mercoledì 23 marzo 2011

Nencini non offenda la memoria dei combattenti della guerra di Spagna !

Ancona, 22/03/2011 - Oggi il Segretario Nazionale del PSI Riccardo Nencini ha dichiarato: "Anche in Libia oggi come nella Spagna del ’36, c’è una democrazia nascente a cui i popoli amanti della libertà devono dare un’opportunità. Cosa avrebbero fatto Vendola, Ferrero e Diliberto nel ’36? Si sarebbero arruolati nelle brigate internazionali – conclude il leader socialista - o avrebbero manifestato contro la guerra facendo l’occhiolino a Franco?”

Siamo puttosto sorpresi, perché da un fine studioso di storia come lui ci si sarebbe aspettato che sapesse che nel '36 in Spagna la democrazia con la repubblica era già bella che nata (dopo varie tornate elettorali), e che il governo allora in carica era stato democraticamente eletto prima che Franco mettesse in atto il suo golpe militare. In secondo luogo, paragonare i combattenti delle brigate internazionali di allora di provata fede democratica, socialista, anarchica, comunista e libertaria con i soldati dei servizi segreti delle potenze della NATO che collaborano con dei ribelli armati attraverso l'Egitto dai medesimi, confondere la difesa di una repubblica che aveva un preciso programma di governo, con un tentativo di insurrezione, o golpe, messo in atto da chi non si sa nè con cosa e né come vorrebbe trasformare la Libia, ci pare davvero troppo.

Noi ribadiamo che non si deve fare l'occhilino a nessuno, ma solo sapere un po' di storia, per esempio che prima di Gheddafi, in Libia, sotto un regime monarchico e corrotto che alcuni rivoltosi ancora celebrano, il livello di analfabetismo era del 94% e la mortalità infantile raggiungeva il 40%, solo 3 libici erano laureati e tra loro esisteva un solo medico. Con Gheddafi in Libia non è più morto nessuno di fame (tranne ovviamente i suoi oppositori e gli emigrati degli altri paesi deportati nei suoi campi..con il tacito ipocrita assenso indifferente di tutta la comunità internazionale..). Ci si deve ricordare che gli stessi zelanti "liberatori" di oggi, gli hanno venduto ogni genere di armi per decenni, le stesse che adesso lui usa contro di loro. Addirittura negli ultimi tempi aveva seguito la linea economica tracciata dagli USA, riducendo l'intervento statale nelle imprese, accettando la possibilità di privatizzare e persino la possibilità di aprire basi militari USA in Libia. E incassando consensi crescenti, fino al "baciamano" dagli stessi che ora gli fanno la guerra.

Non ci risulta che gli eroici combattenti della guerra di Spagna, tra cui Carlo Rosselli, fossero in affari con Franco o gli vendessero armi prima di combatterlo.

E allora dove sono "le ambiguità", segretario, dove sta "il senso unico"? Qui non si tratta di essere pacifisti, ma soprattutto in pace con la realtà e la storia.

Noi siamo vicini alla sofferenza del popolo libico verso il quale si doveva aprire immediatamente un cordone umanitario sotto la copertura dei caschi blu dell'ONU.

Nè con Gheddafi dunque e nemmeno con la guerra a tutti i costi, ma dalla parte del popolo sofferente a cui, per ora, il mondo riesce solo a donare fuoco e bombe.

Lega Dei Socialisti - Marche


P.S.

Per dovere di cronaca, possiamo solo aggiungere alcune informazioni che ci sono pervenute dalla lettura di un articolo di Maurizio Matteuzzi dal titolo "E se i buoni non fossero così buoni?" il quale cita, come autorevole fonte, non Gheddafi ma il Combating Terrorism Center di West Point, il data base del Pentagono, e i cablo diffusi ieri anche da Wikileaks.

