Giuseppe Saragat ed il Socialismo Vivo....
di Giuseppe Giudice
A casa mia il nome di Saragat era quasi impronunciabile. Mio nonno
materno (che era il segretario amministrativo della Fed Psi di Potenza a
cavallo degli anni 50 e 60) preferiva che fosse eletto Fanfani
piuttosto che Saragat alla presidenza della Repubblica nel 1964. Sono
ricordi lontanissimi, avevo 8 anni, eppure vivi. Questo per dire come
nei vecchi socialisti del PSI era considerato il capo della
socialdemocrazia italiana. Poi ho letto una serie di saggi e di
interventi del presidente Saragat tra il 1927 ed il 1947, che mi hanno
fatto rendere conto di come Saragat abbia quasi sempre avuto ragione. E
lo dice un socialista di formazione lombardiana. Peppino Saragat è stato
, dopo Mondolfo, ed insieme a Basso, il più grande interprete del
pensiero di Marx nel socialismo italiano. Amico ed allievo del leader
del socialismo austriaco e dell'austromarxismo, Otto Bauer (che
apprezzava molto al sua elaborazione teorica) tentò con successo di dare
al pensiero di Marx quella connotazione umanistica, democratica e
libertaria contrapposta ed alternativa a quella giacobina ed autoritaria
del leninismo e delle sue varie derivazioni. E lo fece con una attenta e
minuziosa lettura dei testi. Saragat , che visse diversi anni in
Austria, conosceva bene il tedesco e pare che abbia letto tutto il
Capitale nella lingua originaria. Certo un certo Togliatti pare che
abbia detto che Saragat aveva letto molti libri , ma con scarso
profitto. Ma evidentemente mi fido più del giudizio di un gigante del
socialismo democratico come Bauer che di un servo di Stalin come
Togliatti. Saragat sostenne il patto di Unità d'azione tra socialisti e
comunisti in virtù della difesa dal fascismo e dal nazismo trionfante.
Ma sempre difendendo le ragioni della autonomia socialista nella
sinistra. E nel 1939 , dopo la firma del patto Ribbentrop-Molotov , che
inizia ad avere seri dubbi forse influenzato dal giudizio del grande
teorico del marxismo democratico e socialista austro-tedesco Hilferding,
il quale vedeva nel patto Hitler-Stalin quella tendenza ad una
convergenza tra i fascismi ed il bolscevismo. Poi naturalmente l'attacco
tedesco all'URSS nel 1941 cambiò molte cose. Ma è indubbio che in
Saragat, come in altri socialisti che pure avevano sostenuto i fronti
popolari (vedi Leon Blum in FRancia) si accentua la critica profonda
verso il comunismo sovietico. Saragat nel 1947 aveva perfettamente
ragione a contrastare la idea folle di Nenni e Morandi di fare le liste
comuni con il PCI ed annullare la autonomia socialista. La sinistra non
vive senza autonomia socialista, ce lo dice la storia d'Italia e di
Francia. La unità tra partiti che rappresentano interessi sociali comuni
non può annullare o nascondere le differenze che vanno dialettizzate.
Ho però un rimprovero da fare a Peppino Saragat. Sbaglio gravemente a
fare la scissione. Se avesse fatto la battaglia nel partito la avrebbe
vinta perchè la sua posizione era molto più forte di quella di Nenni e
Morandi. E quella scissione fu una sciagura per la sinistra italiana
perchè diede al PCi il primato e ci costrinse ad un regime di democrazia
bloccata. Inoltre Saragat (che era partito da posizioni neutraliste)
entrò in un governo centrista assumendo posizioni esageratamente
filo-atlantiche. Nenni stesso disse (lo rivelò Tamburrano) che se
Saragat fosse rimasto nel partito gli avrebbe evitato di fare quegli
errori fatali. Paradossalmente chi continuò la battaglia autonomista nel
PSI furono quegli ex azionisti come Lombardi e Foa , che Saragat
rifiutò di prendere nel PSLI. Un vecchio compagno socialista di Potenza
mi rivelò (un fatto che mio nonno ha sempre rimosso) che mio nonno e suo
fratello che erano nel 1946 nel Partito D'Azione ebbero l'indicazione
da Lombardi (allora segretario del P-D'Az) di trattare con i
saragattiani. Poi la cosa sfumò a livello nazionale. In realtà Lombardi,
Foa e Saragat avevano del socialismo idee molto simili. E' l'assurdità
di una politica italiana tagliata dalla Guerra Fredda che li ha
mantenuti divisi. Ma oggi questo patrimonio ideale lo dobbiamo
recuperare riattualizzandolo, ovviamente. Visto anche il fallimento.
senza se e senza ma, del postcomunismo.
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