venerdì 31 luglio 2009

Toscana, arriva il quorum al 4%.
Polemiche in SeL per il sì Socialista


Il Consiglio regionale della Toscana, con i voti di Pd, Pdl e del partito di Nencini, ha approvato la riforma della legge elettorale. Lanfranco Turci: «Il mio segretario assesta un colpo mortale a Sinistra e libertà». I Verdi: «Ora spieghino le loro motivazioni»


http://www.terranews.it

31/07/09 - Alla fine il monolite bipartisan composto da Partito democratico, Popolo della libertà, Alleanza federalista e Partito Socialista l’ha spuntata. Ieri il consiglio regionale della Toscana ha approvato a maggioranza il maxiemendamento sulla legge elettorale. La nuova normativa prevede la riduzione del numero dei consiglieri regionali da 65 a 55, una soglia di sbarramento al 4 per cento e l’applicazione del metodo d’Hondt, cioè la ripartizione dei seggi che premia i partiti maggiori. Inoltre, c’è l’incompatibilità tra le cariche di assessore e quella di consigliere e la possibilità di un listino regionale che permette di presentare fino a 5 candidati fissi in ogni circoscrizione.


Hanno votato a favore Pd, Ps e i gruppi di centrodestra. Contrari Udc, Verdi, Sd, Pdci, gruppo misto, Rifondazione comunista. I partiti minori si sono opposti presentando numerosi emendamenti e provando a fare ostruzionismo. La maggioranza, con l’appoggio del Pdl, per questo ha presentato un maxiemendamento che ha permesso di arrivare al voto finale.

Al centro del caso, che vede i Socialisti votare in sintonia con Pd e Pdl, la posizione del presidente del Consiglio regionale, carica ricoperta fin dal 2000 da Riccardo Nencini. Segretario nazionale di un partito che partecipa al progetto politico nazionale di Sinistra e libertà, in Toscana “cede” all’offerta di una personale rielezione sicura nella lista vicina al Pd, Toscana democratica.

E vota una legge che taglia le gambe alle aspirazioni di SeL di rieleggere rappresentanti nel futuro Consiglio. «Il voto dei socialisti toscani a favore della nuova legge elettorale regionale con lo sbarramento al 4% è un fatto di gravità eccezionale - ha affermato Lanfranco Turci, membro della segreteria del Ps -, perché avalla una legge che è peggio del porcellum di Calderoli.

Il segretario nazionale Nencini smentisce la linea decisa all’ultimo Consiglio nazionale del partito e assesta un colpo micidiale al progetto di Sinistra e libertà». Quindi, fuoribondo, annuncia: «Rassegno le mie dimissioni dalla segreteria nazionale del Ps per non restare a fare da copertura di una linea politica ondivaga». Fabio Roggiolani, consigliere regionale verde, attacca: «Una legge liberticida.

Con i Socialisti toscani sospenderemo ogni rapporto di coalizione. Stiamo anche valutando se promuovere tre referendum su Statuto, nucleare e reintroduzione delle preferenze». Giudizio «estremamente negativo» anche dal capogruppo del Sole che ride Mario Lupi: «In Toscana il centrosinistra governa da quindici anni e non abbiamo mai avuto problemi tali da compromettere i nostri rapporti politici». E ora Sinistra e libertà? «Il progetto va avanti. Sta ai Socialisti spiegare le loro motivazioni ».

Il governatore Claudio Martini si è detto convinto che il pluralismo di voci non mancherà. «Ho già lanciato alla sinistra e alle forze della maggioranza - ha detto - una proposta per aprire da settembre un cantiere di lavoro per costruire le condizione politiche di una rinnovata coalizione per la prossima legislatura». Intanto, il bipartitismo coatto s’è impossessato anche della Toscana.


Abruzzo: la ricostruzione?
La pagano i terremotati.
I rimborsi? Poi…


Fonte: gliscomunicati.net

I primi inganni del Maxi Decreto N° 39/2009 sulla ricostruzione in Abruzzo, si palesano. Prima di tutto agli Abruzzesi, ed i Media nazionali continuano ad occultare notizie ed informazioni preziose a tutti i cittadini italiani, relativamente al post sisma. Si deve infatti riflettere su un punto. Se da un lato in questo caso abbiamo i protagonisti passivi del fatto – i terremotati – è necessario pensare che, ogni terremotato abruzzese potevamo o potremmo un giorno essere noi. Con la conseguenza di ritrovarci nelle stesse identiche condizioni dei nostro connazionali che attualmente hanno un bel da fare per far si che vengano riconosciute loro, dignità ed accuratezza delle operazioni di ricostruzione. Il punto in questione, è la nota dolente relativa agli stanziamenti per la ricostruzione. Ricordo ai lettori che, pur con promesse verbali di ben otto miliardi per la ricostruzione in Abruzzo, da parte del mondo politico, la realtà dei fatti palesa – all’interno del Decreto in questione – una somma di circa cinque miliardi, da trovare e da utilizzare da qui al 2032. C’è poco da scialare e da dormire sonni tranquilli. Questi stanziamenti appunto, sembra che dovranno intanto esser messi dagli stessi terremotati. Per intero. Che potranno poi, richiedere allo Stato il risarcimento delle somme utilizzate per ricostruire il proprio immobile distrutto dal sisma e tramite presentazione di una serie di documenti. Appare incredibile ma nella sua bizzarria, questa è la realtà dei fatti. Il denaro promesso come si dubitava, non c’è nelle casse dello Stato, che forse sperava davvero in un extra gettito fornito da ulteriori giochi di fortuna, come gratta e vinci e simili, così come si legge nel Decreto N°39. Nel documento firmato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Guido Bertolaso, relativo alle norme per l’esecuzione degli interventi, si legge infatti che i cittadini dovranno presentare: “documenti di spesa costituiti da: computo metrico estimativo redatto sulla base del prezziario regionale; fatture di pagamento; documenti attestanti l’avvenuto pagamento delle fatture (unico valido è la copia del bonifico)” ed inoltre “rapporto fotografico dello stato post-operam e delle fasi lavorative, con relativa planimetria in cui sia indicato il punto di vista di ciascuna immagine fotografica”. All’atto pratico, i terremotati dovranno prendersi cura a loro spese della ricostruzione dell’immobile disastrato, pagare quindi ogni fattura ed esibire poi la documentazione per intero, comprese fatture pagate e certificazione di agibilità da parte dell’Impresa edile costruttrice. Ed attendere poi, la restituzione degli importi pagati, ammesso che lo Stato sia poi in grado di aprire i cordoni della borsa al momento opportuno per risarcire tutti. C’è da aggiungere peraltro, che molte persone che hanno subito gravi danni strutturali all’abitazione, stavano pagando – al momento del sisma – un mutuo proprio per pagare l’immobile acquistato. Con questa decisione quindi, non si fa altro che aggiungere danno al danno. In molti, hanno visto crollare in pratica, un debito da pagare. Oggi si ritrovano a pagarlo tre volte. Questa nota dolente, va ad aggiungersi peraltro ad un’altra. Ad oggi, non è stato definito nulla di nuovo relativamente la decisione già presa relativamente al fatto che, i cittadini abruzzesi debbano riprendere a pagare regolarmente le tasse a partire da gennaio 2010. Appena otto mesi di tempo per respirare. In una regione in cui, moltissime attività commerciali, industriali e di servizi, sono ferme dal 6 Aprile, giorno del terribile sisma. In altri casi, in altri terremoti, lo Stato ha garantito un lasso di tempo più ampio, proprio in virtù del fatto che, al disagio della distruzione non venisse fatto carico ai cittadini straziati dal sisma anche quello delle gabelle da tornare a pagare, prima ancora di riassestarsi economicamente attraverso la ripresa del lavoro. Nel bailamme dei fatti e degli eventi che tengono incollati i cittadini italiani alla televisione ed alla lettura delle testate nazionali, grande è la confusione normativa e grande la non corresponsione di realtà alle garanzie date verbalmente. Questo disastro naturale, sta svelando un disastro che promette di divenire ancor più grave. La totale mancanza di concretezza e sostegno da parte dello Stato nei confronti dei cittadini, che una volta in più, stanno vivendo una società aberrante che trascende le fondamentali necessità umane e da ampio respiro ad azioni nettamente contrarie in ordine di dignità e Democrazia. Parlarne senza mai perdere il controllo della situazione, è un dovere che noi giornalisti non possiamo permetterci di dimenticare.