Secondo tali notizie, si conoscono alcuni nomi dei capi di origine tribale che appaiono in posizioni preminanti nel cosiddetto governo provvisorio di Bengasi. Il suo segretario è Mustafà Mohammed Abdul al Jeleil, il quale risulta essere stato, fino al 21 febbraio scorso, addirittura ministro della giustizia di Gheddafi e che che nel dicembre 2010 fu inserito da Amnesty International nella lista dei maggiori criminali contro i diritti umani del Nord Africa (insomma un vero e proprio sgherro patentato). L'altro punto di forza delle cosiddette "brigare ribelli" è il generale Abdul Fatah Younis, che è stato ministro dell'interno di Gheddafi, e cioè capo dei suoi servizi di sicurezza, oltre che della famigerata polizia politica del regime.

Non sembrerebbero dunque davvero personaggi dal profilo "libertario", come gli eroici combattenti della guerra civile spagnola. E nemmeno è minimamente paragonabile a loro la "truppa" di cui dispongono. L'est della Libia infatti risulta essere tra i maggiori esportatori al mondo, in rapporto alla popolazione, di "suicid bomber" ovvero di kamikaze in Irak.

Tra i 700 jihadisti la cui entrata fu "numerata" tra il 2006 e il 2007, quasi il 20% risultava di provenienza libica (60% da Derna e 24% da Bengasi) e tra loro sono menzionati molti veterani dell'Afghanistan. Tali kamikaze libici risultano essere i primi in assoluto, superando anche quelli provenienti dall'Arabia Saudita: sono circa l'85%.

Questo sarebbe il quadro dei "combattenti per la libertà" menzionati da Nencini? Vi figurate cosa potrebbe accadere a due passi dalle nostre coste se davvero riuscissero a prevalere, fino a controllare una vasta area del territorio libico includente molte delle sue risorse energetiche?

Ci auguriamo che coloro che non hanno ancora perso la "bussola del futuro" Socialista in Italia sappiano darsi delle risposte sollecite.


domenica 20 marzo 2011

Pettinari spacca la sinistra e Sel lancia Acquaroli

La corsa per il nuovo presidente della Provincia: il sindaco di Morrovalle candidato dai vendoliani, che non seguono il Pd e bocciano l'alleanza con l'Udc.

Macerata, 20 marzo 2011 - Quattro. Anzi, no: cinque. Rispetto al 2009, la griglia di partenza per l’elezione del nuovo presidente della Provincia quest’anno è decisamente più affollata. Franco Capponi corre per il centro destra (Pdl, Lega, La Destra, più civiche), Antonio Pettinari per un centro sinistra in versione marchigiana (Udc, Pd, Idv), Francesco Acquaroli, sindaco uscente di Morrovalle, per Sel, Luigi Gentilucci per la Lam (Lega autonomie municipali). A questi, poi, si deve aggiungere Tonino Quattrini, del Fronte Verde, che si è detto pronto a guidare il terzo polo, con porte aperte in particolare a Fli e Api, ma senza preclusioni verso altre formazioni. Un vero e proprio terremoto politico che, almeno per ora, ha agitato le acque soprattutto nel centro sinistra.

«L’assemblea del partito — afferma Esildo Candria, segretario provinciale di Sel — ha votato all’unanimità un documento nel quale si giudica impercorribile la proposta del Pd e nello stesso tempo candida alla presidenza della Provincia Francesco Acquaroli. Candidatura che sarà presentata la prossima settimana, insieme ad alcuni punti programmatici sui quali aprireremo il confronto con altre forze politiche e società civile. Certo è che l’accordo Pd,Udc, Idv non è la prosecuzione del cosiddetto laboratorio Marche, visto che in questo caso il Pd si è accodato all’Udc».

Sul piede di guerra anche la Federazione della sinistra (Rifondazione e Comunisti italiani): è arrabbiata con il Pd, la cui posizione di chiusura «pregiudica pesantemente la possibilità di vittoria contro le destre» e, soprattutto, con Sel. Il partito di Vendola, infatti, non ha partecipato all’incontro di venerdì sera, a cui erano state invitate le forze di centro sinistra che hanno governato la provincia fino al 2009. Una «rumorosa assenza», che ha sorpreso tutti, molto di più di quella dei rappresentanti di Pd e Idv, data quasi per scontata. Erano presenti, invece, oltre alle forze che compongono la Federazione della Sinistra, il Partito Socialista Italiano, con il segretario provinciale Ivo Costamagna, e i Verdi con il segretario regionale Gianluca Carrabs. Sono stati trattati alcuni temi programmatici e si è discusso su un’ipotesi di costruzione di alleanza a sinistra. «Discussione che è rimasta però monca a causa dell’assenza di Sel. A questo punto la Federazione della Sinistra non esclude nessuna ipotesi e si ritiene libera di assumere decisioni non solo rispetto alle elezioni provinciali, ma anche sulle alleanze nei comuni che si accingono al voto nell’imminente tornate elettorale».

