mercoledì 27 gennaio 2010
Il senso politico della vittoria di Vendola per i Socialisti.
Il senso politico della vittoria di Vendola per i Socialisti
di Giuseppe Giudicemartedì 26 gennaio 2010
Vendola: la vittoria dei cittadini e della politica fatta come si deve
Vendola: la vittoria dei cittadini e della politica fatta come si deve
di Anna Falcone**Donne Partito Socialista Italiano
domenica 24 gennaio 2010
PRIMARIE: PUGLIA; EUFORICO COM.VENDOLA,VITTORIA SCHIACCIANTE
venerdì 22 gennaio 2010
“Socialisti per la nascita di una nuova sinistra”
Colgo qui l’occasione per ringraziare i cari compagni Franco Bartolomei, Giorgio Pesce, Sergio Ferrari e Renzo Penna che in qualità di responsabili delle associazioni “socialismoesinistra” e “Labour-Riccardo Lombardi” sono i promotori di tale iniziativa che è assolutamente necessario sostenere per ridare voce alla speranza socialista.
La nascita del PD con il suo carattere decisamente moderato, connesso al suo rifiuto di aderire al socialismo europeo, segna da un lato il pieno fallimento della classe dirigente post-comunista che nel suo tenace rifiuto di far pienamente propria l’eredità migliore del socialismo italiano lo ha condotto alla liquidazione della sinistra italiana sugellata dall’abbraccio fatale con il centro postdemocristiano, dall’altro rimarca con forza l’esigenza di far rinascere una sinistra di ispirazione socialista, libertaria e popolare, interprete di un riformismo forte e radicale che punta a modificare strutturalmente l’attuale modello economico e sociale segnato drammaticamente dalla profonda crisi del capitalismo liberista.
Il nostro recupero della tradizione socialista è quindi nel segno di una riattualizzazione del socialismo riformatore di Lombardi, Santi e Brodolini (quello che realizzò le grandi riforme di struttura degli anni 60) per un progetto di società alternativo a quello delle varie destre (sia quella populista che quella tecnocratica – in parte presente quest’ultima anche nel C.S.) basato sulla centralità del valore sociale del lavoro, sui principi di giustizia sociale e su una programmazione democratica dello sviluppo che da un lato punti alla regolazione e controllo sociale del mercato, e dall’altro si faccia carico dei drammatici problemi della sostenibilità ecologica (aggravati dalle ferite imposte dalla globalizzazione liberista) verso un equilibrio alternativo nel rapporto tra produzione ed ambiente naturale. Una sinistra, inoltre che basi la sua identità sul nesso inscindibile tra diritti sociali e diritti di libertà individuali e collettivi.
E’ evidente che la nostra idea di socialismo democratico si pone in netta discontinuità rispetto alle derive liberiste, moderate e di destra che hanno caratterizzato parte delle socialdemocrazie europeee degli anni 90 e dei primi anni di questo secolo (e che ne hanno determinato la crisi). E si pone in netta discontinuità ed anzi con forti accenti critici rispetto alla esperienza dell’Ulivo che in pratica ha applicato nel nostro paese il modello liberista-Thatcheriano (sia pure con deboli correttivi) in condominio con la destra berlusconiana.
In definitiva credo che ci si debba riconoscere in quel movimento che è finalizzato a rifondare da sinistra il socialismo democratico europeo, un movimento che oggi interessa sia partiti interni al PSE (come i compagni francesi) che esterni (come la Linke di Lafontaine).
La via per far rinascere la sinistra, una sinistra che possa essere in grado di rappresentare potenzialmente vasti strati di società, è questa. Non è certo quella del moderatismo e della fuoriuscita da destra dalla socialdemocrazia (come il PD), né in una sinistra comunista identitaria e minoritaria, incapace di metabolizzare le dure lezioni della storia e che si caratterizza né più né meno come una federazione di Riserve Indiane, politicamente impotenti ed inutili.
