lunedì 27 gennaio 2014

Le tre mosse di Renzi ereditate da Togliatti e De Gasperi


di Carlo Patrignani

L’anomalia patologica, iscritta nella ‘repubblica parlamentare’, nel sistema parlamentare dei due fratelli siamesi, Camera e Senato, per consentire l’occupazione dello Stato e dei suoi apparati ereditati dal ‘Ventennio fascista’, al sistema dei partiti, la partitocrazia, cui non si e’ voluto e non si vuole porre rimedio, sta in un sistema bloccato che ha impedito, e impedisce, l’alternanza al governo tra partiti diversi, come avviene nella maggior parte dei paesi europei. Questa anomalia patologica fu il frutto amaro dell’accordo tripartitico del ’47 tra la Dc di Alcide De Gasperi, il Pci di Palmiro Togliatti e il Psi di Pietro Nenni che, per il complesso del ‘tiranno alle porte’, rifiutarono ‘la repubblica presidenziale’ del Partito d’Azione, che, basata sul modello anglosassone, aveva il merito di mettere nelle mani del popolo la scelta di un governo gia’ sostanzialmente precostituito, epurato dal malcostume della dittatura irresponsabile e dalle fiacche consuetudini del decrepito parlamentarismo fascista. E, con una facciata adorna di solenni quanto simboliche dichiarazioni di diritti, aprirono le porte al ‘tiranno democratico’ che, tolta la camicia nera e riposto l’olio di ricino, ha dominato incontrastato per piu’ di trent’anni: la Dc che, di volta in volta, si e’ servita ai due ‘forni’ disponibili: destra e sinistra. Ed oggi con il declamato ‘innovatore’ di turno, Matteo Renzi, quest’anomalia patologica si rifa’ bellamente il trucco, l’Italicum, portando con se tutta l’eredita’ del ‘Ventennio berlusconiano’, frutto amaro della inerzia e della avversione della sinistra di rinnovarsi nel socialismo europeo, davanti al fallimento delle due ideologie dominanti: il comunismo storico, nel mito dell’Urss e la religione cattolica, nel mito della Dc. Come un tempo lontano Palmiro Togliatti e Alcide Gasperi, oggi Matteo Renzi e Silvio Berlusconi cambiano ‘verso’ alla storia di un Paese che, smarriti i valori fondamentali del socialismo delle origini: liberta’, uguaglianza, laicita’, giustizia sociale, scivola sempre più nelle maglie della ‘dittatura’ dei mercati finanziari e del potere temporale. Un tempo, si sognava a occhi aperti il ‘vento del Nord’, la fine del Ventennio fascista, l’epurazione del vecchio nella costruzione del nuovo Stato repubblicano, la partecipazione ampia e diretta del popolo tramite partiti e sindacati alla vita politica, la separazione tra Stato e Chiesa. Ma Togliatti e De Gasperi, in tre mosse cambiarono ‘verso’ al sogno del ‘vento del Nord’: 1) lasciarono, con il decreto di amnistia del ’46, il vecchio – magistrati e burocrati, esercito e gerarchi, intellettuali e collaborazionisti, giornalisti e delatori – nel nuovo Stato repubblicano; 2) inserirono nella Carta Costituzionale i Patti Lateranensi stipulati da Mussolini e Pio XI, con  cui Chiesa e Regime si erano legittimati reciprocamente; 3) costruirono “la repubblica parlamentare”, con il consenso del Partito Socialista Italiano, con cui si divisero, per ‘consociativismo’, il Potere: il Governo non dipendeva dal Parlamento, ma dalle segreterie dei partiti sbarrando la strada ad ogni sistema dell’alternanza tra partiti diversi. Lo stesso sta facendo Renzi: 1) ha lasciato, con il decreto della ‘profonda sintonia’, il vecchio, quanto prodotto dal Ventennio di Silvio Berlusconi, recuperandolo dai servizi sociali a una nuova Costituente, nel transito verso un regime ancora piu’ stringente; 2) ha dato ‘il via libera’ alla campagna anti-abortista dI Papa Francesco, in ‘profonda sintonia’ con il conservatore e cattolico, Mariano Rajoy, con il voto di sette eurodeputati del Pd al Parlamento europeo contro la risoluzione di Edite Estrela per l’aborto diritto umano delle donne da garantire ‘sicuro e legale’ in ogni Paese dell’Ue e con l’avvio della costruzione dei ‘cimiteri per feti’; 3) ha escogitato un sistema elettorale, l’Italicum, che, in rotta di collisione con le disposizioni della Corte Costituzionale, assegna un premio di maggioranza del 18% a chi arriva al 35% dei voti, portandolo al 53% su liste bloccate e senza preferenze: in piu’ una soglia dell’8% per non essere ricattati dai piccoli partiti. Dunque, un sistema confezionato su misura per i due maggiori partiti: Pd e Forza Italia! Unica nota stonata: un tempo ad essere emarginato fu il ‘fastidioso’ Partito d’Azione, oggi non c’e’, nessun partito che valga, neppur lontanamente, quel Pd’A. E allora non resta che mettersi al lavoro e ricostruire quanto c’e’ da ricostruire da parte di quanti non accettano il ‘moriremo democristiani’, titolo dell’ultima fatica letteraria del catto-comunista Giuseppe Vacca, ma che, per dirla con Antonio Gramsci, sono convinti che “anche quando tutto sembra perduto bisogna mettersi tranquillamente all’opera ricominciando dall’inizio”, ossia dal socialismo delle origini.

