sabato 30 giugno 2012

In "Diversamente ricchi", a cura di Carlo Patrignani, si riflette sull'attualità di Riccardo Lombardi

Dopo la grande attenzione riservata al suo "Lombardi e il fenicottero" (L'Asino d'Oro), Carlo Patrignani cura il volume "Diversamente ricchi - Via d'uscita da un modello di società creato dal neocapitalismo finanziario", in uscita per Castelvecchi. Che raccoglie, tra gli altri, i contributi di Guglielmo Epifani e Stefano Fassina...

Quando 45 anni fa Riccardo Lombardi parlava di «una società più ricca perché diversamente ricca» erano molti a sostenere si trattasse di una idea utopica. Quelle stesse parole oggi – alla luce della grave crisi finanziaria che ha investito buona parte del pianeta – diventano, grazie al naturale sviluppo nella distinzione mai fatta dalla Sinistra tra bisogni ed esigenze umane, il progetto culturale per un modello di società diverso. Diverso da quello che fino alla vittoria di François Hollande i vertici dei più importanti Paesi europei ritenevano, al contrario, l’unico modello possibile. Quella di Lombardi rimane la proposta più originale, lungimirante e laica nella storia della Sinistra italiana, tanto da essere l’unica sopravvissuta al crollo del comunismo e alla crisi d’identità della socialdemocrazia. Il paradigma di una società più ricca perché diversamente ricca trae la sua forza dalla sottesa impalcatura teorica: l’incompatibilità del «suo» socialismo eretico con il capitalismo – divenuto troppo costoso per l’umanità intera e perciò da riformare radicalmente – e con il neoliberismo, dal momento che entrambi prescindono dalla società e dalle persone. In questo libro, che si avvale del contributo di illustri economisti, politici, sindacalisti e di originali pensatori italiani e internazionali, l’idea di Lombardi viene ripresa e messa a confronto con lo scenario economico dominato dalla finanza che condiziona le scelte dei governi. Dove un ristrettissimo nucleo di banche d’investimento – tra le quali Goldman Sachs, Morgan Stanley, Merrill Lynch – e altrettanto poche compagnie d’assicurazione e finanziarie decidono sul destino delle Borse e sulla vita delle singole persone.

giovedì 28 giugno 2012

120 anni dopo: un Socialismo nella vita e non nella morte !