La presa di Napolitano su Craxi rappresenta la fine di un’epoca. Tra di noi vi sono critici molto severi del craxismo. Ma la lettura dominante, nella II Repubblica, era quella di considerare Craxi ed il PSI degli anni 80 non come un fenomeno politico (da criticare o meno politicamente) ma quale fatto prevalentemente criminale. La conseguenza immediata di tale lettura, che è stata fondativa della II Repubblica, è la demonizzazione dei socialisti e della intera nostra tradizione politica, anche quella più lontana da Craxi. Per cui non solo Craxi, ma anche Lombardi, Nenni, Saragat, Basso, Santi e via discorrendo furono oggetto di una “damnatio memoriae”. Per cui la sinistra veniva unilateralmente identificata con quella comunista togliattiana e berlingueriana.
Di questa “damnatio memoriae” furono responsabili i post-democristiani che per rifarsi una verginità sostennero attivamente l’idea di Craxi come capro espiatorio. I post-comunisti non si opposero di certo. Anzi utilizzarono i post-dc ed i poteri forti per accreditarsi. La cancellazione della parola socialista provocò di fatto la fine di ogni cultura di sinistra tra i post-comunisti (il togliattismo era inservibile perché condannato dalla storia) ed ha aperto pienamente la strada l’egemonia di un liberismo di terza o quarta mano.
La presa di posizione di Napolitano fa crollare questo castello di sistematica deformazione della verità, in quanto relega Craxi al giudizio storico e libera di fatto la tradizione socialista dalla maledizione.
Ma tale “ricollocazione” di Craxi non significa affatto che si possa riabilitare il craxismo sia come modo degenerato di gestire il partito ed il potere (del resto lo stesso Craxi ha fatto una dura autocritica su questo punto) sia come neo-ideologia apologetica della modernizzazione (che appartiene a Martelli ed Amato non a Craxi ) che ha rappresentato una chiara fuoriuscita dal socialismo. Del resto il craxismo (comunque lo si voglia giudicare) è fenomeno prodotto da una fase storica precisa non riproducibile. E lontana. Il socialismo democratico di oggi si presenta quale alternativa al modello di modernizzazione imposto dalla globalizzazione liberista e dei suoi valori. Per una idea alternativa di modernità intesa quale civilizzazione democratica, giustizia sociale emancipazione del lavoro e centralità della libertà e dignità di ogni persona.
Il socialismo di Riccardo Lombardi, Olof Palme ed Oskar Lafontaine!
PEPPE GIUDICE
domenica 17 gennaio 2010
ANPI - Festa del Parco della Resistenza.
sabato 16 gennaio 2010
Socialismo, Craxismo e Modernità
venerdì 15 gennaio 2010
"Che" Craxi? - di Carolus Felix
E’ un lavoro lungo, difficile, paziente, di quelli che talvolta richiedono l’impegno e il sacrificio di una vita. Ma non meno necessario, non meno importante, non meno esaltante.
IL SOCIALISMO PORTA NEL SUO GREMBO IL DESTINO DELLA SINISTRA
Cari Compagni, sappiate che i più resistenti a mollare l’osso nella lotta politica sono i vincitori abusivi e gli usurpatori di Palazzo. La competizione sarà dura, ma lavorate per educare una nuova generazione alle lotte impari e disperate che i socialisti seppero sostenere per dare all’Italia un secolo di civiltà.
Buon lavoro, Fraterni saluti
giovedì 14 gennaio 2010
Convocazione, Straordinaria ed Urgente, DELLA DIREZIONE REGIONALE MARCHE DEL PSI
DELLA DIREZIONE REGIONALE MARCHE DEL PSI
- Ai componenti Effettivi, Supplenti e di Diritto del Direttivo Regionale PSI;
- Ai Responsabili territoriali ed ai Segretari di Sezione PSI;
P.C. - Al Segretario Nazionale PSI On. Riccardo Nencini
E' convocata la DIREZIONE REGIONALE PSI per Domenica 17 Gennaio, alle ore 9.15, presso l'Ostello della Gioventù di Loreto con il seguente O.d.G.:
1) Relazione del Segretario Regionale PSI;
2) Campagna Tesseramento PSI;
3) Decisione definitiva su presentazione, alle Regionali, di una Lista Socialista o su eventuali accordi per un cartello elettorale.
