mercoledì 31 marzo 2010

ALCUNE CONSIDERAZIONI A CALDO - di Pierluigi Camagni

ALCUNE CONSIDERAZIONI A CALDO

di Pierluigi Camagni

Dopo i risultati elettorali, soprattutto come gli attuali che vanno comunque in direzione non certamente come quella auspicata, per lo meno non appieno, non sono uso pensare che gli elettori hanno sbagliato (in questo caso votando ancora un centro-destra che ha poco rispetto dello stato di diritto e che poco ha fatto di concreto a parte interessarsi dei problemi del premier e proprio leader), ma cerco di capire dove abbiamo sbagliato NOI. Perchè di fatto abbiamo ancora una volta sbagliato, e dico abbiamo come sinistra nel suo complesso. Poi sentiremo dire che questo non è vero, che c'è una inversione di tendenza, ecc. ecc., ma il dato di fatto è che la sinistra continua a non saper interpretare le esigenze dell'elettorato. Non solo non riesce neppure a proporre un programma per il futuro che possa essere di interesse. Non a caso l'astensionismo, diversamente da quanto avvenuto in Francia, non favorisce il centro-sinistra, ma il centro-destra, proprio perchè, per le considerazioni di cui sopra, grossa fetta di chi non va a votare è rappresentata da elettori di sinistra. Non solo, un fortissimo rischio viene se la sinistra si lascia coinvolgere nell'antipolitica, e lo dico alle compagne e ai compagni, ad esempio, del popolo viola, che ho imparato ad apprezzare nelle ultime manifestazioni. In contesto in cui si dice che la politica è tutto uno schifo, statene certi, è storicamente dimostarto, chi vince sarà la destra. Non dimentichiamo che Berlusconi è nato proprio sfruttando le contestazioni di mani pulite, con le sue televisioni costantemente fuori ai palazzi dei tribunali. Quella che dobbiamo costruire INSIEME, è una alternativa POLITICA al centro-destra. E in questo contesto, i problemi della sinistra continuano ad essere, da tre anni a questa parte, sempre quelli: IRRISOLTI. Sono quelli che, già nel febbraio dello scorso anno, il professor Lazar, in un'intervista all'Espresso, evidenziava in cinque punti. Il primo, la leadership: troppi presunti leader in contrasto tra di loro e ASSENZA del NUOVO, vedasi le sconfitte di Penati o di Loiero; così, a tuttoggi, se di leader e novità si deve parlare, vedo solo NICHI VENDOLA. Il secondo, la strategia: bisogna fare una scelta chiara tra opposizione dura o opposizione moderata, perchè, diversamente, si perde sia l'elettorato di sinistra e non si conquista l'elettorato moderato. La risposta in tutta Europa, tranne che in Italia, è stata la riscopertà da parte dei partiti socialisti e socialdemocratici della propria identità di SINISTRA. L'ha fatto l'SPD in Germania, l'ha fatto il Partito Socialista Francese (che non a caso ha vinto le elezioni) ed anche il Labour di Gordon Brown. Il terzo, le alleanze: se si vuole è un corollario del secondo, bisogna decidere se guardare a sinistra o al centro. E' l'errore che continua nel PD, anche con la segreteria Bersani, si vedano le vicende che hanno portato alle primarie in Puglia e all'alleanza con l'UDC. Anche qui, non a caso, la sinistra che vince in Francia è una sinistra che sceglie un'alleanza AMPLIA e PLURALE a SINISTRA. Il quarto, la socilogia elettorale: diceva Lazar «Votano il PD le persone che sceglievano il PCI un tempo, del centro Italia, legate a categorie precise del settore pubblico, istruite, che abitano nelle grandi città, hanno più di 50 anni e non vanno a messa.» Occorre recuperare il contatto con i ceti popolari che, come magari al Nord, si sentono non presidiati e si abbandonano a tentazioni leghiste. Con l'avvertenza però che i tempi sono cambiati e quel ceto medio che una volta votava a sinistra, si va sempre più assottigliando, con un indice di disparità economica che, in Italia, è tra i più alti d'Europa e dell'area OCSE, e dove la crisi finanziaria prima e le politiche ultra-liberiste del governo di centro destra (che liberali non sono, nonostante Belusconi rivendichi anche questa tradizione insieme a quella socialista, favorendo banche e multinazionali) ha messo ancora più in ginocchio. Il quinto, l'identità: vuole il PD essere un partito di sinistra? Si sono perse le elezioni in Abruzzo, poi in Sardegna, poi le europee, ora queste regionali, cosa dobbiamo aspettare ancora per affrontarle? Mi scuso con chi ha già commentato, ma vorrei aggiungere ancora qualcosa. La prima: non ho mai amato e continuo a non amare questo bipolarismo, ma mi sembra evidente che bisogni farci i conti. Chi ha provato a porsi fuori, non ha avuto alcun risultato. L'UDC, in definitiva, non convince e continua a prendere gli stessi voti sia che si presenti da sola, sia che si presenti con una o con l'altra delle coalizioni, senza essere determinante. Perde nelle regioni in cui la coalizione in cui si colloca è perdente e vince nelle regioni in cui si colloca in una coalizione che, comunque, sarebbe vincente. L'elettore ha bocciato anche la politica dei tre forni. Attenzione, però, ho parlato di BIPOLARISMO e NON BIPARTITISMO, cui Berlusconi e Veltroni ai tempi ci volevano condurre. Quello agli elettori non piace e, non a caso, nelle coalizioni premiano non i grandi partiti ma i partiti fortemente identitari e con una precisa proprosta politica (vedi, in tal senso, anche quello detto da Lazar). La seconda: ribadisco che a sinistra non vedo in termini di leadership, novità, proprosta politica nulla di nuovo e proponibile che non sia NICHI VENDOLA, ma bisogna anche dire che SEL non può ridursi alla Puglia e al sud. In Lomdardia, ma è un dato comune a tutto il nord e non solo, SEL ottiene l'1,4% contro il 2% delle europee e, anche se elegge un consigliere (a proposito, i miei più sinceri e affettuosi auguri all'amica e compagna Chiara Cremonesi), non si può certo dire che ottiene un buon risultato. Vero è che alle europee nella lista di SEL erano presenti anche verdi e socialisti che ora, presentatisi da soli, prendono rispettivamente lo 0,8% e lo 0,3%, ma questo fa pensare ancora di più anche agli errori commessi nel decidere le alleanze. Resta il fatto di un messaggio che al nord non convince, nonostante il traino, comunque importante, del "marchio" Vendola. Allora, a mio avviso, ha ragione Nichi quando dice: "sogliamoci tutti" e diamo avvio ad un nuovo cantiere della sinistra, perchè è fallito quello del PD, ma anche altri non sono messi benissimo. Torniamo alle criticità di Lazar, per provare a vincere, occorre: un FORTE LEADER (ribadisco, vedo solo VENDOLA), una forte IDENTITA' e una forte UNITA', che non significa partito unico, a SINISTRA e di sinistra (come fatto in Francia), un conseguente PROGRAMMA fortemente caratterizzato con al centro i grandi temi della sinistra (che rimangono anche quelli che preoccupano i cittadini), primo tra tutti il LAVORO.

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