di Carlo Felici
Care compagne e cari compagni,
purtroppo l'anniversario della fondazione del Partito Socialista Italiano, oggi, ci porta a vestirci di nero.
Più che una celebrazione, infatti, questo sembra un funerale. Ma può darsi che il nero, che in questo caso non vogliamo sia del tutto funereo, si tinga ancora di rosso e, con esso, noi tutti si possa riscoprire uno spirito anarchico e libertario che fu proprio quello che, con Andrea Costa prima e con Filippo Turati poi, portò proprio alla nascita del primo ed unico Partito Socialista Italiano.
Per chi non lo sapesse, anche allora c'era un Partito Democratico che lo stesso Turati definiva “amalgama” proprio negli anni della fondazione del PSI. Ad esso Turati nel 1895 rivolse queste parole: “Che a questa amalgama poco stia a cuore la libertà politica della masse, non contestiamo. Intanto costretto a lottare contro un regime di privilegio, esso dovrà pur lottare per la libertà. Ch'esso sia povero d'anima, propendiamo a crederlo: toccherà a noi fors'anco di prestargliene una provvisoria. Un partito non agisce solo per quel ch'esso vale, ma per quello che valgono i partiti coi quali ha a che fare”
Ebbene, non vi sembra che tali parole si potrebbero riprendere alla lettera ed applicarle oggi senza tema di essere smentiti?
Anche allora si era nel pieno di una ondata reazionaria che portò alla fine alle cannonate contro i lavoratori e alla decorazione del generale che mise in atto tale eccidio.
Oggi non abbiamo le cannonate, ma il massacro sociale, la privazione dei diritti dei lavoratori, una tassazione iniqua e a senso unico, e il permanere di privilegi reazionari non condivisi da tutto un mondo civile e democratico, basti solo paragonare i compensi dei nostri parlamentari con quelli di altri paesi europei o quello del nostro Presidente della Repubblica con quello del Presidente degli USA o persino della Regina d'Inghilterra.
Questi privilegi vengono continuamente fatti pagare al popolo e non accennano minimamente a diminuire, aumentano invece a dismisura i sacrifici per le classi più deboli e popolari.
L' “amalgama” di oggi ha deciso di sottrarsi al confronto elettorale immediatamente dopo la caduta del governo Berlusconi, adducendo come motivo, la necessità di una nuova legge elettorale che avrebbe dovuto avere priorità assoluta per restituire, come è giusto in ogni democrazia, la parola al popolo, ma è stato varato di tutto tranne ciò, e dubitiamo fortemente che una nuova legge elettorale ci sarà, a questo punto.
Il maggiore sostenitore del governo Monti e delle sue politiche nettamente antisociali e antisocialiste, è l'UDC e noi troviamo oggi scritto sul sito del PSI, ad opera del suo segretario: "Ad oggi l'alleanza e' fra Pd, Psi e Udc. Questo è lo schieramento che vince".
Ebbene, compagni, questo connubio e questo “aforisma” segnano l'epitaffio funebre della storia del Partito Socialista Italiano, perché lo seppelliscono dentro una fossa i cui becchini sono coloro che non hanno mai accettato in Italia l'esistenza di un grande partito del Socialismo Europeo.
Saremo dunque noi coloro che si lasceranno seppellire con tali preci?
O forse insorgeremo nel nome dei nostri ideali di sempre, quelli che portarono Brodolini e Giugni ad inaugurare quella stagione dei diritti e della civiltà del lavoro che, anche con Craxi, fece diventare l'Italia una delle più grandi potenze industriali del mondo?
Insorgiamo, compagni, l'ora della riscossa è arrivata e non aspetterà né pavidi né traditori.
Usciamo dalla fossa, pronti a risorgere con le nostre bandiere rosse di sempre!
Ce lo chiede l'Italia, ci invoca quell'Europa dei popoli che, pur essendo calpestata e vilipesa, non rinuncia alla sua primavera e combatte contro l'assolutismo monetaristico.
Noi possiamo, noi vogliamo, noi dobbiamo testimoniare che il Socialismo Italiano esiste e sta ancora dalla parte dei lavoratori, degli studenti, dei precari, dei pensionati, dei cassintegrati, degli esodati, di quel popolo massacrato e costretto ad impiccarsi per la disperazione da questo governo infame!
Volete davvero voi, compagni, seguire scodinzolando chi vi porta nelle fauci dei sostenitori a spada tratta di questa macelleria sociale?
No, cari compagni, noi che abbiamo ancora nel cuore l'anelito di Costa, di Turati e di Labriola noi, no, non li seguiremo.
Noi risponderemo con le parole di Turati al Congresso socialista di Bologna del 1904:
“L'importante è di salvare l'avvenire, voi il vostro, noi il nostro.
Al proletariato di decidere fra noi, quando ci vedrà tutti fedeli alla nostra esperienza e ai nostri ideali.
Così è ancor possibile un partito, un'unità del partito nella vita, non nella morte, come volete voi”

Viva il Socialismo Italiano !

lunedì 25 giugno 2012

Lettera aperta al Compagno Nencini segretario del Partito Socialista Italiano.

di Franco Bartolomei

Caro Segretario,

Lo stato dei rapporti interni tra di noi ha subito una preoccupante involuzione in conseguenza delle violazioni dello Statuto compiute dal Responsabile della Comunicazione nei confronti di tutti i compagni che hanno espresso esplicite critiche alla linea politica assunta dal partito, assolutamente non giustificabili in nome del consenso maggioritario manifestato dalla direzione nazionale sul documento presentato dalla Segreteria con il solitario dissenso del sottoscritto.

Queste continue forzature della libera espressione del confronto tra gli iscritti , ancor più gravi se legittimate dal tuo consenso, compiute in un Partito in cui la comunicazione telematica rappresenta il momento più consistente della veicolazione del dibattito interno e lo strumento principale della costruzione del consenso nei territori, pongono in discussione la stessa convivenza unitaria di tutte le anime del partito all’interno delle regole di comportamento collettive definite dallo statuto.

Risulta evidente che, il diritto di tutti gli iscritti a manifestare liberamente il proprio pensiero in tutte le sedi di confronto e di comunicazione, come riconosciuto dagli articoli fondamentali dello statuto, avrebbe sicuramente trovato, qualora avessimo voluto, una immediata ed adeguata tutela nelle sedi opportune.

