sonora sconfitta,
in Inghlterra e Portogallo i laburisti ed i socialisti sono favoriti dai
sondaggi. Ma tutto ciò è ovviamente lontano dalla risoluzione dei
problemi. IO sono convinto che il socialismo democratico sia l'unica
sinistra possible. Lo dice il bilancio storico del 900. Qualsiasi
tentativo di rifondare il comunismo è patetico. IL comunismo è stata una
delle grandi tragedie della storia ed è bene che resti seppellito. Gli
zombie non hanno mai combinato nulla di buono. Ma è altrettanto evidente
che il socialismo democratico ha bisogno d una profonda ridefinizione
identitaria e progettuale. Giorgio Ruffolo scrisse tre anni fa d una
necessaria "Bad Godesberg" del XXI Secolo per il Socialismo europeo. NOn
credo nella perversione postmoderna della "sinistra senza aggettivi".
Ma mentre la Bad Godesberg del 1959 serviva a far superare un certo
marxismo cristallizzato in dogmi ripetitivi ed in dottrina astratta,
quella di oggi deve essere rivolta a rompere e superare in positivo le
deviazioni liberali blairiane , non tramite sicretismi ideologici con la
sinista che è fallita, ma tramite un recupero dei principi basilari che
fanno parte del corredo culturale del socialismo democratico. Quindi si
tratta di integrare Bad Godesberg con Olof Palme, Rocard, e soprttutto
con la la idea di una "società diversamente ricca" di LOmbardi, Giolitti
e Ruffolo.
Il socialismo europeo va rifondato, è necessario farlo, ma partendo dai principi e dai valori del socialismo democratico che conservano grande attualità. Lafontaine criticò Schroeder in nome di Willi Brandt e di una interpretazione di sinistra di Bad Godesberg. Questa è la via da percorrere. Il pensiero di Brandt, Palme, Lombardi, Rosselli , Martinet continua ad essere il nostro faro nel nostro orientamento. Come ho già detto il socialismo democratico deve rifondarsi partendo da se steso. I sincretismi ideologici con la sinistra che è storicamente fallita non portano da nessuna parte.
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