martedì 14 gennaio 2014

PSI MARCHE - Verbale riunione della Commissione Regionale di Garanzia con il Segretario Regionale













La Commissione Regionale di Garanzia composta da Paolo Caporelli, Lorenzo Catraro, Giuseppe Iacopini, Riccardo Morelli, ha eletto il proprio presidente nella persona del Compagno Lorenzo Catraro, di concerto con Il Segretario Regionale Luciano Vita, come prescritto dalla circolare esplicativa per la celebrazione dei congressi, preso atto che il Responsabile nazionale organizzazione INCARNATO, in risposta al quesito sollevato da Luciano Vita su sollecitazione delle Federazioni di Ancona e Pesaro, ha comunicato che i congressi Provinciali devono tenersi necessariamente prima del Congresso Regionale,
ha stabilito quanto segue:

Il Congresso Regionale PSI MARCHE si terrà
SABATO 15 FEBBRAIO 2014 dalle ore 10.00
presso il Conero Break, via Albertini n. 6 - 60131 Ancona
alla presenza del Tesoriere Nazionale del Partito :
ON. Compagno ORESTE PASTORELLI 


Nell'ordine del giorno, che sarà predisposto successivamente, dovranno essere specificati:
  • il luogo,
  • l'ora di inizio dei lavori,
  • l'elezione del presidente,
  • l'elezione della commissione verifica poteri,
  • la relazione del segretario,
  • i saluti degli altri partiti,
  • il tempo necessario per gli interventi, prevedendo l'orario per la votazione degli organismi.
Al fine di comporre la platea congressuale di 40 delegati, la Commissione Regionale di Garanzia integra i 20 delegati nazionali con un numero di ulteriori 20 delegati, ripartiti in misura proporzionale ai risultati conseguiti dalle diverse mozioni che si sono confrontate nei Congressi Provinciali; l'indicazione dei nominativi sarà fornita alla Commissione Regionale di Garanzia dai responsabili delle mozioni in campo, in accordo con le federazioni provinciali.
Le candidature alla carica di Segretario Regionale, con il documento politico e programmatico collegato a ciascuna di esse e qualsiasi altra comunicazione, dovranno pervenire entro le ore 12.00 del giorno 31/01/2014 all'indirizzo email della Commissione Regionale di Garanzia e del Terzo Congresso PSI Marche: info@socialistimarche.org
Il Segretario Regionale viene eletto direttamente dal congresso a scrutinio palese, con le stesse modalità con le quali è stato eletto il segretario nazionale al congresso di Venezia:
votazione del documento collegato alla candidatura per la Segreteria Regionale.

La Commissione Congressuale Regionale:
ha stabilito di predisporre un modello uniforme di verbale congressuale che sarà inviato a tutte le federazioni;
  • ha chiarito anche che i Congressi Sezionali, la cui celebrazione è autorizzata e non già obbligatoria ai sensi della circolare esplicativa citata, potranno essere tenuti dopo il Congresso Regionale nelle sezioni che hanno un numero di iscritti pari o superiore a 20;
  • ha stabilito che ciascun iscritto dovrà trasmettere alla Segreteria Regionale, quale responsabile pro tempore del tesseramento, copia della ricevuta di versamento della quota associativa pagata per l'anno in corso;
  • ha approvato la proposta secondo la quale l'iscritto che, alla data di scadenza del tesseramento in corso, non abbia rinnovato l'adesione, decade immediatamente da tutte le cariche di partito.
I Congressi Provinciali, di concerto con i rispettivi referenti, saranno celebrati nelle seguenti date:
ASCOLI PICENO – 02/02/2014 ad Ascoli Piceno
FERMO – da definire
MACERATA – 14/02/2014 a Civitanova Marche alla presenza del segretario nazionale Riccardo Nencini
ANCONA – 09/02/2014 a ???
PESARO – da definire
Su convocazione dei rispettivi Segretari Provinciali, sentite le Commissioni Provinciali di Garanzia.

