di  Giuseppe Giudice  
 
 
 Provo naturalmente una grande soddisfazione per lo splendido  risultato  dei compagni socialisti francesi che stanno trainando tutta  la sinistra  verso una grande vittoria alle regionali. Certo non voglio  enfatizzare più di tanto tale risultato che è  condizionato dal forte  astensionismo; ma non v’è dubbio che in Francia  si sta verificando una  forte inversione di tendenza, che rianima un  partito come il PS che  qualche sprovveduto dava per spacciato e pone le  basi per una possibile  vittoria della sinistra alle presidenziali ed  alle politiche del 2012  in uno dei paesi decisivi dell’Unione Europea. Sono sempre stato vicino  ai socialisti francesi, sia per la loro  capacità di elaborazione  politica e teorica (il socialismo francese è  stato molto influenzato,  più di quello italiano, dal pensiero di  Riccardo Lombardi) sia per il  loro cocciuto essere stati controcorrente  negli anni 90, quando gli  altri due grandi partiti socialisti europei  (la SPD ed il Labour  inglese) si inchinarono al pensiero unico  liberista. Il PSF rimase  fedele invece alla missione politica dei  socialisti: costruire una  alternativa organica al modello liberista (a  cui si rese profondamente  subalterno anche il PDS e l’Ulivo).
 Provo naturalmente una grande soddisfazione per lo splendido  risultato  dei compagni socialisti francesi che stanno trainando tutta  la sinistra  verso una grande vittoria alle regionali. Certo non voglio  enfatizzare più di tanto tale risultato che è  condizionato dal forte  astensionismo; ma non v’è dubbio che in Francia  si sta verificando una  forte inversione di tendenza, che rianima un  partito come il PS che  qualche sprovveduto dava per spacciato e pone le  basi per una possibile  vittoria della sinistra alle presidenziali ed  alle politiche del 2012  in uno dei paesi decisivi dell’Unione Europea. Sono sempre stato vicino  ai socialisti francesi, sia per la loro  capacità di elaborazione  politica e teorica (il socialismo francese è  stato molto influenzato,  più di quello italiano, dal pensiero di  Riccardo Lombardi) sia per il  loro cocciuto essere stati controcorrente  negli anni 90, quando gli  altri due grandi partiti socialisti europei  (la SPD ed il Labour  inglese) si inchinarono al pensiero unico  liberista. Il PSF rimase  fedele invece alla missione politica dei  socialisti: costruire una  alternativa organica al modello liberista (a  cui si rese profondamente  subalterno anche il PDS e l’Ulivo).Oggi con la grave e sistemica crisi del capitalismo liberista grossa parte del PSE sta seguendo la via tracciata a suo tempo dai compagni francesi. Lo testimonia lo spostamento a sinistra e la svolta radicalmente antiliberista della socialdemocrazia tedesca (non si esclude in futuro una fusione con la Linke); lo testimonia la stessa gestione di Gordon Brown in GB che rompe con il social-liberismo di Blair. Così come le posizioni di gran parte degli altri partiti socialisti e socialdemocratici europei espresse nel congresso PSE a Praga.
In Italia abbiamo invece una coalizione di centrosinistra che se potrà contrastare (anche grazie alle porcherie di un centrodestra indecente) alle regionali le paranoie totalitarie di Berlusconi, non è certo in grado di offrire un alternativa organica di progetto e proposta alla destra.
I francesi sono anni-luce più avanti di noi.
Lì la sinistra (e non il centrosinistra) è guidata da un partito socialista forte di un progetto chiaro e forte. Qui il centrosinistra da un PD che non è ne carne né pesce, non si considera di sinistra ma di centro-sinistra (un po’ e un po’), che ha una struttura feudale, in cui militano dirigenti che se avessero la cittadinanza francese militerebbero tranquillamente nel partito di Sarkosy (vedi Letta o Fioroni) o al massimo nel centro di Bayrou. Un centrosinistra in cui c’è un partito come quello di Di Pietro (che esiste fino a quando ci sarà Berlsuconi essendo speculare a lui). Ed infine una area comunista nella sinistra che ospita posizioni negazioniste dei crimini di Stalin come quelle di Diliberto o Canfora. Intendiamoci anche in Francia ci sono i comunisti (e perfino i trotzkisti): ma si tratta di compagni che hanno con forza e determinazione condannato radicalmente lo stalinismo. I compagni comunisti francesi, negli anni 90, hanno chiesto pubblicamente scusa per la complicità con lo stalinismo dei loro dirigenti degli anni 50 (Thorez e c.); un atto di coraggio e di onestà intellettuale che in Italia non v’è mai stato.
La nostra unica speranza è che cresca all’interno di questo centrosinistra una sinistra innovatrice, libertaria e di ispirazione socialista. Vendola è il leader naturale di questa area che se riesce a strutturarsi organicamente sarà la vera novità positiva della politica italiana.
Ma questa leadership di Vendola (che non è solo un bravo oratore ma un vero leader che esprime pensieri profondi) ha bisogno di essere riempita di contenuti politici e programmatici. Uno di questi è il socialismo: sì il socialismo. In Italia, dove ancora abbiamo le mummie alla Diliberto, permane la interdizione all’uso del termine socialismo e socialista. E lo si lascia utilizzare da un personaggio indegno come Nencini. Questo non lo possiamo consentire.
Chi è impegnato, come noi della Lega dei Socialisti della sinistra, per portare il pensiero e la tradizione socialista italiana nel progetto della nuova sinistra di cui Vendola è il leader, farà, forte delle sue convinzioni, la sua battaglia affinchè il termine socialismo sia essenziale nel linguaggio della nuova sinistra. Non è una rivendicazione identitaria, né la pretesa assurda di chiedere abiure a nessuno. E’ perché siamo convinti che senza socialismo la sinistra non ha senso e non ha progetto. Indipendentemente da quella che è la provenienza personale di ciascuno.
 PEPPE GIUDICE
 


 
 

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