Certo che comprenderete L'ESTREMA IMPORTANZA DELLA DECISIONE DA ASSUMERE, vi attendo puntuali e vi invio i più fraterni saluti socialisti.
Ancona, li 13 Gennaio 2010
(Segretario PSI Regione Marche)
mercoledì 13 gennaio 2010
IL LUNGO DECLINO DEL PARTITO SOCIALISTA ED IL NOSTRO PROGETTO DI RINASCITA
Il Congresso Socialista del 1976 decretò l’Alternativa di Sinistra ed elesse Segretario Francesco De Martino. Mi piace ricordare che Francesco De Martino è stato non solo il mio maestro di vita e di politica ma anche il mio professore di Storia del Diritto Romano all’Università di Napoli, e rimane nel mio cuore e nella mia mente il ricordo affettuoso di un grande socialista ed anche di un grande Uomo di una eccezionale sensibilità umana e di una moralità intransigente.
Poi, con un colpo di mano, ci fu il Midas e l’avvento di Bettino Craxi alla guida del Partito. Molti militanti socialisti, soprattutto giovani, non approvarono né il metodo né la sostanza politica di quella scelta. (la Direzione del Partito fu occupata per parecchi giorni), perché si riteneva che quella scelta avrebbe portato il Partito verso posizioni moderate e socialdemocratiche (allora la polemica con i socialdemocratici era ancora viva e dolorosa). Al congresso del 1978 queste posizioni furono sostenute da una piccola minoranza di compagni con la famosa mozione 4 di Achilli, Leon, Amendola, Codignola ed altri, che si era separata dalla Sinistra lombardiana a seguito dell’accordo di quest’ultima con Craxi per il governo del Partito. I rappresentanti dei Lombardiani che trattarono l’accordo con Craxi erano Signorile (che fu eletto vicesegretario), Cicchetto e De Michelis. Bisogna riconoscere che Lombardi non assunse mai una posizione benevola nei confronti della politica di Craxi, ma preferì isolarsi in una testimonianza sterile, anche se piena di importanti intuizioni politiche, piuttosto che rompere con i suoi più stretti collaboratori che, per sete di potere ed ambizione politica, avevano tradito il suo messaggio politico e morale.
Al congresso di Palermo del 1980 la mozione 4 fu pesantemente battuta e sostanzialmente cancellata come componente politica.
All’interno del Partito oramai non esisteva più una vera opposizione politica e i pochi oppositori sopravvivevano isolati ed impossibilitati ad organizzarsi. Ciò che accadde dopo è ancora vivo nel ricordo dei Socialisti, La presidenza della Repubblica a Sandro Pertini, il Governo Craxi, Tangentopoli e la fine del PSI.
Molti compagni che avevano dato vita a quella mozione, anche se oramai non più organizzati in componente, continuarono a conservare una posizione di opposizione alla politica di Craxi pur apprezzando alcune scelte su eventi specifici, come Sigonella, l’impegno per liberare Aldo Moro in forte contrasto con i vertici della DC, le scelte sui diritti civili, il contributo alle lotte di liberazione in vari paesi del Mondo (Palestina, Sud America) mentre motivo di forte disaccordo fu il Referendum sulla scala mobile, in netto contrasto con la difesa del tenore di vita dei lavoratori, che è poi stato l’inizio di un processo che ha portato alla flessibilità e poi alla precarietà. Questa scelta fu considerata un tradimento nei confronti della classe sociale che avevamo il dovere, come socialisti, per la nostra storia e per i nostri valori, di difendere fino in fondo.
E d’altra parte i risultati concreti del governo Craxi si rivelarono alla fine molto scarsi sia sul piano economico che su quello delle riforme, tra cui anche quella istituzionale (la Grande Riforma), che fu costretta a rimanere, per l’avversione degli alleati di Governo, a livello di innocua formulazione propagandistica. Il periodo della Presidenza Craxi perciò non può considerarsi continuatore del riformismo del primo centro-sinistra, nel quale i Socialisti riuscirono ad imporre ai propri alleati le più importanti riforme della storia della Democrazia italiana.