Abbiamo invece scelto, fin dall’inizio, di non contrastare legalmente tale comportamento lesivo del diritto al dissenso, e, da ultimo, neppure la recente diffida legale a chiudere uno spazio di discussione telematica aperto a tutti, solamente per un elementare senso di responsabilità di partito, nella convinzione che il profondo dissenso sugli indirizzi politici esistente tra noi non possa e non debba essere risolto in via legale, bensì attraverso un regolare e libero Congresso Nazionale che sottoponga ad una verifica collettiva le scelte e le alleanze che il Partito decidera' di adottare alle prossime elezioni politiche.

Del resto il nostro senso di responsabilità è lo stesso che abbiamo già manifestato al congresso di Perugia, quando decidemmo di non ricorrere, come avremmo potuto fare con pieno diritto, ad una possibile tutela giudiziale per chiedere la verifica delle iscrizioni di tutti i componenti del CN uscente , al fine di definire il numero reale di firme necessarie alla presentazione del nostro documento alternativo.

In ogni caso, una controversia sull’uso del nome del partito che avrebbe potuto derivare dalla diffida inviata dalla segreteria , a cui si e' ritenuto giusto uniformarsi per evitare la deflagrazione dei rapporti interni nel partito , a prescindere dall’esistenza di possibili ragioni giuridiche nella rivendicazione di una esclusiva nell'uso ufficiale del nome , e dalle contemporanee infondate accuse in essa contenute relative ad atteggiamenti diffamatori verso il partito assuti "in rete" dai compagni illegittimamente esclusi dai comuni spazi di comunicazione direttamente gestiti dal Partito, non avrebbe risolto le alterazioni della normale espressione della dialettica interna che il partito ha subito dopo Fiuggi .

Tale stato di cose è iniziato dalla mancata convocazione di un Consiglio Nazionale, come stabilito nella segreteria riunitasi a Lecce, per discutere la linea politica, e sottoporre alla valutazione dei compagni il documento alternativo sottoscritto da più di quaranta componenti l’Assemblea, fino a giungere alla recente decisione di non convocare secondo i termini previsti dallo Statuto il Congresso Nazionale.

Emerge netta da questo quadro la volontà di non voler giungere ad un libero confronto tra le diverse posizioni esistenti, o in un consiglio Nazionale regolarmente convocato, o in un Congresso Nazionale a mozioni.

Questa volontà, ormai esplicita, nasce evidentemente da una scelta del gruppo dirigente del PSI, per noi inaccettabile, di riservare a se stesso un mandato, libero da vincoli e controlli di merito politico, per realizzare le concrete soluzioni elettorali da adottare nella prossima primavera, che evidentemente sconta la possibilità di intraprendere, in nome di un assai prevedibile stato di necessità, soluzioni politiche che possano prevedere la non presentazioni del simbolo del PSI con la confluenza in liste altrui ,o in liste civiche di fiancheggiamento gestite ed orientate politicamente dal PD.

La pretesa di assumere un mandato in bianco, avviene quindi in un quadro di scelte che vede il PD come esclusivo asse di riferimento politico dei socialisti, e quale completamento finale di una conduzione politica del partito che ha sistematicamente eluso o delegittimato ogni possibile alternativa , a sinistra , a questo schema di alleanza.

Il significato logico delle conclusioni del documento approvato dalla maggioranza della direzione nazionale, e la naturale evoluzione di un sistema politico che viaggia verso inevitabili processi di semplificazione delle rappresentanze, rischiano seriamente di portarci a questo esito, che segnerebbe la fine della storia del Socialismo italiano, non essendo piu' possibile ipotizzare ,nel futuro quadro del nuovo sistema politico in via di definizione , una forza autonoma che non ottenga i propri eletti in Parlamento sotto le proprie insegne, o attraverso alleanze paritarie con altre autonome forze in liste unitarie in cui l'identita' Socialista venga comunque salvaguardata .

Mi appare assolutamente evidente che la accettazione del modello di rapporto proposto dal gruppo dirigente del Partito Democratico non ci consente di realizzare queste condizioni essenziali allo svolgimento del nostro ruolo politico.

Per queste ragioni , chiedo la convocazione di un Consiglio Nazionale ,come deciso comunemente a Lecce, quale momento di conclusione del dibattito politico avviato in Direzione Nazionale, e quale momento istituzionale a cui è affidato il compito di convocare un Congresso Nazionale, ormai divenuto ineludibile, da tenere entro l'anno .

