di Giuseppe Giudice

Oggi con la grave e sistemica crisi del capitalismo liberista grossa parte del PSE sta seguendo la via tracciata a suo tempo dai compagni francesi. Lo testimonia lo spostamento a sinistra e la svolta radicalmente antiliberista della socialdemocrazia tedesca (non si esclude in futuro una fusione con la Linke); lo testimonia la stessa gestione di Gordon Brown in GB che rompe con il social-liberismo di Blair. Così come le posizioni di gran parte degli altri partiti socialisti e socialdemocratici europei espresse nel congresso PSE a Praga.
In Italia abbiamo invece una coalizione di centrosinistra che se potrà contrastare (anche grazie alle porcherie di un centrodestra indecente) alle regionali le paranoie totalitarie di Berlusconi, non è certo in grado di offrire un alternativa organica di progetto e proposta alla destra.
I francesi sono anni-luce più avanti di noi.
Lì la sinistra (e non il centrosinistra) è guidata da un partito socialista forte di un progetto chiaro e forte. Qui il centrosinistra da un PD che non è ne carne né pesce, non si considera di sinistra ma di centro-sinistra (un po’ e un po’), che ha una struttura feudale, in cui militano dirigenti che se avessero la cittadinanza francese militerebbero tranquillamente nel partito di Sarkosy (vedi Letta o Fioroni) o al massimo nel centro di Bayrou. Un centrosinistra in cui c’è un partito come quello di Di Pietro (che esiste fino a quando ci sarà Berlsuconi essendo speculare a lui). Ed infine una area comunista nella sinistra che ospita posizioni negazioniste dei crimini di Stalin come quelle di Diliberto o Canfora. Intendiamoci anche in Francia ci sono i comunisti (e perfino i trotzkisti): ma si tratta di compagni che hanno con forza e determinazione condannato radicalmente lo stalinismo. I compagni comunisti francesi, negli anni 90, hanno chiesto pubblicamente scusa per la complicità con lo stalinismo dei loro dirigenti degli anni 50 (Thorez e c.); un atto di coraggio e di onestà intellettuale che in Italia non v’è mai stato.
La nostra unica speranza è che cresca all’interno di questo centrosinistra una sinistra innovatrice, libertaria e di ispirazione socialista. Vendola è il leader naturale di questa area che se riesce a strutturarsi organicamente sarà la vera novità positiva della politica italiana.
Ma questa leadership di Vendola (che non è solo un bravo oratore ma un vero leader che esprime pensieri profondi) ha bisogno di essere riempita di contenuti politici e programmatici. Uno di questi è il socialismo: sì il socialismo. In Italia, dove ancora abbiamo le mummie alla Diliberto, permane la interdizione all’uso del termine socialismo e socialista. E lo si lascia utilizzare da un personaggio indegno come Nencini. Questo non lo possiamo consentire.
Chi è impegnato, come noi della Lega dei Socialisti della sinistra, per portare il pensiero e la tradizione socialista italiana nel progetto della nuova sinistra di cui Vendola è il leader, farà, forte delle sue convinzioni, la sua battaglia affinchè il termine socialismo sia essenziale nel linguaggio della nuova sinistra. Non è una rivendicazione identitaria, né la pretesa assurda di chiedere abiure a nessuno. E’ perché siamo convinti che senza socialismo la sinistra non ha senso e non ha progetto. Indipendentemente da quella che è la provenienza personale di ciascuno.
PEPPE GIUDICE
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