[ In vista delle elezioni amministrative di primavera nelle città di Fano e Ascoli Piceno, la Segreteria propone di organizzare eventi e manifestazioni in quelle realtà.]

La Commissione Regionale di Garanzia 
Il Presidente
Dott. Ing. LORENZO CATRARO

Giuseppe Saragat ed il Socialismo Vivo....

di Giuseppe Giudice
A casa mia il nome di Saragat era quasi impronunciabile. Mio nonno materno (che era il segretario amministrativo della Fed Psi di Potenza a cavallo degli anni 50 e 60) preferiva che fosse eletto Fanfani piuttosto che Saragat alla presidenza della Repubblica nel 1964. Sono ricordi lontanissimi, avevo 8 anni, eppure vivi. Questo per dire come nei vecchi socialisti del PSI era considerato il capo della socialdemocrazia italiana. Poi ho letto una serie di saggi e di interventi del presidente Saragat tra il 1927 ed il 1947, che mi hanno fatto rendere conto di come Saragat abbia quasi sempre avuto ragione. E lo dice un socialista di formazione lombardiana. Peppino Saragat è stato , dopo Mondolfo, ed insieme a Basso, il più grande interprete del pensiero di Marx nel socialismo italiano. Amico ed allievo del leader del socialismo austriaco e dell'austromarxismo, Otto Bauer (che apprezzava molto al sua elaborazione teorica) tentò con successo di dare al pensiero di Marx quella connotazione umanistica, democratica e libertaria contrapposta ed alternativa a quella giacobina ed autoritaria del leninismo e delle sue varie derivazioni. E lo fece con una attenta e minuziosa lettura dei testi. Saragat , che visse diversi anni in Austria, conosceva bene il tedesco e pare che abbia letto tutto il Capitale nella lingua originaria. Certo un certo Togliatti pare che abbia detto che Saragat aveva letto molti libri , ma con scarso profitto. Ma evidentemente mi fido più del giudizio di un gigante del socialismo democratico come Bauer che di un servo di Stalin come Togliatti. Saragat sostenne il patto di Unità d'azione tra socialisti e comunisti in virtù della difesa dal fascismo e dal nazismo trionfante. Ma sempre difendendo le ragioni della autonomia socialista nella sinistra. E nel 1939 , dopo la firma del patto Ribbentrop-Molotov , che inizia ad avere seri dubbi forse influenzato dal giudizio del grande teorico del marxismo democratico e socialista austro-tedesco Hilferding, il quale vedeva nel patto Hitler-Stalin quella tendenza ad una convergenza tra i fascismi ed il bolscevismo. Poi naturalmente l'attacco tedesco all'URSS nel 1941 cambiò molte cose. Ma è indubbio che in Saragat, come in altri socialisti che pure avevano sostenuto i fronti popolari (vedi Leon Blum in FRancia) si accentua la critica profonda verso il comunismo sovietico. Saragat nel 1947 aveva perfettamente ragione a contrastare la idea folle di Nenni e Morandi di fare le liste comuni con il PCI ed annullare la autonomia socialista. La sinistra non vive senza autonomia socialista, ce lo dice la storia d'Italia e di Francia. La unità tra partiti che rappresentano interessi sociali comuni non può annullare o nascondere le differenze che vanno dialettizzate. Ho però un rimprovero da fare a Peppino Saragat. Sbaglio gravemente a fare la scissione. Se avesse fatto la battaglia nel partito la avrebbe vinta perchè la sua posizione era molto più forte di quella di Nenni e Morandi. E quella scissione fu una sciagura per la sinistra italiana perchè diede al PCi il primato e ci costrinse ad un regime di democrazia bloccata. Inoltre Saragat (che era partito da posizioni neutraliste) entrò in un governo centrista assumendo posizioni esageratamente filo-atlantiche. Nenni stesso disse (lo rivelò Tamburrano) che se Saragat fosse rimasto nel partito gli avrebbe evitato di fare quegli errori fatali. Paradossalmente chi continuò la battaglia autonomista nel PSI furono quegli ex azionisti come Lombardi e Foa , che Saragat rifiutò di prendere nel PSLI. Un vecchio compagno socialista di Potenza mi rivelò (un fatto che mio nonno ha sempre rimosso) che mio nonno e suo fratello che erano nel 1946 nel Partito D'Azione ebbero l'indicazione da Lombardi (allora segretario del P-D'Az) di trattare con i saragattiani. Poi la cosa sfumò a livello nazionale. In realtà Lombardi, Foa e Saragat avevano del socialismo idee molto simili. E' l'assurdità di una politica italiana tagliata dalla Guerra Fredda che li ha mantenuti divisi. Ma oggi questo patrimonio ideale lo dobbiamo recuperare riattualizzandolo, ovviamente. Visto anche il fallimento. senza se e senza ma, del postcomunismo.