QUANDO IL PRIVATO E’ POLITICO


Il vizietto del premier non è una vicenda privata, ma un affare di pubblico interesse con molteplici profili politici. Un Capo del Governo coinvolto in un giro di prostitute espone la sua attività istituzionale a potenziali ricatti, con gravissime conseguenze per i cittadini.

31/07/2009 - Diceva Adorno che in materia di etica sessuale vale un solo principio: “l’accusatore ha sempre torto”. Per questo il giudizio sulle “private esuberanze sessualidi Berlusconi, va riservato ai profili politici che la vicenda propone. Profili politici molteplici che sarebbe da irresponsabili trascurare o lasciar cadere.

Non è un fatto privato che il Capo del Governo italiano è al centro di un giro di prostitute.

Non è un fatto privato che le prestazioni sessuali vengano scambiate non solo con soldi ma con favori politici. Non siamo noi a dirlo. E’ il primo argomento della Signora Veronica Lario.

Non è un fatto privato che sulla vicenda il Capo di un Governo mentisca ripetutamente, dando versioni contraddittorie. In un qualunque paese del mondo durerebbe sei minuti.

Non è un fatto privato che ci sia un Paese governato da Eliogabalo in cui i cittadini sono tenuti a conformarsi alle regole di Santa Romana Chiesa, per cui Eliogabalo , che ha il potere di fare le leggi, riserva a se qualunque libertà mentre le nega ai cittadini. Lui può fare le feste e i festini , ma i cittadini non possono mettere in piedi una coppia di fatto perché i diritti non vengono riconosciuti.

Non è un fatto privato che in un Paese ci sia non solo una doppia legalità - i cittadini sono soggetti al codice penale e il Presidente del Consiglio al Lodo Alfano - ma una doppia moralità. Io mi riservo comportamenti che per legge vieto ai cittadini. Questo avveniva nel Medio Evo, è la regola del potere premoderno.

Non è un fatto privato che i “vizi privati” di Berlusconi, il giro di prostituzione al quale consapevolmente o inconsapevolmente partecipa, espongono la stessa attività istituzionale del il Presidente del Consiglio a potenziali ricatti. In Inghilterra il Ministro della Difesa John Profumo, per molto meno, fu costretto a dimettersi.

Se si perde la sensibilità per queste cose, vuol dire che sei già “sotto il cappello del re”.

Nonostante tutto questo il Governo appare piuttosto solido e si appresta al di la di tensioni e conflitti che regolarmente si ricompongono, a governare questa legislatura per realizzare in Italia una situazione di paura.

La legge sulla sicurezza, la prossima sulle intercettazioni, le prossime sulla Magistratura e il CSM, lo scandalo nazionale e internazionale del controllo delle televisioni, configurano un lento scivolamento verso un fascismo senza fasci, un regime autoritario di tipo moderno.

Grande è perciò la responsabilità delle opposizioni.

Hanno il dovere di fare fronte comune, di mobilitarsi nelle istituzioni e nel Paese per fermare questa deriva in nome di una difesa intransigente dei valori e dei principi della nostra Costituzione, reagendo con fermezza ogni qual volta essi vengano messi in discussione.

Sinistra e Libertà, vuole essere della partita. Vuole essere strumento di sollecitazione e di stimolo alle altre forze democratiche perché cessino di procedere in ordine sparso contro un nemico insidioso, potente ma non imbattibile.