Chiedo inoltre , quale atto necessario a ricostruire la corretta e libera espressione del dibattito tra tutti i compagni ,secondo le regole sancite dallo statuto del Partito Socialista Italiano, la cessazione immediata di qualsiasi forma di esclusione nei confronti di iscritti al partito dall'accesso alle linee di dibattito comune, ufficialmente gestite dal Partito nella "rete".

Franco Bartolomei – Componente della Segreteria Nazionale del Partito Socialista Italiano

sabato 16 giugno 2012

Un'altra Storia.... (Padova 15.06.12)

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di Alvise Ferialdi

Quella vissuta ieri pomeriggio a Padova ha tutti i contorni di una storia nuova. Lo è sicuramente nei modi, alcuni compagni hanno deciso di mettere in atto un'idea ri-occuapndo uno spazio pubblico riempito di buona Politica senza frasi urlate o slogan. Una Politica che parla di prospettiva in cui si è cercato di fare proprie le istanze venute dalla Primavera Socialista Europea, che però appare ancora troppo lontana. Si è scelto di usare il cerchio (senza girotondare) quale forma per attuare la massima democrazia dove il semplice militante o cittadino si sono ritrovatia l'un l'altro a fianco sconfiggendo per un attimo lo schema obsoleto della divisione tra palco-platea. Si è parlato della Grande Crisi, una parola rievocata come un spettro in tutti gli interventi e alla quale nessuno, dal Governo ai partiti che lo sostengono, sa dare risposta. Un Governo non certo Socialista che segue pedissequamente la "visione neoliberista" in cui per salvare le banche si sta decidendo di uccidere il cittadino, sovracaricandolo di tasse e di colpe da lui mai commesse (Alessandro Zan). Si è parlato di temi europei da lanciare (un Nuovo Statuto dei Lavoratori Europeo - Anna Falcone) ed altri da importare (la crescita di Hollande). Si è parlato di possibili alleanze per il 2013 ma con la convinzione che il tempo residuo sia troppo limitato per costruire una nuova formazione politica, con un Pd tutto chiuso su se stesso ed incapace di instaurare nuovi dibattiti e una SeL in trambusto sulla decisone del suo Generale Vendola che rischia di trovarsi un esercito che di colpo potrebbe lasciarso solo nell'avventura primarie. E si è parlato di un PSI che sebbene marchiato Made in Europe (PSE), sta attuando una politica rinunciataria e di subalternità nei confronti del Partito Democratico. Si è parlato pure della Fed della Sinistra "attraente compagna" di un possibile percorso ma troppo vincolata al momento a processi interni di divisione in guelfi (pdci) e ghibellini (rifondazione) (Franco Bartolomei). Padova è stata però anche la storia delle "nuove generazioni", quelle che pur non avendo vissuto le ideologie ne sentono la mancanza come se queste rappresentassero per loro la guida valoriale di un padre o di una madre (Silvia Romanò). E' stato ancora il momento del pragmatismo vissuto con gli occhi del grillismo, alle teorizzazioni, alle discussioni di scala nazionale si deve scendere fino a toccare il cittadino nel suo interesse ed è il territorio, il comune, la municipalità e soprattutto il Partito nella sua forma più originale e vergine che devono dare queste risposte (la Politica del Fare - Maurizio Ebano). La partecipazione non si ferma solo al grande movimento di opinione, ma la partecipazione oggi significa dare a tutti gli stessi strumenti democratici per contare davvero e bloccare o promuovere la buona Politica nella propria città. L'esempio di Padova speriamo diventi quindi un primo segnale di ritorno nelle piazze, nelle strade e nei campi per tornare con la gente, vicino la gente e con la gente. Per far questo però serve implementare il network Socialista.

sabato 9 giugno 2012

Le ragioni di un Congresso Nazionale...

di Franco Bartolomei
    • Cari Compagni,

    • Penso che i Socialisti debbano essere contrari ad un accordo con il PD anche se Vendola aderisse alla proposta di Bersani di una coalizione elettorale limitata al PD a SeL e ad una lista civica nazionale di appoggio .

      Questa soluzione sarebbe la morte della sinistra italiana ,perche' segnerebbe la fine di ogni possibilita' di ricostruirla attorno alla riaffermazione di una sua nuova ,e finalmente maggioritaria , identita' Socialista.

      Un esito politico del genere ricalca purtroppo quello a cui si rassegna la maggioranza del partito nel documento della Direzione Nazionale contro cui ho votato.

