martedì 22 settembre 2009

UNA VOCE NELLA TEMPESTA

UNA VOCE NELLA TEMPESTA

Giovani & pace22/09/2009 - Sono un motociclista appassionato, amante della vita e dei motori, Riders da sempre, soprattutto quanto a stile di vita: rocker, pistaiolo, appassionato alla follia di musica, di lettura e di Dylan Dog, voce fuori dal coro, pazzo scatenato.... Sono laureando in Editoria e Giornalismo all'Università di Verona, collaboro con qualche giornale, cartaceo e online e come lavoro "vero", quello che mi da il pane e che nello stesso tempo mi appassiona, faccio il militare di carriera, paracadutista della Folgore, nella stessa caserma in cui è morto poche settimane fa Alessandro Di Lisio.... Sono uno dei vostri, insomma, ma anche uno di loro. Ho, come si suol dire, il piede in due scarpe. Questo mese avrei dovuto scrivere per Pass un articolo su L'Aquila, perchè sono tornato la settimana scorsa da quei posti meravigliosi: ho visto, ho capito, ho cercato per quanto potevo di aiutare, senza nessun compenso extra, facendomi inserire come volontario nelle liste per la partenza.... Come ebbe a dire una volta Churchill, le uniche cose che potevo dare, e che ho cercato di dare con tutto me stesso, sono state sangue, fatica, lacrime e sudore.


Dell'Abruzzo, di qui meravigliosi paesini tra i monti, della sua gente scarna e vera, parlerò in un altro luogo, in un altro momento.... Non avrei mai voluto scrivere un articolo sul mio lavoro, sui paracadutisti, sulla mia vita nell'esercito. Sono generalmente molto riservato su quest'aspetto della mia vita, preferisco parlare d'altro... Ma, ascoltando, leggendo alcuni discorsi di questi giorni, non potevo più tirarmi indietro. Come successe alla Fallaci, "la rabbia me l'ha suggerito, l'orgoglio me l'ha imposto".

In questi giorni drammatici per la Folgore, accanto alle parole di comprensione e di conforto dei molti, puntualmente arrivano le critiche di chi non sa, di chi parla senza conoscere. I giornalisti che vengono in missione con noi, che ci seguono fin dentro le tende, che si riempiono il naso, la gola, i polmoni di polvere e il cuore di speranza, che vedono cosa facciamo, perchè lo facciamo e con quanta passione, guarda caso hanno di noi un'opinione diversa. Magari qualcuno critica l'operato della politica, di chi decide quella strategia, ma tutti lodano il lavoro tecnico e umano di noi soldati sul campo. Un giornalista del corriere della sera, che era con noi in Libano nel 2007, scrisse al suo rientro un articolo bellissimo, scrisse che noi facevamo, veramente e sul campo, politica estera d'alto livello, quella che forse oggi tanti politici nelle stanze dei bottoni non sanno più fare. Ma è bastato ascoltare le parole in televisione di Gianfranco Paglia, Medaglia d'oro al Valor Militare in Somalia, Capitano della Folgore e Onorevole della Repubblica, per essere catapultati in un'altra dimensione. Parole dette proprio in quei palcoscenici in cui solitamente si consumano i teatrini della politica. Le sue parole pacate, appassionate, commosse, vere, ci hanno fatto volare alto, hanno fatto da contraltare ai soliti, chiassosi litigi dei politici di turno. D'altra parte è giusto che sia così, il regime democratico è bello per questo, ognuno vive di opinioni, non tutti possono conoscere le situazioni e i volti da vicino. Le cose che fanno più male, che si conficcano nel cuore come aghi infuocati non sono infatti le critiche, sono le cattiverie, scritte da persone che non conoscendo, non sapendo, si permettono di giudicare, di processare e di condannare l'operato di tutti i militari in generale e di quelli in missione in Afghanistan in particolare..... Puntualmente arriva il nullatenente mentale di turno che scrive sui muri "-6", esattamente come chi inneggiava a 10, 100, 1000 Nassiryia... peggio, qualcuno su qualche blog ci da degli assassini, qualche altro fa passare un'idea dei militari che si è fatto chissà dove e vedendo chissà quali film... Tale Elisa ci descrive come persone non molto intelligenti, scarsamente colti, a cui fanno il lavaggio del cervello durante il corso, insomma, dei burattini pronti ad un'obbedienza passiva e assoluta, gusci svuotati della dignità e riempiti con qualcos'altro..... Forse aveva ragione Pasolini quando dopo il massacro di Valle Giulia del 1970, pur essendo comunista e ribelle, ma intelligente e fuori dagli schemi, si schierò a favore dei poliziotti feriti, sostenendo che "loro sono i veri figli del popolo, i veri proletari, perchè vengono da famiglie povere, perchè fanno questo lavoro per sopravvivere, perchè non sono figli di papà, come voi, e non possono permettersi il lusso di protestare, di atteggiarsi a salvatori del mondo, di fare la bella vita alle spese di papà, con la falce e martello in salotto ed i quadri di Picasso in bagno".... Certo, oggi non è più così, fare questo mestiere, soprattutto farlo nella Folgore, è diventata una scelta di vita. Ma il fatto che sia una scelta di vita non ne sminuisce il valore, nè il coraggio che ci vuole per compierla, nè la drammaticità insita in questa scelta. E di sicuro non è neanche una scelta da guerrafondai. Sappiamo troppo quanto vale la vita per poter desiderare la guerra, per giocare alla guerra come in un videogame... Ma allora perchè lo fate, si chiederanno in molti..... perchè andate in missione? Forse per i soldi...... ma sapete quanto guadagnamo facendo i calcoli? considerando che siamo in servizio 24 ore su 24, il nostro guadagno non arriva a 10 euro l'ora. Le nostre vite valgono 10 euro l'ora? Voi rischiereste di morire ogni secondo che passa per 10 euro l'ora? E soprattutto facendo per sei mesi una vita da reclusi, a migliaia di km da casa, lontano da famiglia e amici, in condizioni alloggiative e di vita assolutamente precarie? Io no di sicuro, e come me, non lo farebbero molti altri miei colleghi.... Molti di noi partirebbero anche con lo stipendio di base, non è una frase buttata licosì, tanto per colpire. Non tutti, certo, ma molti si. L'esercito poi, essendo una grande organizzazione, non è che uno spaccato della società, ci trovi di tutto, come in ogni altra grande organizzazione, dal genio incompreso all'idiota totale. E' per questo motivo che parlare per categorie non è mai stata una grande prova d'intelligenza, specie da parte di chi si arroga il primato della ragione, della cultura, della bontà, della giustizia. Per chi crede di stare sicuramente dalla parte giusta, lasciando noi, poveri cristi, mentecatti, plagiati perchè non in grado di capire e di discernere, dalla parte sbagliata.