DAL CANTO SUO l’Idv tira dritto e ha anche già ufficializzato i candidati della sua lista. In silenzio, ieri, sia il segretario provinciale del Pd, Roberto Broccolo, sia il candidato alla presidenza Antonio Pettinari (Udc). Certo è che i due si sono sentiti ieri mattina per definire le prossime tappe del percorso. Anche per spiegare bene i termini dell’accordo, tenuto conto che i mal di pancia, dall’una e dall’altra parte, c’erano e restano (a lato riferiamo della posizione dei veltroniani, ieri abbiamo dato conto della posizione dell’ex assessore provinciale Giorgi, Udc). I vertici del Pd, sancita la scelta, chiamano tutti ad uno sforzo unitario. E, in quest’ambito, molti sono quelli che adesso chiedono a tutti i big del partito di «metterci la faccia», Franco Capponi, candidato del centro destra, è già in piena campagna elettorale. A sostegno della sua candidatura ieri, nel corso di un incontro conviviale a Recanati, è intervenuto anche Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato. E molte altre iniziative sono già state programmate. Oltre che alla lista del partito, grande è il fervore nel cercare di dar vita a liste civiche di appoggio alla sua candidatura: lo strumento attraverso il quale convogliare esponenti rilevanti della società civile, sindaci e amministratori. Intensa anche l’attività di Luigi Gentilucci, candidato della Lam. I tempi, comunque, stringono. Le forze politiche devono presentare le proprie liste 30 giorni prima del voto, vale a dire entro la metà di aprile. E questa volta, forse più del 2009, sarà proprio il peso territoriale dei diversi candidati a poter fare la differenza. In un quadro, questo è chiaro, molto più articolato e complesso.

di FRANCO VEROLI - http://www.ilrestodelcarlino.it


Libia, Italia, Europa - di Manfredi Mangano

Libia, Italia, Europa

di Manfredi Mangano*

lanciati 110 missili, ma le truppe del Colonnello hanno oramai raggiunto il centro città: si combatte casa per casa, e pesa sul mondo la scelta di aver combattuto una proxy war per un mese, anzichè muoversi diplomaticamente quando il Rais era debole, negoziando. Di fronte alla testardaggine suicida di Gheddafi, il regime sia finito: quanto sangue ci vorrà, ora che il colonnello controlla quasi tutto il Paese?

la Francia doveva eliminare il Colonnello, avversario nelle contese centrafricane, con cui però era entrato in fruttuosi affari, e recuperare un ruolo nelle vicende del Maghreb dopo che in Tunisia era stata identificata col regime. Si è affidata ai ribelli, che non erano però minimamente in grado di portare a termine la conquista della Libia, divisi e male armati come sono, e ha scientemente traccheggiato fino all'ultimo, garantendosi sia un adeguato supporto mediatico con storie di massacri che ricordano le finte fosse comuni del Kosovo e il traffico d'organi di bambini kuwaitiani della prima guerra del Golfo, sia la certezza che qualunque cosa verrà dopo Gheddafi, sarà del tutto dipendente dalle baionette straniere.

L'Italia ha oggi perso il suo partner geopolitico di rifermento nello scacchiere mediterraneo rinunciando a giocare qualsiasi ruolo autonomo: all'inizio, lasciamo fare al Rais, poi lo bombardiamo.