      Infatti a Bersani non si risponde rilanciando una proposta di programma finalizzata a ricostruire una soggettivita' politica Socialista , ma si annuncia di voler essere parte di primarie congegnate sullo schema di un neo-ulivo troncato a sinistra ed aperto al centro.

      Sono quindi favorevola ad un accordo con PD e SEL solo se avviene attorno alla costruzione di un grande soggetto politico chiaramente identificato come Socialista .

      Altrimenti se dobbiamo aderire ad una formula elettorale ,come quella che mostra di proporre Bersani , per continuare nella distruzione della identita' e della autonomia culturale della sinistra italiana , in pura continuita' con la Seconda repubblica , preferisco di gran lunga per un accordo difensivo a sinistra del PD tra le forze che ancora vogliono richiamarsi alle identita' storiche della sinistra italiana .In particolare ,in questo caso , tra noi Socialisti , SEL e FED.

  • Appare ormai evidente che Bersani lavora esclusivamente al completamento del progetto Partito Democratico come contenitore moderato della maggior parte del centro-sinistra, utile ad una politica di gestione dello stato e dei rapporti sociali esistenti ben lontana da ogni progetto di alternativa di modelloIn questo senso cerca di realizzare bene lo stesso disegno non riuscito a Weltroni , continuando nell' interpretazione fedele delle linee di indirizzo generale che muovono il sistema politico dopo la fine della prima repubblica .
  • Si tratta a ben vedere di una linea nettamente contrastante, nella diversa qualita' dei suoi obiettivi ,da quella che noi vogliamo affermare della costruzione in italia di una nuova grande forza Socialista ,capace di rendere la sinistra italiana protagonista di un progetto di trasformazione democratica degli assetti economici e sociali in grado di rispondere su un terreno di riequilibrio sociale alla crisi verticale del modello di crescita fin qui affermato con la finanziarizzazione e la terziarizzazione delle economie sviluppate.
  • Siamo quindi di fronte a due distinte linee politiche, che avranno una valenza di lungo periodo in quanto il sistema politico e' giunto ad una fase di inevitabile ridefinizione dei proprio assetti , rispetto alle quali il Partito socialista deve assumere una scelta che vincolera' il partito negli anni a venire.
  • Queste sono le ragioni della nostra richiesta di tenere il Congresso Nazionale al piu' breve.Teniamolo nella chiarezza di tutte le posizioni e verifichiamo se esistono le condizioni per una proposta comune , partendo dalla analisi comune sulla natura strutturale della crisi, recepita anche dal documento della maggioranza di fiuggi che parla di una crisi di sistema, a cui e' necessario rispondere con un mutamento del modello economico -finanziario neo-liberista che ha condotto l'occidente sul baratro.

  • Questo rende forti le ragioni della unita' tra i Socialisti al di la' una profonda differenza che si va manifestando sulle scelte politiche di scenario che il Partito dovra' adottare .Penso che questa scelta verra' vissuta da tutti con la consapevolezza comune che la garanzia della identita' Socialista nei processi di ricostruzione della sinistra italiana non e' un problema nominalisttico ma sostanziale , ed in ogni caso la proposta di Bersani e' tutta all'interno di un quadro di sostegno alle impostazioni del governo monti , ed e' in perfetta linea di continuita' con il precedente Ulivo.

  • Noi non crediamo che i giochi siano fatti, ed accettare la proposta Bersani sia divenuto per noi inevitabile .

  • Sono convinto che se il Partito Socialista tiene duro contro l'accordo con il PD il progetto iniziale di Sinistra e Liberta' potrebbe divenire ancora recuperabile. Il centro-sinistra nuovo a cui guarda Bersani non e', infatti , l'unione di Prodi , ma il progetto Weltroni perfezionato , e se Sel aderisse a questo disegno rischierebbe di spaccarsi.

  • Vendola sara' quindi costretto a scegliere, ed in quel momento si aprira' uno spazio nuovo per noi , sopratutto se sapremo tenere il no alla proposta di Bersani ,per poter rendere possibile il recupero della proposta originiria di Sinistra e Liberta'.

  • Un Ragionamento analogo vale per la FED in cui Ferrero, padre della nuova svolta unitaria della fed , tiene coerentemente la contrarieta' alla proposta Bersani , ed il comico Comunista identitario Diliberto in nome della vecchia solidarieta' con D'Alema , come ai tempi di Cossutta , gioca di sponda con bersani.

  • FRANCO BARTOLOMEI segreteria nazionale del Partito Socialista Italiano

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