giovedì 30 luglio 2009

"AI SOCIALISTI"


di Marco di lello

Care compagne e cari compagni,
riprendo posto alla tastiera del mio pc perchè avverto il bisogno di condividere alcune riflessioni, convinto che coloro che sono socialisti, che sentono di appartenere ad una comunità in questi anni vilipesa ed emarginata, sottoposta ad ogni sorta di aggressione, devono rendersi conto che siamo giunti ad un abbrivio nel quale le proposizioni, gli scenari che si vogliono immaginare devono necessariamente misurarsi con lo stato delle cose. Mai come oggi, è necessario che si coltivi al nostro interno il seme dell'unità e della solidarietà. I mesi che verranno saranno decisivi: ci diranno cioè se il nostro partito, la nostra piccola ma orgogliosa comunità saprà compiere le scelte che ci attendono e che potranno costituire un ideale blocco di partenza per il rilancio e l'affermazione dei nostri valori in un contesto più allargato e con l'obbiettivo puntato verso il futuro. Per presentarsi a questi appuntamenti è necessario che si concretizzi e si renda apprezzabile l'esigenza dell'unità e della solidarietà tra di noi, cercando si superare divisioni che più spesso appaiono dettate da un eccesso di passione, altre volte, lo dico con rammarico, da mera strumentalità. In gioco c'è la concreta possibilità di costruire la sinistra riformista del futuro. La pietra d'angolo di questo edificio, l'essenza di ciò che andremo ad edificare sarà costituito anche e soprattutto dal portato della nostra storia e dei nostri valori al netto delle ingiustizie patite ma anche dei molti errori compiuti. Solo muovendo da tale consapevolezza il nostro partito potrà riprendere il ruolo che altrove, nel mondo ed in Europa è riconosciuto ai socialisti. Esistono le condizioni per fare si che ciò accada. Indugi, recriminazioni o improvvisati auto da fè rischiano unicamente di portare acqua a chi lavora per altri obbiettivi che confliggono nettamente con la missione che ci siamo dati. Tra di noi capita spesso di dividersi sul giudizio verso il Psi degli anni ’80-90: credo non basterebbero le pagine di Facebook o del blog per contenere la discussione ma credo utile sottolineare qui che, al di là delle diverse valutazione l’esperienza che ha portato allo scioglimento del più antico partito d’Italia sia stata determinato molto anche da una mancanza di solidarietà di quel gruppo dirigente: il germe della divisione, da sempre presente nella storia della sinistra, da quel momento si è radicata ancor più in chi di quella storia è stato protagonista. E' essenziale che, al contrario, anche coloro i quali sentono con enfasi maggiore l'orgoglio di un' appartenenza, scelgano di contribuire, pur nella diversa sensibilità che contraddistingue le loro opinioni, ad un processo che assume in sé tutti le caratteristiche che potranno vedere i socialisti attori protagonisti e non certo comprimari o figuranti. Tutto questo sarà possibile solo sotto il segno dell’unità, indispensabile perchè il cammino intrapreso è irto di trappole e ostacoli: maggiore sarà la nostra unità, maggiori saranno le possibilità di aggirarli. Se ciò, disgraziatamente non dovesse sostanziarsi il destino della nostra comunità sarà una marginale e sterile autoreferenzialità, offensiva nei confronti di una storia che resta straordinaria.

30/07/2009
MARCO DI LELLO


MOBILTAZIONE DEGLI ELETTI A SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE


Ad agosto partirà l’iniziativa promossa da Sinistra e Libertà volta a mobilitare amministratori e consiglieri eletti negli Enti Locali allo scopo di promuovere mozioni a sostegno delle fasce sociali maggiormente colpite dalla crisi economica

30/07/2009 - Nonostante i ripetuti e immotivati richiami del Governo all’ottimismo, la morsa della crisi economica e finanziaria continua a stringersi e a fare sentire la propria pressione su settori sempre più estesi della popolazione. A pagare un conto salatissimo e iniquo di questa stato di cose rispetto al quale il Governo è incapace di attuare politiche di sostegno sociale adeguate, sono soprattutto le famiglie che già incontravano difficoltà a gestire i loro bilanci ed i loro risparmi a causa del caro-vita e di una generalizzata diminuzione del potere di acquisto dei salari e della crisi che ha investito il comparto delle piccole e medie imprese.

Nel mese di agosto Sinistra e Libertà, su proposta del Partito Socialista, impegna i propri eletti e gli amministratori negli Enti Locali a presentare nei consigli provinciali e comunali mozioni o ordini del giorno che prevedano interventi a favore delle famiglie colpite dalla crisi.

LEGGI IL PDF DELLA MOZIONE


Manfredi Mangano - FGS :
Lettera aperta al Compagno Riccardo Nencini


Caro Compagno,

Mi permetto di darti del tu : sia perché dopo lunghi rimbrotti da compagni anziani sul mio togliattiano uso del Lei ho imparato la lezione, sia perché abbiamo alcune cose in comune. Gli occhiali. La passione per la Storia. Il Socialismo. Abbiamo in comune anche il fatto che proprio queste due cose si siano combinate e siamo nate assieme.


A 6 anni leggevo i libri che mia madre lasciava per casa tra un esame dell’università e l’altro. A 12 ho letto del Socialismo, di un secolo di lotte per la democrazia e il lavoro. A 15, per Natale, mi hanno regalato un libro di Ugo Intini, una biografia commovente di Craxi, che mi ha convinto definitivamente che ciò che avrei voluto fare “da grande” sarebbe stato partecipare a questa grande cosa, a questo movimento di uomini e donne verso un mondo migliore. Mi sono iscritto allo SDI nel 2005 e alla FGS l’anno dopo e da allora ho condiviso con il sudore e l’impegno il destino del nostro Partito.

Ho visto vecchi dirigenti scannarsi in cordate sull’amministrazione di società partecipate e assessorati, ho patito l’inattività totale di un partito locale addormentato, mi sono pagato da solo tessere e viaggi in mezza Italia spesso per gustarmi litigi o archeologia politica ( a proposito, aspetto ancora tutte le mie tessere del PS regolarmente pagate). Ho visto giovani dirigenti fare le medesime cose, senza nemmeno le società partecipate da occupare.

Ma ogni volta, mi trovavo a pensare che se questo era il partito di un Turci, di un Battilocchio, di una Anna Falcone, di un Alessandro Maggiani, di un Roberto Sajeva, di un Camillo Bosco, di un Matteo Pugliese, di un Andrea Pisauro, di un Antonio Matasso, di un Rodolfo Smeraldi, c’era ancora un po’ di speranza per questa nostra fradicia baracca : mi convincevo che valeva la pena andare avanti, e mi mettevo a convincere anche gli altri, compresa una nonna andreottiana e un amico trotzkista. Mi son persino meritato la scherzosa definizione (mica troppo !) di reincarnazione del compagno Villetti !

Non ho votato per te a questo Congresso, e certe mosse della segreteria (come il Lodo Alfano) mi hanno lasciato francamente terrorizzato e un po’ disgustato. Non per questo ho smesso di lavorare per il partito, nei limiti del possibile, e quando hai segnato dei punti non ho avuto problemi a condividere la linea, come sulle quattro ottime e sfortunate proposte di legge.