Avremmo potuto e dovuto partire da subito con una missione umanitaria sia a Tripoli che a Bengasi, anzichè farlo tardi, seppur massicciamente, quando la nostra immagine era oramai distrutta, e approfittare del momento in cui i ribelli avevano quasi raggiunto Tripoli per proporci come mediatori tra le due partiAvremmo dovuto coinvolgere da subito l'ONU e la UE, e sfruttare la debolezza del colonnello in quel frangente, per fargli accettare una forza di pace che si era detto disposto ad accettare, anzichè aspettare che si riprendesse il paese, ricoinvolgere l'ENI nell'estrazione e poi improvvisamente unirci ai bombardamenti per dare prova alla Clinton di quella fedeltà atlantica che sembrava messa in discussione dal partenariato con la Russia. Abbiamo invece traccheggiato, e ora ci troviamo una presunta coalizione di liberatori, scesa in campo a nostre spese, contro i nostri interessi e con un interesse per la democrazia libica esplicitato dalla presenza al suo interno di Quatar, Bahrein e Arabia Saudita, ossia i paesi che stanno reprimendo nel sangue le rivolte dei popoli arabi quanto e come Gheddafi.

Ci ritroviamo invece con una UE dal ruolo nullo o quasi, e Sarkozy, deportatore di rom, finanziatore di dittatori, fornitore militare dello stesso Gheddafi, connivente e alleato del nostro governo nella costruzione di lager nel deserto, che si presenta come liberatore del Paese e novello Thatcher, suggellando la cooperazione militare con la Gran Bretagna che va avanti dal 1998 e l'integrazione francese nelle manovre di Africom, che come evidenziato dai cablo di Wikileaks ha "ereditato" gran parte dell'impero francese nel centroAfrica in cambio di un ruolo di garanzia per gli interessi francesi da parte americana.

Turchia, Germania, Russia si sono opposte moderatamente, con la Turchia poi mossasi a supporto della no fly zone dopo la forte contrarietà iniziale. Alla Russia probabilmente è stata offerta un'accelerazione dell'entrata nel WTO, alla Turchia forse la fine del veto di Sarkò sulla sua entrata in Europa. La Cina si è opposta con maggior vigore, e lo scontro tra lei e la Francia si farà ora ancora più forte in Africa.

Il tentativo velleitario ma ambizioso di svincolare la nostra politica estera dall'asse esclusivo con gli USA si è risolto con la fine di ogni realistica prospettiva a breve termine: tramontato l'asse libico, resiste ma si fa tempestoso per l'arroganza di Gazprom quello con la Russia, la Francia ci ha scavalcati nei rapporti con la Turchia, della quale eravamo il primo sostenitore.

Il governo si è mosso in questi anni con grande approssimazione, seguendo le intuizioni personali di Berlusconi piegate ai desiderata anti-immigrati della Lega. La nostra politica mediterranea si è baloccata con il gas e inumani tentativi di contenere gli immigrati a cannonate e filo spinato, senza saper svolgere un vero ruolo di controllo nei confronti di regimi economicamente dipendenti da noi e dei quali non abbiamo saputo o voluto capire e affrontare evidenti fragilità (si pensi all'impasse sulla successione di Ben Alì). Eravamo l'unico paese, per cultura e ruolo storico, a potersi proporre come leader di un New Deal euromediterraneo, ma ci siamo accontentati di un protettorato economico sulla Tunisia e di usare Gheddafi come pompa di benzina e gendarme.

Si conferma ancora di più la necessità di una risposta socialista alla crisi dell'Europa: tutto il Continente è preda delle peggiori pulsioni del 1929, guerre coloniali, i ritorni di protezionismo evidenti negli scontri tra Francia e Italia sulle imprese strategiche, xenofobia montante in paesi come la Francia e addirittura l'Olanda, il neomercantilismo tedesco che affossa le economie della periferia europea, e la semiperiferia mediterranea che esplode quando vengono fuori le contraddizioni accumulate da anni di sfruttamento rapace da parte nostra, senza saper promuovere sviluppo vero e autonomo.

O l'Europa saprà ritrovare uno slancio solidarista continentale, o ci avviteremo in una serie di sfere di influenza nazionalistiche, tra Francia e Germania, che ridurranno l'ambizioso progetto europeo a una camera di compensazioni tra una Germania coloniale sull'est europea e una Francia persa in un'orgia di nazionalismo sciovinista. E noi, in mezzo, misera colonia.