martedì 7 gennaio 2014

P A R T I T O

P A R T I T O
IL CONSIGLIO NAZIONALE E' CONVOCATO SABATO 11 GENNAIO 2014 ALLE ORE 11.00 c/o HOTEL EUROSTARS ROMA AETERNA,VIA CASILINA 125, ROMA.



CIRCOLARE ESPLICATIVA
PER I CONGRESSI ORGANIZZATIVI REGIONALI, PROVINCIALI E SEZIONALI DEL PSI



LA DERIVA - di Giuseppe Giudice

di Giuseppe Giudice
Renzi più che a Fonzie somiglia ad un Pieraccioni prestato alla politica. Con più cattiveria. Ma è come se un personaggio dei film del comico toscano diventasse segretario del maggior partito italiano (o post-partito come qualcuno ha scritto). Talvolta la realtà supera la fantasia, soprattutto nella Italia della II Repubblica. Ma , come ho cercato di spiegare, il nuovo Pieraccioni è il frutto dela deriva inevitabile di un partito senza identità Tentare di contestare il Pieraccioni non mettendo in discussione le radici fondative del PD è pura follia. Il limite dei Bersani, Epifani e Pittella è stato proprio questo, pensare di costruire qualcosa che somigliasse alla socialdemocrazia senza superare e mettere in discussione il PD e la sua fondazione. Del resto mi si potrebbe fare una obiezione più che fondata : ma come è possibile che dirigenti del PD possano mettere in discussione le ragioni (molto malferme) su cui il PD si è fondato. Sarebbero in palese contraddizione con se stessi. Per cui hanno solo tentato di dare una "interpretazione estensiva" di quelle malferme ragioni fondative. Il che ha solo fatto crescere la confusione. E comunque un partito senza identità può reggersi solo su un precario equilibrio tra notabili e capi-bastone o su una forte personalizzazione del soggetto speculare al berlusconismo ed al grillismo. Quando l'equilibrio tra i feudatari provoca un impasse e fa perdere voti si ricorre a Pieraccioni. E' questa la logica conclusione della incapacità del postcomunismo di dare una identità politica e culturale alla sinistra compatibile ed in linea con i socialismo democratico. Anzi una grossa parte de PDS ha fondato sull'antisocialismo o sull'a-socialismo la propria ragion d'essere. Questo doveva servire a due scopi: il primo scaricare su Craxi ed il PSI tutti i malanni della I Repubblica. Il secondo la pretesa contestualità del superamento di socialdemocrazia e comunismo (una grossa cazzata) era in linea con la deriva opportunistica del gruppo dirigente PDS che ha accettato il mercatismo liberista per farsi legittimare dal capitalismo finanziario globalizzato. Vedete: Tony Blair il thatcherismo se lo è trovato. La sua grave colpa è di aver cercato un compromesso con esso e di , aver tentato di modificare il meccanismo strutturale che produceva squilibri e diseguaglianze. E aver tentato solo di attenuare gli effetti di quel modello senza incidere sulle cause. Le varie III vie sono un rinnegare i principi del socialismo democratico. E per questo possono essere criticate solo da chi crede nel socialismo democratico non certo dai neocomunisti colti da attacco di bile. In Italia il mercatismo liberista è passato grazie ai postcomunisti ed ai postdemocristiani demitiani organicamente legati al finanzcapitalismo (vedi Prodi). Verso Craxi si sono fatte due tipi di critiche . Le prime giuste, le altre profondamente errate e frutto di grosse mistifcazioni. Le prime che sono soprattutto state fatte dagli stessi socialisti critici come Ruffolo e Formica, si appuntano sul bonapartismo autoritario con cui Craxi ha gestito il PSI. Che poi ha prodotto gravi degenerazioni ed ha poi gravemente esposto il partito agli attacchi di coloro che lo volevano vedere soccombere. Da Panebianco a Scalfari ad Occhetto. L’altra critica è totalmente campata in aria ed è frutto delle mistificazioni di chi basa la sua esistenza de distorcere le posizioni altrui. Parlo ovviamente dei neuro e dei funeralcomunisti. Craxi non era affatto un liberista, anzi era un antiliberista convinto. Soprattutto per questo è stato fatto fuori Non certo per le sue colpe vere. Il golpe postmoderno di Mani Pulite era intenzionato a rendere