Ho visto con piacere la nascita di Sinistra e Libertà, e resto convinto che sia la scelta migliore per il nostro futuro, ma questo esula dal resto di questo discorso.

Il punto è un altro: il punto è che da troppo tempo a questa parte ciò che resta della nostra comunità subisce il fatto compiuto in maniera schizofrenica e con spiegazioni sibilline. Siamo arrivati al paradossale, di scomuniche tra dirigenti via o per il web. Sanzioniamo con penalità da campionato di calcio chi ha “tradito” il partito in maniera evidente, ma facciamo finta di non vedere i comportamenti quotidiani che tanti nostri piccoli cacicchi locali prediligono, e che ci hanno ridotti a un incrocio tra una bocciofila e il PRI. Da ultimo ci mancava solo la riesumazione del dibattito Craxi-Berlinguer applicato al PS e a Vendola, la Storia che dopo la tragedia si è fatta farsa, per citare Marx.

C’è un deliberato del Consiglio Nazionale, che parla di cose ben precise. C’è un deliberato successivo di un’assemblea di segretari di partito. E di fronte a questo, c’è il caso della tua Toscana, che provoca un “piccolo terremoto” con le dimissioni di una delle poche teste pensanti che ci sono rimaste.

A fronte di ciò, cosa succede ? Pieraldo Ciucchi risponde al compagno Turci con un copia incolla del suo comunicato stampa, come si farebbe con un bambino noioso. E tu ci indirizzi una lettera aperta in cui rivendichi di aver riaperto per noi il gioco delle alleanze.

Riccardo, sono 15 anni che per noi è aperto il gioco delle alleanze. Per fare cosa, ancora non si è capito. L’ultima che ci proponi a casa tua, in alleanza-confluenza col PD con una legge elettorale che tu hai definito liberticida a livello nazionale.

Riccardo, dicci sinceramente cosa vuoi fare: non mi illudo che risponderai a questo sfogo, anche se lo spero con forza e ce lo dovresti. Dovresti dirci se il nostro destino è barcamenarci fino a primavera e decidere come buttarci a seconda di come tirerà il vento.

Dovresti dirci in base a quali programmi e quali idee decideremo (o giustificheremo) la nostra scelta. E dovresti dirci se il nostro destino è diventare un pacchetto di tessere del PD in stand-by in cambio della conservazione di una presenza socialista in … Consiglio Regionale.
In quel caso, ti prego dal profondo del cuore : diccelo, prendi il coraggio di dichiarare sciolto questo Partito, e lascia che sia una Fondazione a curarne l’eredità e la storia. Se il problema è collocare i pochi dipendenti rimasti, possono lavorare per quella.

E lasciaci tutti liberi di piantare il seme di quel Rosso Fior che ci fiorì in petto dove ciascuno di noi, in Libertà, pensa possa attecchire meglio.

Credo che tu ce lo debba, e lo debba anche alla grande Storia che ti fregi di rappresentare.

Saluti Socialisti,

29/07/2009
Manfredi Mangano.


Turci: Mi dimetto dalla segreteria del Partito Socislista


Al segretario nazionale del PS Riccardo Nencini
Alla presidente del CN Pia Locatelli
Ai membri del Consiglio Nazionale

29/07/2009 - Il voto dei Socialisti Toscani a favore della nuova legge elettorale regionale con lo sbarramento al 4% è un fatto di una gravità eccezionale ,perché avalla una legge che è peggio del porcellum di Calderoli e si avvicina al modello del bipartitismo obbligato proposto dal recente referendum.Tanto più grave appare questa scelta politica perché ne è protagonista il segretario nazionale del PS Riccardo Nencini. Che così, con un atto personale, smentisce la linea decisa all’ultimo Consiglio Nazionale del partito e assesta un colpo micidiale al progetto di Sinistra e Libertà . Progetto che si era deciso invece di sostenere e di portare alla prova delle elezioni regionali del 2010.Questo voto conferma l’opzione non dichiarata di una alleanza col PD comunque e a qualunque condizione, salvo il mantenimento in una esistenza puramente virtuale di un simbolo socialista utile solo a farsi ripagare qualche riconoscimento negli assetti di potere.Dopo le elezioni europee avevo detto che pur con molti dubbi,davo la mia preferenza al tentativo di fare di SeL il soggetto nuovo di una sinistra riformista, ecologista e di governo, distinta e autonoma e in competizione/alleanza col PD. Per questo non avevo condiviso né le accelerazioni di chi irrealisticamente puntava a farne immediatamente un partito,né le posizioni di coloro che volevano bloccare il processo in nome di una autosufficienza socialista non più proponibile.Agli uni e agli altri,convergenti nel chiedere un congresso straordinario del PS, avevo obiettato di preferire una via graduale,ma chiara, di sperimentazione del progetto di SeL. Nel momento in cui il segretario Nencini butta a mare questa linea politica con un accordo di potere col PD toscano,non accetto di restare a fare da copertura di scelte non discusse e non condivise..Pertanto mi dimetto dalla Segreteria nazionale del PS e chiedo la convocazione urgente del Consiglio nazionale per esaminare la nuova situazione e convocare un congresso straordinario del partito. Aggiungo che il giorno che ritenessi che non ci fosse altro spazio per fare politica a Sinistra che all’interno del PD,ci andrei libero dai vincoli e dalle prassi che condizionano questo PS.