*Consiglio Nazionale PSI

*Lega dei Socialisti - Marche

*Direzione Nazionale FGS


VENDOLA E il PSE

VENDOLA E il PSE

di Marco Palombi - Il Foglio

La via di Vendola alla scalata del PD si chiama Partito socialista europeo Che volesse "destrutturare il centrosinistra" l'aveva dichiarato un paio di settimane fa al sito di Libertà e giustizia, finora però quale fosse la sua via alla distruzione creatrice Nichi Vendola non l'aveva ancora detto. La risposta si chiama Partito socialista europeo, il rassemblement continentale a cui i democratici non possono aderire senza perdere gli ex democristiani. Il governatore della Puglia insomma - mentre Pier Luigi Bersani fa l'osservatore esterno e combatte con la voglia di PPE di Fioroni - si appresta a mettersi nella foto di gruppo con i Zapatero, i Miliband, i Papandreou e intestarsi una riconoscibile quanto "vendibile" tradizione politica riformista (un tempo da lui definita con sprezzo "governista"). Un primo accenno pubblico alla "svolta di Vendola" prossima ventura è toccato farlo, com'è giusto, domenica scorsa a Fausto Bertinotti: "Dobbiamo prendere atto del fallimento di due progetti: quello della costruzione di una sinistra alternativa e quello del Pd", ha detto commemorando il 90esimo della scissione comunista di Livorno: "Si impone un nuovo inizio che non può non partire da un rapporto col socialismo europeo". Ben tornati a Bad Godesberg, allora, e tanti saluti alla "Sinistra europea" con Izquierda Unida e Die Linke voluta proprio da Bertinotti. Queste, però, non sono solo le elucubrazioni di un ex presidente della camera diversamente occupato. Lo conferma un breve dialogo intercorso recentemente tra lo stesso Vendola e un deputato del Pd di rito socialista. Chiede quest'ultimo, in un casuale incontro alla Camera: "Ma tu che cazzo vuoi fare con questo partito?". Risposta secca di Nichi: "Il Partito socialista europeo". Conclusione: "Se lo fai, vengo con te". Non sarebbe il solo, peraltro, se è vero che nell'area ex ds per comodità nota come "dalemiana" comincia a circolare una certa preoccupazione per l'indebita occupazione di suolo riformista da parte del performer pugliese. In Sel, peraltro, una componente socialista c'è già e lo stesso Vendola ha ultimamente stretto contatti con ambienti del Pse: ormai va avanti e indietro da Bruxelles più che da Barletta e a fine novembre, per dire, ha ospitato in Puglia il capogruppo socialista all'Europarlamento Martin Schulz (quello del "kapò") . La cosidetta "sinistra del Pd"(Vita, Nerozzi, forse Cofferati e qualcun altro) è già in fibrillazione e lavora sempre più spesso col "Network per il socialismo europeo" dell'ex Legacoop Lanfranco Turci, ambasciatore vendoliano, in vista dell'ordalia delle primarie. L'unico ostacolo di Nichi, manco a farlo apposta, è la magistratura: ieri gli è ripiombata addosso l'inchiesta sulla sanità pugliese con annessa richiesta di arresto per il suo ex assessore e grande elettore alle primarie Alberto Tedesco, oggi senatore democrat. C'è da scommettere che il danno sarà tutto per Bersani. Perchè? Perchè Vendola è come la Ruthie di Bob Dylan: gli altri sanno solo ciò di cui avete bisogno, ma lui sa quello che volete.

sabato 12 marzo 2011

MACERATA - PRIMARIE SUBITO E LISTA UNITARIA DI SOCIALISMO E SINISTRA !

MACERATA - PRIMARIE SUBITO E LISTA UNITARIA DI SOCIALISMO E SINISTRA !
LA PROVINCIA DI MACERATA RINNOVERA' LA PROPRIA AMMINISTRAZIONE CON LE ELEZIONI PREVISTE PER 1L 15 E 16 MAGGIO 2010 !