Magari per alcuni i soldi sono un fine, ma per molti altri sono solo un mezzo per giustificare la partenza, di certo non un fine. L'ho visto negli occhi lucidi dei miei amici, quando li ho salutati prima di partire. L'ho sentito nell'abbraccio dei miei compagni che ancora sono laggiù... Sapevano qual era il rischio, e tutto mi è stato immediatamente chiarissimo..... no, i soldi non c'entravano niente... Non si parte neanche per fare gli eroi, nessuno sceglie di fare l'eroe, la vera vita eroica è quella che siamo chiamati a vivere ogni giorno.... Si parte semplicemente per spirito di servizio, per senso del dovere, per senso dello stato e delle istituzioni. E' all'incirca la stessa risposta che diede Giovanni Falcone a chi gli chiedeva chi glielo facesse fare, perchè continuasse ostinatamente nel suo lavoro nonostante il rischio fosse altissimo e il risultato incerto. In molti ci accusano di combattere una guerra che non è nostra. Non è vero. Noi non combattiamo contro l'Afghanistan come stato, e per questo non siamo conquistatori, non combattiamo per conquistare un territorio.... combattiamo contro una frangia di estremisti, contro una minoranza che vuole imporre alla maggioranza la sua barbara legge. L'unica cosa che vogliamo veramente conquistare è la fiducia della gente, di quella povera gente che si ribella a questo stato di cose, stanca di vivere sotto l'oppressione di un un gruppo di signori della guerra che impongono la loro legge con la forza.... Non vorrei fare della retorica o usare frasi che si sono sentite fin troppe volte, ma che forse non sono mai state realmente capite fino in fondo..... Davvero. Noi in questo senso siamo dalla parte dei più deboli, cerchiamo di portare loro un aiuto concreto, costruiamo scuole, distribuiamo farmaci, cerchiamo di formare medici e forze di polizia.... E poi come sempre chi ci indica come soggetti occupanti, come oppressori, è in contraddizione con se stesso, dimentica la sua storia, la nostra storia. Dimentica che quando Che Guevara andò a combattere a Cuba, in Congo, in Bolivia, se valutato secondo la loro delirante logica sarebbe stato un occupante, perchè combatteva guerre che non gli appartenevano, visto che lui era argentino.... e invece no, gli appartenevano eccome, perchè il Che combatteva una guerra ideologica, per liberare interi popoli da una minoranza di oppressori. Il suo esercito andava ad appoggiare una grande maggioranza debole e costretta a tacere, contro una minoranza di dittatori che avevano imposto con la violenza le loro regole. Se ci si riflette un attimo, se si cerca di uscire dalla solita retorica, è la stessa guerra, mutatis mutandis, che l'Occidente combatte oggi in Afghanistan....

Io come militare, come uomo delle istituzioni, come uomo e basta, un sogno ce l'ho ancora. E' quello di un mondo in cui la guerra non debba più essere un mezzo per far rispettare il diritto dei più deboli alla sopravvivenza, di un mondo in cui se ne possa fare a meno.

Purtroppo fino a quando quel sogno non si realizza, come succede nella lotta alla criminalità in Italia, devo usare la forza per far rispettare la giustizia. Se due persone litigano ed io voglio separarle, devo essere più forte di loro, se no rischio non solo di non riuscire a separarle, ma anche di prenderle da tutti e due...

No, miei cari custodi del sapere, miei cari depositari dell'intelligenza e della bontà umana universale, non è il momento delle vostre lezioni di pace, no davvero. E' il momento, se non della condivisione, almeno del silenzio, della mediatazione, dello studio di una materia che non si conosce, del rispetto per chi ha perso i propri cari, i propri commilitoni, i propri amici. Anche perchè chi scaglia estintori contro le forze dell'ordine, chi distrugge vetrine, chi inneggia a 10, 100, 1000 Nassiriya, non so con che credibilità, con che faccia tosta possa arrogarsi il diritto di dare lezioni di pace.

Solo chi è stato laggiù, chi è caduto e si è sporcato nelle strade, chi è entrato nelle case, chi è vissuto negli occhi lucidi della gente e nello sguardo riconoscente di un bambino.... solo chi ha odiato la puzza soffocante delle strade e amato l'odore dei piccoli piaceri dimenticati non ha più bisogno di capire e di spiegare.... Solo chi è stato in quei luoghi, in qualsiasi veste, può parlare con cognizione di causa della pace. Solo chi ha vissuto l'orrore della guerra può comprenderne appieno il valore.

Con umiltà e senza nessuna pretesa di avere ragione, di avere chiuso qui il dibattito.

A.A.

Fonte - http://www.imgpress.it

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