Lanfranco Turci


PUGLIA: PARTITO SOCIALISTA,
NULLA HA CHE VEDERE CON ALBERTO TEDESCO


30/07/2009 - In una nota la segreteria nazionale del Partito socialista esprime “piena fiducia nell’operato della magistratura e nella capacità di Nichi Vendola di mantenere il governo della regione Puglia al di sopra di qualunque sospetto e pienamente operativo nonostante gli attacchi strumentali dell’opposizione e di alcuni organi di informazione”.
“Il Partito socialista – continua la nota - ricorda che qualunque cittadino deve essere considerato innocente fino a prova contraria, anche alla luce di recenti esperienze conclusesi col ricorso anticipato alle urne mentre le indagini non erano neppure terminate, vedi in ultimo i casi Mastella e Del Turco, sottolinea di non aver nulla ha a che vedere con i ‘Socialisti Autonomisti’, lista con la quale venne eletto nel 2005 l’ex assessore Alberto Tedesco, oggi senatore del Partito Democratico, e la cui sede è stata perquisita stamane assieme ad altre sedi politiche”.


mercoledì 29 luglio 2009

LETTERA APERTA ALLE COMPAGNE ED AI COMPAGNI


29/07/2009 - E’ un tempo difficile per la sinistra italiana ed europea. Noi viviamo una stagione doppiamente delicata. Da oltre un anno fuori dal Parlamento italiano e da un mese senza rappresentanza all’europarlamento, la nostra voce troppo spesso non penetra i quotidiani e l’informazione televisiva. Eppure esistiamo. Negli enti locali, nelle comunità, nelle regioni, in molte associazioni municipali e nazionali, nella buona storia d’Italia. Esistiamo per la passione di tante compagne e di moltissimi compagni che non abbandonano un progetto e non tradiscono un’identità. Io sono tra questi. Da oggi senza qualche sassolino nelle scarpe e con la conferma di una missione da compiere in vostra compagnia:

1) In un partito piccolo, i doveri precedono i diritti. Di tanto in tanto leggo sfoghi, offese, accuse spesso senza né capo né coda che si accavallano in rete. A dir la verità, provengono quasi sempre dai soliti noti. Noti per la loro scarsa generosità e per le loro pretese. Opinioni offensive di chi non partecipa da mesi a riunioni degli organi del partito e si affida a un computer anziché al dibattito nei luoghi deputati. Compagni che portano più di altri responsabilità su quanto accaduto negli anni ’90 e si ergono ancora a Soloni e a Catoni. Non li ho mai visti preoccupati di come si paghi una bolletta telefonica del partito, di come si raccolgano firme per strada sulle nostre campagne pubbliche, acerbi perfino di un cenno di solidarietà. Vengano critiche e proposte e chi le fa sia disponibile a fare.

2) Tra le bugie che i soliti noti si scambiano, una domina sulle altre. ‘ Il 19 settembre il P.S. si scioglie’. Risposta: tutto falso. Si è aperto invece il tesseramento, procedono – e bene – gli abbonamenti a Mondoperaio, a gennaio tornerà l’Avanti della Domenica. Io il partito non lo chiudo e non lo preservo nella tristezza di un isolamento letale come fossimo appestati o, peggio, nobili decaduti.

3) La missione: salvare una storia, metterla al servizio di questa Italia e della sinistra riformista, darle un futuro. Il partito che abbiamo ereditato non era di sana e robusta costituzione. L’impegno che prendo, che segreteria e direzione hanno preso con il consiglio nazionale è di riportare i Socialisti nel gioco delle alleanze, concorrere ai prossimi appuntamenti elettorali con ‘SeL’, guardare con attenzione alle trasformazioni del centro sinistra italiano per renderlo competitivo e vincente.

Chi condivide questa strada è il benvenuto, chi la critica ma ci aiuta a costruire la casa è un ospite, chi ci giudica con presunzione, naviga tra le menzogne e non si arrotola mai le maniche si goda l’estate.

Riccardo Nencini


D'Isidoro, a settembre "il Piceno" primo punto
all'ordine del giorno in Consiglio Regionale Marche


Un serrato confronto su economia e precaria situazione di molti lavoratori del Piceno e delle loro famiglie


Ancona - 28/07/2009 - Il capogruppo Socialista alla Regione Marche Antonio D'Isidoro ha reso noto che la Conferenza dei capigruppo ha accolto unanimemente la sua proposta di anticipare al primo punto dell'ordine del giorno della prima seduta assembleare di settembre la mozione presentata a suo tempo dal capogruppo del Pdci Cesare Procaccini sui principali problemi esistenti nel Piceno. Sarà quella l'occasione, ha detto, per "un ulteriore, serrato confronto su problematiche riguardanti il tessuto economico industriale e la precaria situzione di molti lavoratori del Piceno e delle loro famiglie"


GRUPPO CONSILIARE SOCIALISTA
REGIONE MARCHE


martedì 28 luglio 2009

NENCINI: SU CASO “I SICILIANI” PARADOSSO DELLA GIUSTIZIA


28/07/2009 - “Quello che non fanno le istituzioni lo faranno i privati cittadini dando una mano concreta agli ex dipendenti della cooperativa giornalistica fondata da Giuseppe Fava,
"I siciliani"
E’ quanto afferma Riccardo Nencini, dirigente di Sinistra e Libertà e segretario del Partito Socialista, che ha aperto una sottoscrizione per aiutare gli ex dipendenti della cooperativa tra cui lo stesso figlio del giornalista assassinato dalla mafia. “Mi chiedo - afferma il leader Socialista - se sia possibile che dopo 25 anni si possa ancora essere chiamati a rispondere dei debiti del quotidiano ma soprattutto vorrei sapere dal ministro Alfano se in casi come questo, lo Stato non potrebbe almeno rinunciare ad incassare le spese processuali. Tra le stranezze della giustizia italiana, che batte cassa con i giornalisti che mantennero viva per tre anni la testata nonostante l’assassinio del suo fondatore, - conclude Nencini - c’è anche questa di chiedere non solo soldi per saldare creditori, nel frattempo morti o non più esistenti come nel caso del disciolto ente IRCAC, ma anche per la sua lentezza, per le spese di un causa fallimentare durata un quarto di secolo, interessi compresi.”