LE ASSOCIAZIONI "SOCIALISMO E SINISTRA" E "LEGA DEI SOCIALISTI DELLE MARCHE" LANCIANO UN "APPELLO" AFFINCHE' LA SCELTA DEL PROGRAMMA E DEL CANDIDATO ALLA PRESIDENZA VENGA EFFETTIVAMENTE DAL BASSO... CIOE' DAGLI ELETTORI DEL TANTO DECANTATO "NUOVO CENTROSINISTRA" NATURALMENTE PER BATTERE LE DESTRE !

QUINDI IN PRIMO LUOGO, AUSPICHIAMO SUBITO....( SE SI VUOLE SI E'ANCORA IN TEMPO) UN PASSAGGIO DI PRIMARIE...ANZITUTTO DELLE IDEE E DEL CANDIDATO ALLA PRESIDENZA DELLA PROVINCIA DI MACERATA......


IL PARTITO CHE NORMALMENTE EVIDENZIA LA PRIMOGENITURA DELLE PRIMARIE NON CI VENGA A DIRE CHE E' TROPPO TARDI....O SI SENTE AUTOSUFFICENTE O PREFERISCE ALLEARSI CON I SOLITI CESPUGLI DI CORTE O ADDIRITTURA CON I CENTRISTI....NESSUN PROBLEMA......SI PRESENTINO ALLE PRIMARIE DEL "NUOVO CENTROSINISTRA MACERATESE" !!!


IN SECONDO LUOGO AUSPICHIAMO LA FORMAZIONE DI UNA LISTA UNITARIA ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE CHE METTA INSIEME LA MIGLIOR TRADIZIONE DELLA SINISTRA MACERATESE...PENSIAMO A TUTTA L'AREA SOCIALISTA E DEMOCRATICA, AL NUOVO MOVIMENTO GUIDATO DA "NICHI VENDOLA" (CHE CONSIDERA SeL SOLO UN INIZIO PER UNA SCOMPOSIZIONE E RICOMPOSIZIONE DELLA SINISTRA NEL SOCIALISMO) , AL MONDO AMBIENTALISTA, A TUTTE LE ORGANIZZAZIONI CIVICHE LOCALI CHE SONO DELLE GRANDI RISORSE SIA PER LE IDEE CHE PER GLI EVENTUALI CANDIDATI.... E A TUTTE LE COMPAGNE E I COMPAGNI SENZA UNA PARROCCHIA CHE VOGLIONO DARE IL LORO CONTRIBUTO......

NATURALMENTE AUSPICHIAMO ANCHE CHE CHI ANDRA' A CANDIDARSI IN UNO DEI 24 COLLEGI DELLA NOSTRA PROVINCIA SI SIA ACCORTO CHE ORMAI IL MURO DI BERLINO E' CADUTO DA ANNI.....

DIAMO LA POSSIBILITA' A TUTTI DI LEGGERE QUESTO APPELLO

GRAZIE !


domenica 6 marzo 2011

LA LEGA DEI SOCIALISTI DEL NORD EST SCRIVE A NICHI VENDOLA

LA LEGA DEI SOCIALISTI DEL NORD EST SCRIVE A NICHI VENDOLA

Caro compagno Nichi Vendola,

celiando sul fatto che la nostra Lega dei Socialisti del Nord Est è appena nata (il 5 di febbraio, a Trieste), potremmo esordire scrivendo che è fisiologico che i neonati strillino, e spetta al genitore premuroso prestare attenzione al loro pianto, per comprenderne le cause.

Non pensare, però, che questa lettera sia solo un querulo cahiers de dolèance: è anzitutto un invito ad andare avanti nel tuo entusiasmante progetto, ed un grazie.

Grazie perché sono state proprio le tue parole, pronunciate al Congresso di Firenze ed in altre occasioni, ad invogliarci a costruire questo ponte, la Lega, tra socialisti già attivi in SeL e compagni della sinistra del PSI.

