mercoledì 2 settembre 2009

LA TAVOLA DEI MAIALI
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di Federico Parea*

02/09/2009 - Ammettiamolo. L’attacco di Feltri al direttore dell’Avvenire un mezzo sorriso ce l’ha strappato. Il politicamente scorretto non ci ha mai urtato, moralisti e moralizzatori non ci affascinano, ben consapevoli che la rivoluzione si fa più dissacrando che esecrando. In fondo, poi, tra gli insegnamenti di Nenni, quello sui puri e più puri, è tra quelli che maggiormente descrive un approccio socialista alle cose della politica e, tutto sommato, della vita stessa. Tuttavia, chissà se più per noia o per nausea, il senso di questa ennesima polemica estiva sembra avvolgersi e avvolgerci in una nebbia tossica che se, da un lato, ci riempie i polmoni di frustrazione per l’irrimediabilità di un simile scenario, dall’altro, in questa occasione come forse non mai, sa evidenziare le metastasi più avvelenate del nostro sistema. È più che mai, quello di questi mesi, non più eccesso nel confronto politico, semplice esasperazione della dialettica di schieramenti o contrapposizione fuori controllo. Ciò che sta andando in onda in queste settimane, o, meglio, in stampa, è rappresentazione di un conflitto che ormai trascende tutto e tutti.. Mai come in questa occasione viene chiarito come il piano di questo sistema politico-istituzionale ma anche mediatico-industriale abbia definitivamente risolto ogni legame con la vita del Paese, dei suoi interessi e dei suoi bisogni, con in campo due tifoserie senza più squadre da sostenere, se non formalmente, ma non per questo meno cattive e violente. Anzi, proprio per questo, ancora più spietatamente rivolte alla affermazione di propri interessi privatissimi, che siano di famiglia, azienda o lobby. Il peggiore degli scontri, per altro, quello cioè giocato con le armi del ricatto, dei dossier a gettone, degli schedari a pagamento, delle agende ad orologeria. La regola del “io so che tu sai che io so” che ammalora tutto, dal diritto alla sanità, dalla giustizia al lavoro, dalla scuola all’ambiente, solo a patto che nulla cambi. Coltelli affilati e tinti nel veleno sotto il tavolo di una grande abbuffata di scempi, speculazioni e sciacallaggio di questo nostro Paese. Torna alla mente l’allegra tavolata protagonista della scena finale della Fattoria degli animali di Orwell, quando i maiali a capo della fattoria si trovano a discutere di affari con gli stessi uomini e “le creature di fuori guardavano dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due”, depravazione ultima della rivoluzione fallita e fotografia limpida dell’Italia della seconda repubblica. Ciascuno, per la propria storia personale o sensibilità, assegni liberamente i posti a tavola. Anche a fattori invertiti, se si pensa all’alternativa senza capire la discontinuità, il prodotto non cambia.

*Direzione nazionale PS

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