GIUSTIZIA: NENCINI,
DE MAGISTRIS RISPETTI LA CORTE COSTITUZIONALE

28/07/2009 - “Se è vero che Luigi De Magistris ha chiesto al Csm di prolungare il periodo di aspettativa per tutta la durata del mandato parlamentare europeo, la sua richiesta è da bocciare all’istante” ”.E’ quanto afferma Riccardo Nencini, segretario del Partito socialista. “La domanda – continua il leader socialista - è impresentabile sotto tutti i punti di vista. Difatti non solo è stato lui stesso a ripetere, anche recentemente, di aver deciso l’uscita definitiva dalla magistratura, ma dovrebbe almeno rispettare la decisione della Corte costituzionale. La Consulta infatti, l’8 luglio scorso, ha stabilito che un magistrato non può in nessuna maniera partecipare all’attività politica, né iscrivendosi a una partito né assumendo incarichi politici e questo vale anche per i magistrati fuori ruolo. Il caso De Magistris non è isolato e non è difficile trovare casi analoghi tra sindaci, ministri e ministri-ombra, presidenti di Regioni e Province, responsabili di partiti, ovviamente per i problemi della giustizia. Il caso dell’esponente dell’IdV è però forse più clamoroso di altri perché questo partito sul rispetto delle leggi e facendo la lezione a tutti, - conclude Nencini - ha costruito una fortuna elettorale, salvo poi ammettere per i suoi esponenti eccezioni non meno rilevanti”.
AD AGOSTO MOBILITAZIONE DEGLI ELETTI NEGLI EE.LL
A SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE COLPITE DALLA CRISI

28/07/2009 - Nonostante i ripetuti e immotivati richiami del Governo all'ottimismo, la morsa della crisi economica e finanziaria continua a stringersi e a fare sentire la propria pressione su settori sempri più estesi della popolazione. A pagare un conto salatissimo e iniquo di questa stato di cose rispetto al quale il Governo è incapace di attuare politiche di sostegno sociale adeguate, sono soprattutto le famiglie che già incontravano difficoltà a gestire i loro bilanci ed i loro risparmi a causa del caro-vita e di una generalizzata diminuzione del potere di acquisto dei salari e della crisi che ha investito il comparto delle piccole e medie imprese. Nel mese di agosto il Partito Socialista impegna i prori eletti e gli amministratori negli EELL a presentare nei consigli provinciali e comunali mozioni o ordini del giorno che prevedano interventi a favore delle famiglie colpite dalla crisi. (scarica il testo base)

lunedì 27 luglio 2009

PERCHE CONTINUARE A FARSI DEL MALE ?
Riceviamo e pubblichiamo una nota del Compagno Matteo Petracci, ex vicesindaco di Monte San Giusto , membro dell'Associazione Nazionale Partigiani d' Italia, candidato alle elezioni provinciali Maceratesi con la lista “Sinistra per la tua provincia” ( Sinistra e Liberta'), ha ottenuto a Monte San Giusto 679 voti - il 18% - e il 15% nel collegio, Primo dei non eletti.

di Matteo Petracci*

Giovedi' 23 Luglio, si è tenuto il consiglio comunale a Monte San Giusto, per l’approvazione del bilancio consuntivo. Al di là delle considerazioni di merito sul punto in questione, una cosa è saltata agli occhi del pubblico presente: il fatto che nel corso della discussione i due maggiori gruppi di opposizione si sono ripetutamente attaccati fra loro, tra l’ironia e gli sghignazzi dell'attuale giunta, battute di basso livello e assolutamente non necessaria teatrale animosità. Presentandosi divisi, i soggetti che 5 anni fa uniti avevano faticosamente vinto le elezioni amministrative, oggi hanno permesso a Lattanzi ed al centrodestra da lui rappresentato di riconquistare agevolmente il governo del comune. Ciò era così logico e prevedibile che ora riproporre le stesse divisioni per affrontare 5 anni di opposizione è un insulto all’intelligenza della maggioranza dei sangiustesi, che, è bene ricordarlo, non ha votato Lattanzi ed i suoi - è il nome che essi stessi si sono dati - “Amici in comune”.

Lattanzi e gli “Amici in comune”, infatti, nonostante alle europee il centrodestra - UDC compresa - ha raccolto a Monte San Giusto oltre il 60% dei voti, alle elezioni comunali, con il sostegno della stessa UDC, si è fermato a 2286 voti su 4627 voti validi, ovvero il 49,4%; addirittura al 44% in quartieri come Villa San Filippo. Non occorre essere analisti politici per capire il significato di questi numeri: chi ci governa, chi nei prossimi mesi e anni prenderà scelte che incideranno nella vita quotidiana e nel futuro di tutti i cittadini, di fatto è una minoranza. Chiaramente la legge prevede che ciò possa verificarsi, ma ciò non toglie che la prima vittima di questa tornata elettorale sia stato uno dei principi cardine della democrazia rappresentativa: governa chi ottiene la metà più uno dei voti.

Ora che le elezioni sono passate, però, e nella consapevolezza che le divisioni recenti hanno generato lacerazioni profonde tutte interne ai gruppi alternativi all’attuale sindaco, credo sia comunque opportuno ricominciare sin da subito a ricucire quelle fratture che hanno prodotto questi risultati, senza perdere tempo.

E’ ovvio che sarà un cammino lungo ed impegnativo. Esso avrà bisogno di umiltà per riconoscere gli errori fatti durante la precedente amministrazione, richiederà l’abbandono di ogni presunzione di autosufficienza a vocazione maggioritaria e soprattutto dovrà far avanzare la mediazione politica a discapito dei tanti, troppi, “accesi” personalismi emersi nella campagna elettorale. E’ altrettanto ovvio, comunque, che ogni giorno che trascorrerà senza che questo delicato lavoro abbia inizio, rappresenterà un ostacolo in più sulla strada che dovrà essere necessariamente percorsa. I sorrisi soddisfatti dell’attuale sindaco e degli “Amici in comune” - che hanno ascoltato le opposizioni litigare tra loro - stanno a testimoniare proprio questo.

Si dice che la storia è maestra di vita, e che questa, quando si ripete, si trasforma in farsa. Per evitare questo, per evitare che quella maggioranza di sangiustesi che non si riconoscono in Lattanzi e nel suo gruppo rivivano una nuova e dolorosa farsa, auspichiamo che chi tiene le fila dei partiti politici che hanno appoggiato un candidato sindaco e chi quelle del gruppo civico che ha appoggiato l’altro sappiano trarre la giusta lezione dalla sconfitta elettorale.

I numeri, molto spesso, parlano. Basta saper fare loro le domande giuste.

