NOI C'ERAVAMO, NOI CREDEVAMO, NOI LOTTIAMO.
di Carlo Felici
C'eravamo il 15 Ottobre dello scorso anno a sfidare i black blok e la
polizia che spezzava il corteo, per protestare contro le politiche che
consentono a pochi di essere sempre più ricchi e lasciano interi popoli
nell'abbandono e nell'indigenza, ci siamo stati anche quest'anno, ieri,
27 Ottobre, prima volta in cui l'Italia che non soggiace ai ricatti, che
mette al primo posto la necessità di tassare i più ricchi e garantire
ai più deboli un reddito di cittadinanza tale da impedire che la
disperazione da abbandono e da marginalità dilaghi nel suicidio di
massa, ha alzato finalmente la testa con dignità, per dire un basta
forte e chiaro.
Avremmo voluto essere ancora di più, avremmo voluto
marciare uniti ad un sindacato che invece di mandare in ordine sparso i
lavoratori in sciopero a farsi colpire da ulteriori tasse mascherate da
proteste di singole categorie, avrebbe già dovuto convocare uno sciopero
generale di proporzioni oceaniche. Ma tant'è, noi c'eravamo, noi
credevamo..
Oggi c'è in ballo la dignità e il futuro di un intero
popolo che ha di fronte un bivio: o seguire i ricatti dei mercati, i cui
arbitri non sono Zeus nell'Olimpo o la sua consorte Giunone, e nemmeno
il Dio senza nome dell'universo giudaico-cristiano, ma hanno precisi
nomi e cognomi di personaggi e istituti finanziari da rapina speculativa
globale, oppure, non come dicono certuni millantatori del nulla, certi
poveri e meschini scherani della meteorologia del capitalismo senza
regole e freni, rovesciare il tavolo, ma piuttosto rinegoziare
seriamente i vincoli con cui interi popoli sono tenuti con il cappio al
collo e si preferisce salvare le loro banche piuttosto che i servizi
vitali di cui i cittadini non possono fare a meno. Tenendo soprattutto
conto che, salvare gli stati con i loro servizi sociali, costa, tra
l'altro, anche meno che salvare gli istituti finanziari.
Oggi, in
Italia, con la piena complicità di un sistema mediatico che
sistematicamente manganella ogni possibilità di dissenso, impedendole
anche minimamente di apparire e di rialzare la testa, perché la
costringe alla nullità da mancanza di finanziamenti e di mezzi per
comparire, un apparato politico trasversale di complici della
millantatrice meteorologia del mercati, non fa altro che assicurarsi la
continuità dei propri privilegi, scaricando i costi della sua
inefficienza e della crIsi strutturale del sistema capitalistico sulla
gente, sul popolo, fino a costringerlo alla mancanza di libertà e di
democrazia, con la fiducia ad un governo di tecnici arroganti e
inefficienti, il cui compito è palesemente quello di scongiurare ogni
qualsiasi tipo di cambiamento.
Novanta anni fa entrava in scena una
dittatura rozza e violenta, oggi ne abbiamo una che predente di essere
raffinata e morbida, ma che, di fatto, ha azzerato sia la sovranità
popolare sia ogni tipo di dissenso.
Ieri, nonostante la furia
denigratoria dei nuovi dittatori della tecnocrazia grigia dell'Italia
contingente che vorrebbero far lavorare i servitori di uno Stato che
loro usano per incrementare i loro privilegi, di più, ma con stipendi
inferiori, esattamente come si fa con un servo, nonostante la protezione
indebita offerta ad un popolo, in pieno stile taglieggiatorio, con
tasse invereconde che si abbattono indiscriminatamente su tutto e su
tutti, anche sui beni essenziali ed indispensabili, come la casa di
abitazione, mentre i grandi patrimoni restano sempre intoccabili,
nonostante il silenzio acquiescente della pseudosinistra che si candida a
governare proseguendo la strada dell'imbambolamento delle masse dei
lavoratori con la litania dei sacrifici a senso unico, noi c'eravamo,
noi lottavamo.
Perché noi credevamo, noi crediamo e noi crederemo
che un'altra Italia e un altro mondo non solo sono possibili, ma anche
doverosi e necessari.
