domenica 12 febbraio 2012

Monti tra art.18 e nuovo regolamento europeo sugli scioperi

di Roberto Musacchio

10 febbraio 2012 - Il diritto di sciopero in Europa e una proposta di regolamento che fu fatta da Monti come Commissario e che ora si vuole approvare: il Monti 2, appunto, che riprende pienamente da due sentenze della Corte di giustizia europea (Viking e Laval ) a partire dalla affermazione che lo sciopero costituisce un ostacolo al funzionamento del mercato interno, al pari degli atti regolativi adottati dagli Stati.

Mentre in Italia è apertissimo il conflitto sull'art.18, con il governo Monti intenzionato ad andare fino in fondo, c'è, in Europa, un altro fronte riconducibile al Presidente del Consiglio italiano, che concerne il nuovo regolamento sul diritto di sciopero nell'ambito del mercato unico, il cosiddetto Monti 2, che l'allora Commissario Europeo, appunto Mario Monti, predispose e che ora la UE sembrerebbe intenzionata a varare in tutta fretta.

D'altronde la signora Merkel ha ben detto che dopo l'aver messo a posto i conti ora bisogna occuparsi di mercato del lavoro. Ecco dunque in pista questa proposta di Raccomandazione che, è bene saperlo, come tale avrebbe la caratteristica di entrare immediatamente in vigore. Ma di che cosa si tratta? Di un testo che figlia sostanzialmente da una determinata lettura di due storiche sentenze della Corte di giustizia europea, la sentenza Viking e quella Laval, che inerivano lotte sindacali, molto dure, avverse a processi di delocalizzazione e insediamento di attività produttive, di armamento navale ed edile, che non rispettavano però le norme del Paese ospitante.
Le sentenze furono particolarmente ambigue e perniciose, dando sì ragione ai sindacati che avevano lottato contro la delocalizzazione ma torto agli stessi sindacati sul punto cardine dell'obbligo del rispetto del contratto nazionale di lavoro. Il Parlamento Europeo dedicò una propria risoluzione a tentare di correggere una determinata lettura delle sentenze.

Ma ora la proposta di regolamento di Monti ne ripropone gli elementi peggiori. A partire dal bilanciamento tra diritto di sciopero e diritto alla libera concorrenza e al profitto nel mercato unico che fa da architrave a tutta la proposta. E in tal senso si dice esplicitamente nel testo che non esiste primazia tra libertà economiche e diritti sindacali.
La chiave è sempre nella proporzionalità, che è una delle parole magiche che fu inserita nella famigerata direttiva Bolkestein per sostituire il contestatissimo principio del Paese d'origine. Proporzionalità, necessarietà e non discriminazione è la triade inserita a qualificare il margine di intervento possibile per le regole nazionali, non a caso le aggettivazioni usate dal WTO. Non solo. Il Monti 2 riprende appunto pienamente dalle due sentenze Viking e Laval a partire dalla affermazione che lo sciopero costituisce un ostacolo al funzionamento del mercato interno, al pari degli atti regolativi adottati dagli Stati.

Continuando a valersi delle due sentenze, ne discende come conseguenze concrete che ci si può battere contro delocalizzazioni ( sentenza Viking ) ma si deve tenere conto della sentenza Laval per quanto concerne gli scioperi per l'applicazione del contratto nazionale in quanto gli accordi tra le parti sono tenuti a rispettare solo gli standard minimi previsti dalla direttiva distacchi.
A seguire tutta una serie di procedure, dall'allerta alla conciliazione, per impedire che si registri un danno alla libertà di profitto sancita dalla libertà di impresa nel mercato unico santificata dai trattati. Alla fine c'è pura una clausola di salvaguardia dei diritti sindacali ma suona come pura foglia di fico. Il regolamento è un tassello pesante di uno stravolgimento complessivo in atto e che riguarda le costituzioni e le giurisprudenze formali ed informali.

E' evidente che il "fondata sul lavoro" della Costituzione italiana rischia di essere sempre più residuale rispetto all'inserimento, in costituzione, dell'obbligo al pareggio di bilancio e, da trattati europei del bilanciamento, in realtà una primazia, del diritto al profitto da libertà di mercato. L'unica cosa ammessa sono i minimi e i contratti sono sempre meno erga omnes. E la conflittualità deve stare dentro il rispetto del principio generale del mercato e la cornice degli accordi extracontrattuali.
Ancora una volta l'intreccio tra vicenda italiana ed europea è strettissimo.

E la figura di Monti lo simbolizza assai concretamente. Fu lui da Commissario Europeo, che predispose quel libro bianco sulla riforma del welfare tutto fondato sulla logica dei minimi e della sussidiarietà che sarebbe bene si leggesse per capire quanto è strutturata l'azione del Monti presidente del Consiglio. Ed è un suo provvedimento che ora si vuole varare in tutta fretta proprio nei giorni in cui sempre Monti arriverà a Strasburgo. Non appare proprio casuale che in un sondaggio tra i cittadini tedeschi il suo apprezzamento sia al 60%, poco meno di quello per la nuova dama di ferro, la signora Merkel.


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