*Sinistra e Liberta'


"Con Brodolini la Costituzione entrò in fabbrica"

di ANGELO SIMONAZZI - www.avanti.it

27/07/2009 - L’11 luglio 1969, quarant’anni or sono, moriva a Lugano, l’onorevole Socialista Giacomo Brodolini che, il 20 giugno di quell’anno, in qualità di ministro del Lavoro, aveva presentato e fatto approvare dal Consiglio dei ministri - capo del governo di coalizione Dc-Psu-Pri era il parlamentare diccì Mariano Rumor - lo Statuto dei lavoratori. L’attuazione del ddl venne poi interrotta, a seguito della scissione socialdemocratica del 2 luglio dal Psi, della conseguente crisi di governo e della morte del ministro proponente, cui fece seguito, il 5 agosto, la nascita del secondo gabinetto Rumor, un monocolore democristiano. Giacomo Brodolini, che io ho conosciuto a Parma, in piazza Garibaldi, durante un suo comizio, nella campagna elettorale del maggio 1968, conclusasi in pessimo modo per il Partito socialista unificato. Al termine del comizio, mi avvicinai al compagno Brodolini, ci presentammo e ci abbracciammo affettuosamente, facendo gli auspici per una grossa (e attesa dai più) affermazione del Psu, che invece non ci fu, purtroppo. Brodolini aveva la voce molto bassa e rauca (nonostante il microfono, la sua voce si sentiva male), e mi disse - avendoglielo fatto rilevare - di essere “in cura”, senza specificarmi la causa della sua malattia, della quale venni a conoscenza in seguito. Ci salutammo di nuovo, con gli auguri da parte mia per la sua pronta ripresa, e ci scambiammo - come ci fossimo conosciuti da tanto tempo - un altro grosso e fraterno abbraccio. Fu quella la prima e, purtroppo, l’ultima volta che incontrai Giacomo Brodolini, un uomo semplice, di grande cortesia e umanità, socialista “autonomista” nenniano, come il sottoscritto, nativo di Recanati, in provincia di Macerata, nel 1920, e con una bella e buona storia politica alle spalle. Un incontro che non dimenticherò mai.Brodolini aveva preso parte alla seconda guerra mondiale, come ufficiale di complemento in Albania e in Grecia (insieme al mio indimenticato e indimenticabile Maestro, che fu il compagno socialista-cristiano - alla stregua del marsicano Ignazio Silone - avvocato penalista Piero Fornaciari, di cui è ricorso quest’anno il quinto anniversario della scomparsa: forse si sono anche conosciuti nella missione bellica in Albania e in Grecia). L’8 settembre sorprese Giacomo Brodolini in Sardegna. Aderì, quindi, al Partito d’Azione e, nel 1945, si laureò in Lettere. Dopo lo scioglimento del Partito d’Azione, Brodolini confluì nel Psi. Dal 1950, fu segretario della Federazione dei lavoratori edili nella Cgil e, nel 1955, fu nominato vice segretario generale dell’organizzazione sindacale. Eletto deputato al Parlamento, divenne vice segretario nazionale del Psi dal 1963 e, dopo la riunificazione socialista tra Psi e Psdi del 1966, nel Sessantotto fu nominato ministro del Lavoro nel primo governo Rumor.Giacomo Brodolini, nel nuovo incarico ministeriale, con l’ausilio di un gruppo di esperti in materia di lavoro (nel quale il maggior suggeritore fu il professore genovese, Gino Giugni), riprese il tema, fino ad allora trascurato, di rendere operanti nei rapporti di lavoro quei diritti di libertà, che la Costituzione repubblicana aveva introdotto nei rapporti tra i cittadini e lo Stato, individuando le prassi che erano ad essi di ostacolo e prevedendo le opportune sanzioni. Più o meno, in questi termini, il problema approdò nelle mani di Pietro Nenni, divenuto vice presidente del Consiglio nel primo governo “organico” di centrosinistra (Dc, Psi, Psdi e Pri), costituito il 4 dicembre 1963. Ma, purtroppo, non se ne fece nulla (cfr. M. Vais, “Lo Statuto dei diritti dei lavoratori”, in “Rivista giuridica del lavoro”, XV (1964), I, pp. 27 e segg.).Gino Giugni, fin dagli anni Cinquanta, era stato partecipe del dibattito sindacale, seguendo da vicino gli sviluppi della cultura sindacale della Cisl, con un marcato orientamento verso il pensiero istituzionalista americano. Già dal 1954, Giugni veniva affacciando su questo tema la tesi che una più efficace tutela del lavoratore potesse derivare soltanto da un radicamento del sindacato sul luogo di lavoro (cfr. G. Giugni – F. Mancini, “Per una cultura sindacale in Italia”, in “Il Mulino”, III (1954), n. 27, pp. 28 e segg.). L’attenzione si spostava dai diritti dei lavoratori all’effettività della tutela che il sindacato esercitava nella fabbrica e che andava quindi resa operante anche attraverso la predeterminazione di strumenti legali previsti da una legislazione di sostegno.Questa impostazione nuova veniva tuttavia guardata con diffidenza da larga parte del movimento sindacale (cfr. F. Mancini, “Lo Statuto dei lavoratori dopo le lotte operaie del ’68”, in “Costituzione e movimento operaio”, “Il Mulino”, Bologna 1976, pp. 187 e segg.), principalmente per un pregiudizio classista. L’alterità del “sindacato di classe” di derivazione marxista-leninista doveva, infatti, manifestarsi non solo nell’esercizio del conflitto industriale, come contrapposizione permanente al sistema capitalistico (per cui la stessa contrattazione collettiva era conquista di livelli superiori di forza e mai il presupposto di un rapporto istituzionalizzato), ma anche nel non cogliere il principio della tutela dello Stato, quando dall’enunciazione di diritti individuali si passava all’attribuzione di strumenti e funzioni al sindacato, che potessero configurarlo come soggetto appunto istituzionalizzato dell’ordinamento giuridico, in virtù del principio opposto, che la forza, e non il diritto, può sola governare la lotta di classe. Non deve stupire che questo arcaismo ideologico fosse, più o meno esplicitamente espresso, ancora operante, costituendo anzi proprio dopo il 1968 una mitologia in grande voga. Avvenne però, proprio in quegli anni tra il 1968 e il 1970, che le difficoltà incontrate dal sindacato nel ricomporre interamente alle radici il suo rapporto con la classe operaia, indussero a guardare con più attenzione gli strumenti che una “legislazione di sostegno” poteva offrire ad esso. Prevalse così sostanzialmente nel testo di legge dello Statuto dei lavoratori l’impostazione di Gino Giugni e il consenso intorno ad esso divenne unanime. Non è il caso che stia qui a dilungarmi nell’illustrazione della nuova legge, che è un po’ da tutti riconosciuta, dai politici ai sindacalisti, dai lavoratori e alle imprese, se non per rilevare come lo “Statuto dei diritti dei lavoratori” si collocasse nell’ordine concettuale del sindacalismo anglo-americano, inclinando al decentramento, se non alla frammentazione contrattuale e organizzativa, ispirato a un principio di “laisser-faire” collettivo, il cui vincolo era dato dall’essere calato in un contesto di mercato forte e in un tipo di società mobile, pressoché priva di tradizionali vincoli organici, dove le imprese dipendevano quasi altrettanto dal rapporto con lo Stato che da quello con il mercato, e la mediazione statale costituiva quasi sempre un “prius” piuttosto che un “posterius”.Lo Statuto dei lavoratori fu portato a compimento e proseguito - dopo la immatura scomparsa del suo ideatore Giacomo Brodolini - dall’onorevole democristiano Carlo Donat-Cattin, che succedette alla guida del Ministero del Lavoro al compianto ministro socialista, e la legge istitutiva fu approvata il 20 maggio 1970 (legge n. 300), dopo la nascita le terzo governo Rumor (Dc, Psi, Psdi, Pri), alla Camera, con 271 si, 125 astenuti (Pci) e dieci no. Il Partito comunista si astenne, ma lo “Statuto” fu votato anche dal Partito liberale!Titolò l’“Avanti!”, subito dopo l’approvazione della legge: “La Costituzione entra in fabbrica”. E un grande merito andava riconosciuto al suo ideatore, Giacomo Brodolini, e al giuslavorista Gino Giugni. Si trattò, in ogni caso, di una grande vittoria Socialista, in favore del mondo del lavoro. Che deve essere ricordata anche e, soprattutto, oggi, dove impera il contratto a termine, il precariato più diffuso e i co.co.co.