Ma quello fu il periodo in cui il sistema del finanziamento occulto ai partiti tramite le tangenti divenne una regola codificata tra le forze politiche e lo strumento attraverso il quale fu possibile consentire anche l’arricchimento personale della classe politica. I politici che erano rimasti fedeli al principio che l’onestà deve essere la prima virtù di un politico venivano giudicati incapaci ed inutili per gli interessi del Partito e venivano perciò immancabilmente accantonati. Questo fu, per molti socialisti, il crollo di tanti ideali per i quali ci si era battuti per anni, spesso con sacrifici personali e pagando prezzi altissimi alla coerenza con i propri valori e le proprie idee.
La magistratura ha fatto il suo dovere. Il fenomeno andava combattuto in tutti i modi e i processi che hanno portato alla condanna di importanti personaggi della politica sono stati giusti. Si salvò allora il PCI, ma non perché i giudici non vollero toccarlo, ma perché il suo sistema di gestire questo fenomeno era regolato all’interno del Partito con la massima disciplina e con la massima cautela, e comunque non consentiva ai singoli dirigenti di approfittarne. Ciò non esime il PCI dalla condanna morale che pure deve coinvolgerlo.
Comunque la Magistratura non è riuscita ad estirpare il fenomeno e nella così detta seconda Repubblica la corruzione, il voto di scambio, l’arrivismo, l’uso distorto del potere ai fini del tornaconto economico, sono gli strumenti normali per la gestione di una carriera politica. A questo si aggiunge la qualità media della classe politica che oggi è al livello più basso nella storia della nostra Democrazia. E’ evidente che i nuovi sistemi elettorali e i metodi di formazione delle classi politiche anche all’interno dei Partiti hanno determinato il verificarsi di questo fenomeno, si pensi solo al fatto che i deputati non vengono più eletti dal popolo ma nominati dai Partiti e quindi quasi sempre in base al grado di fedeltà al Capo e all’utilità politica per lo stesso.
Ora si pensa alla modifica della Carta costituzionale per adeguarla ai nuovi tempi. Il mio timore è che qualsiasi modifica costituzionale, decisa in questo particolare momento politico, rischia di accentuare il processo di degrado della nostra democrazia e la disponibilità del Partito Democratico ad essere coinvolto in questa operazione è un errore che potrebbe portare gravi conseguenze agli equilibri democratici del nostro Paese.
Il crollo del PSI fu inevitabile, determinato anche dall’incapacità dei dirigenti di affrontare la situazione con il coraggio di riconoscere i propri errori e affrontarne le conseguenze.
Scaricare tutte le responsabilità sulla magistratura a servizio di qualche Partito non solo fu sbagliato, perché non era vero, ma non fu utile alla sopravvivenza del PSI.
Poi nacque il “SI” e la base del Partito, sempre pronta ad affrontare con ottimismo le nuove situazioni, coltivò la speranza che la nuova classe dirigente fosse in grado, nell’umiltà e nel riconoscimento degli errori commessi, di riprendere la ricostruzione del Partito Socialista partendo dai valori originari, dalla storia antica, accantonando definitivamente l’esperienza craxiana, tornando cioè al ruolo che i socialisti dovevano avere nella società italiana, un partito moderno e riformista, ma legato alle classi che erano state la sua forza originaria, dimenticando per sempre i nani e le ballerine di craxiana memoria.
Non fu così, il gruppo dirigente intorno a Boselli si pose come unico obiettivo quello della sopravvivenza, stringendo alleanze elettorali con chiunque si dimostrasse disponibile, diventando sempre più moderato e passando da sconfitta a sconfitta, senza un progetto politico, sperando di volta in volta di eleggere qualche deputato o qualche consigliere regionale o qualche assessore comunale esclusivamente per recuperare i mezzi economici per la sopravvivenza. E quanti di questi eletti utilizzavano il Partito per incassare la poltrona per poi traghettare verso altre formazioni politiche più vantaggiose.