Purtroppo abbiamo constatato che anche certa
sinistra antagonista prosegue con degli slogan astratti che il popolo
non capisce e di conseguenza non segue, provate infatti a chiedere cosa
ne sa del fiscali compact il cittadino che chiude le saracinesche per
paura della devastazione o l'anziano che capita per caso per strada o lo
studente che ancora studia la storia delle date e delle grandi
battaglie, oppure la casalinga che deve solo far quadrare i conti in
famiglia.
Per questa gente gli slogan sui massimi sistemi del
capitalismo in crisi strutturale non funzionano più, e non per niente
questa gente o non vota o lo fa seguendo le suggestioni di un leader
populista e demagogo, ancor di più se sa divertire, da autentico
professionista del settore.
La sinistra che vuole riconquistare alla
causa del vero cambiamento, in nome della giustizia e della libertà
quel consenso miseramente desertificato nell'astensionismo o
nell'applauso che si mescola alla risata dissacratoria e sgangherata, ha
bisogno non di una narrazione, magari senza nemmeno il lieto fine, ma
con l'unico epilogo dell'imbroglio consociativo, ma di una seria e
convincente proposta politica alternativa che parta dalla tutela dei
beni e dei sevizi comuni, dalla necessità di far pagare chi non ha mani
pagato, e dalla garanzia che non ci sarà mai nessuno lasciato morire di
disperazione e di abbandono, tanto meno chi sta peggio ed è pure colpito
da una disabilità.
Le forze della sinistra non di matrice
strettamente comunista hanno una grande responsabilità nel portare
avanti questo compito, come per un dovere morale immancabile, per un
imperativo categorico della coscienza morale, prima ancora che politica,
così come hanno fatto da sempre quelle minoranze illuminate che hanno
seriamente e concretamente cambiato la storia di questo Paese, dal
Risorgimento alla Resistenza.
Per questo esse hanno il dovere di
emergere prima come soggetti politici autonomi sicuramente
riconoscibili, combattendo una battaglia di avanguardia con altre forze
politiche, contaminandole con un linguaggio ed una prassi nuova, e non
limitandosi alla mera lotta di retroguardia che resti confinata in un
associazionismo trasversale permanentemente relegato nell'apnea
dell'inazione politica da altri partiti, di piccole o grandi
proporzioni.
E' tempo di finirla con i perché rivolti ai tutori, è
tempo di assumersi la responsabilità di dare in prima persona delle
risposte, che implicano un impegno diretto sul campo anche a chi scende
concretamente a lottare, come chi si candida ad amministrare la
capitale ha fatto ieri, partecipando alla collegialità di una protesta
comune, in tutti i modi nascosta e scongiurata anche con false
previsioni meteorologiche, dai media servi dell'ideologia dominante.
Quella della ineluttabilità del presente come fenomeno naturale, come se
la speculazione e la corruzione fossero niente altro che terremoti o
tsunami o inondazioni, di fronte ai quali non ci restano che i sacchetti
di sabbia e i loro insabbiatori.
I Socialisti diventanti
grandi e adulti, e senza quindi né bavaglio e né tutore sono scesi in campo
ieri insieme al Nuovo Partito d'Azione, piccoli passi per due piccoli
gruppi politici, ma salti straordinari per l'umanità e la capacità
dell'Italia libera nuova di esserci e di testimoniare un'altra verità,
che dirada sia le nebbie di quella ideologica dei mass media dominanti,
sia quella sterilmente polemica ed autoreferenziale che non di rado si
dispiega nel web.
La verità di ieri non ha bisogno di narrazioni e
tanto meno di narratori, si narra da sola, con i fatti, abbiamo gridato a
chiare lettere che l'Italia non ha bisogno di papponi di stato che
facciano pagare il costo della sua prostituzione di massa ai più poveri e
disgraziati, riservando le migliori “prestazioni” ai più ricchi e
privilegiati.
Questo è il linguaggio che la gente capisce perché lo sente, lo soffre e lo sconta sulla propria pelle.
Siamo sicuri che in molti ci hanno intesi. Non è che un debutto, altri
scenari ci attendono per scelte e lotte sempre più concrete, decisive e
soprattutto unitarie.
La piccola sinistra laica degli antichi e
intramontabili valori etici prima ancora che politici, vuole sfidare
quella ideologicamente identitaria alla prove dei fatti e della
condivisione, lo fa senza spocchia ma semplicemente con la tenacia del
camminatore instancabile che vuole arrivare ad una meta importante e
condivisa.
Non ci fermeremo, continueremo, fino alla vittoria, sempre!
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