domenica 17 marzo 2013

PER UN SOCIALISMO NEO LOMBARDIANO !

di Giuseppe Giudice

Prima di entrare nel merito del tema proposto voglio fare una premessa sul contingente. Io sono profondamente dispiaciuto per Bersani, a cui voglio ribadire tutta la ma stima e simpatia. Io continuo a credere che la IBC fosse la scelta migliore possibile nelle condizioni date. Se è stata in pratica sconfitta non è perchè non fosse un progetto valido in se, ma per la zavorra che si portava dietro. Se i risultati fossero stati quelli previsti a pochi giorni dalle elezioni, vale a dire di una IBC al 33-34% , la situazione sarebbe sempre stata difficile, ma si poteva garantire da un lato un minimo di governabilità e dall'altro si sarebbe potuto dare un impulso positivo al lungo percorso di costruzione di un soggetto politico di "socialismo largo" nel nostro paese. Ripto: se le cose non sono andate putroppo come speravamo è per la zavorra che si portava dietro il PD (ed in alcuni casi anche SeL). Bersani aveva comunque un compito difficilissimo di fronte e nessuno avrebbe potuto far di meglio. Comunque andranno le cose in me ci sarà sempre un ricordo positivo del compagno PierLuigi.
Parlavo della zavorra che si porta appresso il centrosinistra. E' una zavorra non solo umana, ma che è il prodotto di un paradigma ideologico che è sopravvissuto al crollo del comunismo: quello del tardo-togliattismo incarnato da D'Alema ma che va ben oltre la sua persona. Una visione della politica obliqua, ridotta a manovra slegata da un progetto forte. Alla politica intesa come "autonomia del politico" concepito come spazio separato. E' questa visione che è uscita definitivamente a pezzi dalle elezioni del 24-25 Febbraio 2013. E che segna di fatto la fine della sinistra della II Repubblica. Putroppo con l'azzoppamento della IBC. E comunque se vogliamo dare una speranza per far rivivere la sinistra si impone un drastico cambiamento di paradigma. Come ho più volte sostenuto. Nel corso della storia repubblicana l'unica alternativa organica e forte al togliattismo è stata rappresentata dal socialismo lombardiano. Il quale, come ho più volte spiegato, non è riducibile al pensiero del solo LOmbardi ma è frutto della sintesi delle elaborazioni di quattro grandi figure del socialismo italiano del dopoguerra: Lombardi, Giolitti, Santi e Codignola. Questa elaborazione fu alla base del primo centrosinistra che realizzò il più forte processo riformatore mai tentato nell'Italia repubblicana, dal 1963 al 1970. Una posizione che incontrò la ottusa ostilità nei settori più consevatori del PCI (vedi Longo ed altri) e che non fu neanche compresa del tutto dallo stesso Psi. In termini culturali quella elaborazione era una sintesi del marxismo evolutivo ed antidogmatico dell'austromarxismo (e della loro visione della transizione democratica al socialismo), del socialismo revisionista e libertario di Rosselli, della migliore tradizione socialismo padano (presente in Santi) , della attenzione verso la sinistra sociale cattolica (Lombardi e Santi soprattutto. Nonchè della acquisizione dei contributi della economia postkeynesiana anglossassone (Kaldor, Robinson, Kalechi ma anche Galbraith). Una grande sintesi politico-culturale. Da cui deriva l'idea delle riforme di struttura della centralità della economia mista legata alla programmazione, alla idea di democrazia economica ad una idea del sindacato inteso come soggetto attivo di politica economica (l'idea del Piano del Lavoro del 1949 era di Fernando Santi (che ebbe il pieno sostegno di Di Vittorio) , secondo quanto afferma Gaetano Arfè. E poi la grande elaborazione di Lombardi su una "società diversamente ricca" che risale al 1967 ed io suo successivo legarla alla critica dell'idea dello sviluppo illimitato delle forze produttive e dell'esigenza di passare gradulmente da una idea di crescita puramente quantitativa ad una idea qualitativa dello sviluppo come connotato del socialismo democratico del futuro. Il socialismo lombardiano era egualmente critico verso il leninismo (la cui concezione del partito e della rivoluzione rappresenta il presupposto ideologico del totalitarismo staliniano e di tutto il comunismo reale) che nei confronti delle idee deboli e subalterne di riformismo quale rinuncia di fatto a trasformazioni forti e strutturali. Del resto proprio la necessità di riconnetere il riformismo con un progetto di trasformazione sociale e di quest'ultimo con una idea di socialismo della libertà e della dignità umana rende attualissimo il messaggio del socialismo lombardiano. E c'è un altro elemento oggi vitale di quella impostazione. La visione profondamente etica della politica. Da non confondere dal moralismo berlingueriano). Lombardi diceva che vera questione morale è la coerenza tra il dire e fare. Certo lui rendeva che non tutto ciò che si dice è poi realizzabile pienamente (ci sono situazioni che insorgono e che non sono prevedibili) : l'importante è impegnarsi seriamente nella direzione scelta pur scontando inevitabili compromessi. Insomma LOmbardi era contro la politica ridotta a pura manovra e contro la politica ridotta a puro propagandismo. Da questo punto di vista il lombardismo è opposto sia al dalemismo che al bertinottismo. Insomma a tutta la fallimentare sinistra della II Repubblica. Per questo il richiamo a quella splendida pagina di storia socialista è essenziale per costruire un nuovo paradigma.

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