mercoledì 3 luglio 2013

SUL PARTITO SOCIALISTA EUROPEO - di Giuseppe Giudice

 di Giuseppe Giudice
Ho letto in questi giorni molte critiche sul PSE. Molte sono serie, costruttive e completamente condivisibili. Altre sono condizionate da un evidente os occulta pregiudizio ideologico. Qualcuno non riesce a digerire la caduta del Muro di Berlino. Terrò in considerazione le critiche serie che faccio interamente mie. Non c'è dubbio che il Pse si trovi in una fase di sbandamento e di incertezza. La più che probabile sconfitta della SPD alle elezioni tedesche , aumenta ed accresce questo clima. Fatto è che che se da un lato il PSE sta cercando di andare oltre quelle derive liberali e subalterne che hanno caratterizzato una parte (e sottolineo una parte) del socialismo e laburismo europeo (su questo il congresso di Praga è stato chiaro), è altrettanto evidente che non riesce a darsi una nuova quadra in grado di dare un orientamento chiaro e preciso. Del resto questo già accadde negli anni 30 dopo la prima grave crisi strutturale del capitalismo ("la grande trasformazione" di Polanyi) . Ma se in quel periodo mancò da parte dei partiti la capacità di dare un indirizzo univoco, al tempo stesso vi fu u grandissimo lavoro di elaborazione culturale da parte dei socialisti belgi, austriaci ed inglesi. Cosa che oggi manca, fatta eccezione per gli anziani intellettuali socialisti italiani Ruffolo e Gallino, per l'anziano sempreverde francese DElors e per il giovane francese Montebourg. Certo i partiti del PSE pgano anche la assenza di grandi leader che sapevano capire la importanza dell'elemento internazionale come Brandt, Kreisky, Palme, Rocard (valeva più di Mitterand) , Soares e Gonzales. I leader di oggi sono molto più grezzi e condizionati da culture postmoderne. Pesa l'allargamento ad est che ha fatto entrare nel PSE partiti che poco hanno a che vedere con la memoria storica e la cultura del socialismo democratico (con la eccezione dei socialdemocratici cechi): sono ex comunisti , magari diventati miliardari e passati al liberismo. Pesa l'incapacità di dare una dimensione realmente transnazionale al PSE. Ma gli avvenimenti brasiliani ci ammoniscono che anche il socialismo sudamericano vive i suoi momenti difficili e le sue contraddizioni. Tutto il mondo è paese. Per non parlare ovviamente dell'Italia dove un movimento socialista non esiste di fatto. Certo il quadro è articolato, perchè se non c'è dubbio che in Germania si va ad una sonora sconfitta, in Inghlterra e Portogallo i laburisti ed i socialisti sono favoriti dai sondaggi. Ma tutto ciò è ovviamente lontano dalla risoluzione dei problemi. IO sono convinto che il socialismo democratico sia l'unica sinistra possible. Lo dice il bilancio storico del 900. Qualsiasi tentativo di rifondare il comunismo è patetico. IL comunismo è stata una delle grandi tragedie della storia ed è bene che resti seppellito. Gli zombie non hanno mai combinato nulla di buono. Ma è altrettanto evidente che il socialismo democratico ha bisogno d una profonda ridefinizione identitaria e progettuale. Giorgio Ruffolo scrisse tre anni fa d una necessaria "Bad Godesberg" del XXI Secolo per il Socialismo europeo. NOn credo nella perversione postmoderna della "sinistra senza aggettivi". Ma mentre la Bad Godesberg del 1959 serviva a far superare un certo marxismo cristallizzato in dogmi ripetitivi ed in dottrina astratta, quella di oggi deve essere rivolta a rompere e superare in positivo le deviazioni liberali blairiane , non tramite sicretismi ideologici con la sinista che è fallita, ma tramite un recupero dei principi basilari che fanno parte del corredo culturale del socialismo democratico. Quindi si tratta di integrare Bad Godesberg con Olof Palme, Rocard, e soprttutto con la la idea di una "società diversamente ricca" di LOmbardi, Giolitti e Ruffolo.

1 commento:

  1. Il socialismo europeo va rifondato, è necessario farlo, ma partendo dai principi e dai valori del socialismo democratico che conservano grande attualità. Lafontaine criticò Schroeder in nome di Willi Brandt e di una interpretazione di sinistra di Bad Godesberg. Questa è la via da percorrere. Il pensiero di Brandt, Palme, Lombardi, Rosselli , Martinet continua ad essere il nostro faro nel nostro orientamento. Come ho già detto il socialismo democratico deve rifondarsi partendo da se steso. I sincretismi ideologici con la sinistra che è storicamente fallita non portano da nessuna parte.

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