Sai bene quanto noi che un ponte serve non soltanto a “passare dall’altra parte”: serve, prima di tutto, a mettere in comunicazione le persone, a favorire gli scambi – scambi che possono essere culturali, politici, di opinioni. Attraverso la Lega, puntiamo a coinvolgere compagni incerti e delusi, ma anche quanti, ostili od indifferenti al mondo della politica odierna, assistono sgomenti al cataclisma che c’investe, di cui la vicenda Mirafiori è niente più che un sintomo.

Propedeutica a qualsiasi intervento su una società ammalata ed ingiusta è l’edificazione di una grande Sinistra, una Sinistra – l’hai detto tu - che si ispiri ai valori (anzitutto) morali del Socialismo italiano, e che sia capace di guardare avanti, molto avanti.

Caro Nichi, amiamo ripetere con te che SeL è il seme che deve morire per dar vita ad una nuova, rigogliosa pianta. Ecco: noi socialisti vogliamo fare la nostra parte, stare al tuo fianco in un progetto tanto ambizioso quanto necessario ad un’Italia abbrutita ed imbruttita.

E’ però indispensabile che il tuo partito, SeL, ci consenta di porgere il nostro contributo, non sbarri la strada, non diffidi di noi.

Talvolta, nel Triveneto ed anche altrove, noi socialisti in SeL siamo trattati come degli “intrusi”, tollerati più che amati. Quelli che hanno scelto, invece, di rimanere nel PSI – pur condividendo la tua impostazione e magari solamente per ragioni affettive, o perché ritengono che il Partito di Nenni, Pertini e Lombardi non meriti di morire (post?)craxiano – sono invece considerati estranei, stranieri: più dell’ideale, conta la tessera. Tutto ciò rattrista ed ancor più preoccupa, perché rappresenta un ostacolo su quella strada che ci inciti ad intraprendere.

Per saper parlare ad ognuno quando sarà “grande”, la nuova Sinistra che vai costruendo deve esercitarsi sin da “piccola” alla buona, vecchia arte del dialogo. Deve essere inclusiva, non esclusiva; deve dare un segnale inequivocabile di discontinuità rispetto ad un passato di settarismo, incomprensioni, futili litigi. Deve essere migliore degli “altri”, non può accontentarsi di essere un po’ meno peggio.

Ti segnaliamo, a titolo di esempio, il caso di Trieste, dove la Federazione socialista, da sempre in odor di eresia per il suo “anticonformismo” – cioè per il suo ostinato ancoramento a sinistra – ha proposto al locale coordinamento di SeL un accordo, in vista delle amministrative di maggio, che faccia da prologo ad un’intensa collaborazione futura. I Socialisti offrivano – ed offrono – di rinunciare al proprio simbolo, e di concorrere nelle liste di Sinistra Ecologia Libertà. Lo scopo dell’iniziativa era quello di dare un secondo segnale di unità a sinistra, dopo quello lanciato sostenendo, assieme alla FdS, la bella candidatura Andolina alle primarie di dicembre, ma la risposta è stata un secco no: lo Statuto, sostengono, lo vieterebbe. Può darsi, e in ogni caso gli Statuti sono importanti; ma la Politica (quella con la maiuscola), e l’esigenza di cambiare passo lo sono un po’ di più, anche a tacere della particolarità della situazione triestina.

Carissimo Nichi, non permettere che formalismi e piccinerie uccidano il seme anzitempo! Te lo chiediamo in nome del comune ideale socialista; te lo chiediamo perché abbiamo fiducia in te e nel tuo sogno, che è anche il nostro.

Il cammino va percorso insieme, e tu lo sai.

Ti alleghiamo il testo del discorso con cui il nostro Segretario, Norberto Fragiacomo (PSI) ha concluso i lavori del Convegno di Livorno del 19 febbraio, al quale hai inviato un apprezzatissimo indirizzo di saluto.

Un saluto fraterno, ed un invito ad essere nostro ospite non appena i molteplici impegni te lo consentiranno.

Padova, 6 marzo 2011

Per la LEGA DEI SOCIALISTI DEL NORD EST

il SEGRETARIO

Norberto Fragiacomo

il VICE-SEGRETARIO

Paolo Trovato

il VICE-SEGRETARIO

Augusto Da Rin


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