Poi arrivò la grande speranza della Costituente socialista, molti che si erano allontanati dal Partito si riavvicinarono convinti che questo poteva essere il momento giusto per un grande rilancio delle idee socialiste. Si avvicinarono al Partito anche uomini e donne importanti provenienti da altre formazioni della sinistra, insomma l’entusiasmo era alle stelle e si percepiva la sensazione che si stesse preparando la nuova stagione del Socialismo.
Anche questa occasione è stata sciupata, l’esigenza del gruppo dirigente di non avere ingerenze estranee nella guida del Partito e la nomina di Nencini alla segreteria, espressione di quel gruppo dirigente, ha determinato l’allontanamento di tutti coloro che avevano riposto le proprie speranze nella Costituente. Anche molti vecchi compagni socialisti si sono allontanati dal Partito negli ultimi tempi. Anche la scelta di costituire liste elettorali sotto il simbolo di Sinistra e Libertà, mentre fu vissuto da molti compagni come presupposto di un nuovo corso politico, dal gruppo dirigente fu utilizzata soltanto a fini elettorali e di eventuale sopravvivenza. Infatti il Partito socialista ha abbandonato il progetto appena se ne è presentata l’occasione, anche grazie ad alcuni errori dei dirigenti degli altri gruppi aderenti a Sinistra e Libertà.
La linea politica del Partito diventa sempre più moderata e sempre più lontana dalla storia e dalla tradizione socialista. Appare sempre più evidente il percorso di avvicinamento al Partito Democratico e la volontà di raggiungere accordi politici ed elettorali con l’UDC di Ferdinando Casini, Partito che sta ponendo in essere una politica spregiudicata scegliendo di volta in volta le alleanze più convenienti. A me sembra una politica disonesta e mirante solo alla conquista di posizioni di potere. Ricorda tanto quella dei due forni di Andreottiana memoria, ma erano altri tempi.
Ora per i Socialisti che continuano a credere nei valori autentici del Socialismo, che non condividono la linea moderata ed opportunista dell’attuale dirigenza basata sull’esclusivo principio della sopravvivenza a tutti i costi, che ritengono che la riaffermazione delle idee e dei valori socialisti passa per la creazioni di una nuova forza politica che veda la convergenza di tutti coloro che a queste idee ed a questo valori credono, indipendentemente dalla loro provenienza politica, e dalla loro collocazione passata (quanti autentici socialisti militano attualmente in altre formazioni di sinistra!) si apre una stagione di grande impegno e di un lavoro intenso per costruire le condizioni politiche ed organizzative per ridare ai Socialisti il ruolo che storicamente spetta loro nella Società italiana.
*Vice segretario del Partito Socialista del Lazio.
Effetto Bonino, la Binetti lascia i Democratici
Paola Binetti |
"La Bonino e questo gesto del Partito Democratico di sostenerla rappresentano davvero la maggioranza del Pd o sono semplicemente una specie di bengala che è stato fatto esplodere in una notte buia? E al contrario il partito si aspetta atteggiamenti, scelte e culture diversi? Nel Partito Democratico c'è una forte componente cattolica che non si riconosce affatto in questa scelta. Questa cultura non solo è minoritaria ma irrilevante e quindi si può tranquillamente cancellare?Se scopro che questa cultura nel Pd è davvero irrilevante, perché ciò che è dominante è la cultura radicale, allora non c'è un'alternativa".
Un lieve malore in aula al Senato ha costretto Emma Bonino a lasciare lo scranno della Presidenza per recarsi in infermeria. Emma Bonino è rimasta in infermeria per circa un quarto d'ora. Il medico ha escluso ogni tipo di complicazione: è stato un semplice abbassamento di pressione. |
martedì 12 gennaio 2010
CRAXI PAGO' SCELTE CORAGGIOSE IN POLITICA ESTERA
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