impotente la politica rispetto allo strapotere del finanzcapitalismo. Craxi si era opposto alla privatizzazione delle aziende aventi un valore strategico ed ha difeso fino alla fine il ruolo della economia mista e della programmazione. Esattamente come altri socialisti europei del tempo come Mario Soares, Michel Rocard e lo stesso Lafontaine di allora. Sono stati i postcomunisti , per essere legittimati, a rendersi totalmente subalterni. Poi ci sono stati i massimalisti affabulatori, alla Bertinotti, che si sono creati una rendita di posizione da ceto politico, su una denunzia dei tradimenti altrui intrecciato con una spiccata tendenza ad accordi sottobanco con gli stessi traditori. Non avendo alcun progetto al di fuori delle chiacchiere e del distintivo. Così si è suicidata la sinistra itaiana. Per chi ha una conoscenza non mistificata della migliore socialdemocrazia europea , sa benussimo che i punti forti di quel progetto sono la economia mista, la programmazione e la democrazia economica (e non solo il Welfare). IL tanto citato manifesto di BAd Godesberg parla esplicitamente di un ruolo della impresa pubblica nei settori strategici , come primario strumento di regolazione del mercato, una impresa pubblica non gestita in modo burocratico ed autoritario (come nel sistema sovietico) ma tramite la partecipazione democratica e la coperazione sociale responsabile di lavoratori e cittadini. Cosi come nei settori dei beni pubblici (acqua energia). Chi oggi parla di “beni comuni” ha scoperto l’acqua calda. E’ tutta roba che sta nella tradizione del socialismo democratico. Semmai occorre costantemente ricordare al socialismo europeo di restare fedele ai suoi presupposti. Questo è il vero compito di una sinistra seria. Non quella di pretendere di immettere iniezioni di un neocomunismo che è figlio di un insanabile fallimento storico. Il guaio vero è che in Italia la demonizzazione del socialismo italiano (che ha prodotto i Lombardi, i Giolitti ed i Ruffolo) ha privato la sinistra di un polo dialettico in grado di contribuire al suo orientamento. Il problema vero della sinistra italiana è la sua totale incapacità di recuperare il socialismo democratico. La sua totale incapacità d una seria elaborazione culturale (Fabrizio Barca ha ben messo in evidenza come l’ultima vera elaborazione della sinistra fu quella del “nuovo corso socialista” dal 1976 al 1982. Ma se in Italia si chiacchiera a vanvera di progressismi senza sesso di sinistre digattivate, come si fa a recuperare un minimo di serierà . Quando vedo i Cuperlo ed i Fassina che si guardano bene dal solo pronunciare la parola socialismo, come posso credere che costoro possano costruire una credibile alternativa a Peraccioni ? Non ci prendiamo in giro. Per questo io credo che, pur tra difficoltà enormi , vada ripreso il discorso di ricostruire una soggettività politico-culturale socialista. Ci sono difficoltà enormi perché questo (ma l’ho già detto) è un paese a cui sia Berlusconi che Santoro hanno fatto il lavaggio del cervello, in cui c’è un preoccupante e grave analfabetismo di ritorno (sia culturale che politico). Ma non si può neanche accettare che le cose continuino ad andare vanti così. Una soggettività socialista non può limitarsi a essere una sorta di accademia postkeynesiana. Il postkeynesismo va benissimo se si inquadra in un progetto di società, come magistralmente fa Giorgio Ruffolo (nonostante i suoi 87 anni). Un progetto di società che è quello del socialismo democratico del XXI secolo come i compagni del Gruppo di Volpedo hanno indicato. Ho aderito al progetto della Rete Socialista perché si muove in continuità con il Gruppo di Volpedo. Nel suo cercare di costruire una soggettività politico-culturale socialista in grado di interlcuire con pezzi dei malandati soggetti esistenti , Ma da posizioni di autentica autonomia. Senza essere subalterni o caudatari delle non esaltanti dinamiche interne dei post-partiti esistenti.

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