Fraterne vacanze.....

di Carolux Felix

27/07/2009 - In questa mia nota prenderò spunto serenamente dalla lettura della nota allarmata e un pochettino polemica di Emanuele Pecheux, in merito alle vacanze, per replicare in modo pacato e spero senza dilungarmi troppo, come ho fatto nella mia precedente. C’è un fervore nel nostro partito che altrove manca, e lo dimostra la passione con la quale molti partecipano alla costruzione di una nuova sinistra libera e plurale mentre altri ribadiscono le ragioni del Socialismo, quello di sempre, ma sicuramente attualizzato e proteso verso le sfide di oggi e di domani. Molta di questa passione trova sfogo nel web, perché la tecnologia si evolve e con essa anche gli strumenti di comunicazione e di confronto. Inoltre tutto questo avviene senza filtri particolari, alla luce del sole. Sembra dunque logico che si creino anche dei contrasti, delle divisioni e molto spesso anche delle polemiche accese. Dobbiamo forse averne paura? Direi di no! Anzi, direi che sono, in un momento in cui prevale la politica della reductio ad unum, di stampo padronale o predefinita da correnti inossidabili, nelle quali si impone l’esigenza di schierarsi ed allinearsi su quella di interagire in senso critico, il seme di una nuova e più vera dimensione della politica. Certamente a tutto c’è un limite, ma qual è in definitiva questo limite? Credo siano sostanzialmente due: l’impossibilità di tornare indietro verso forme di gestione clientelare e lottizzata del partito e delle sue prospettive future, in un furbesco quanto inconcludente attendismo di maniera, teso a salvare soprattutto l’interesse e il “particulare”, fino all’epurazione più sfacciata di chi prova a metterlo in discussione, e il voler per forza fare altro quando si resta ancora comodamente e solidamente in quello che altro non è, magari anche con ruoli importanti, rilanciati dai media. Se non è stato possibile svolgere un Congresso che ridefinisse la linea del partito in maniera più consona alle esigenze di oggi, non è questa una buona ragione per cercare di delegittimarsi a vicenda attraverso altri strumenti di comunicazione. Il dibattito deve restare acceso ma seguendo un minimo comune denominatore: non si torna indietro e non si diventa altro da quello che già si è, culturalmente e politicamente. Questi sono, a mio avviso, i capisaldi essenziali da salvaguardare ad ogni costo. Già Mitterand avvertiva che nella prospettiva di una vera sinistra, il Partito Socialista deve essere pronto al confronto quotidiano con tutti. E ancora Bobbio notava amaramente: “I partiti che si vengono formando oggi in Italia non hanno più nulla del partito nel senso originario della parola. Sono raggruppamenti personali e occasionali che stanno avendo un unico effetto, quello di far aumentare l’astensione elettorale, cioè il partito dell’antipartito. Il nuovo partito di sinistra deve affrontare dunque una duplice crisi, non solo quella del socialismo da ricostituire, ma anche quella della istituzione “partito”, la cui crisi inceppa addirittura il regolare funzionamento della nostra democrazia.” E noi proprio questa duplice sfida dobbiamo affrontare e vincere: ricostruire una solida base di cultura e di prassi condivisa del Socialismo, insieme ad un partito che sia istituzione non più autoreferenziale e personalistica, ma risultante di una necessità collettiva e di un costruttivo e libero confronto, teso sempre alla sintesi e alla concretizzazione dei valori comuni. Facendo una cosa alla volta, in modo però scrupoloso, al punto che l’una non escluda mai l’altra, ma ne sia piuttosto la fervida linfa vitale. Il compagno segretario Nencini ci dice giustamente “Se allora Bersani facesse un passettino in più, darebbe finalmente un taglio alle tante ambiguità del passato”, osservando che manca solo un passettino tra le affermazioni del candidato più accreditato alla segreteria del PD, e la trasformazione del PD in un vero partito socialidemocratico. Ma trascurando per altro che quel “passettino” sarà sempre una voragine nel PD, insormontabile. Per il semplice fatto che nel PD sono molto numerosi e indispensabili coloro che, da socialdemocratici, hanno dichiarato esplicitamente di non voler morire mai. E dunque potranno anche farsi rappresentare da uno come Bersani, per un certo periodo, ma non contribuiranno mai ad attuare quella mutazione genetica che porterebbe il PD a permanere saldamente nell’alveo della socialdemocrazia. Non aspettiamoci dunque in maniera spossante quello che invece dobbiamo richiedere subito a noi stessi, quello che possiamo fare solo noi stessi. E’ infatti molto più facile far diventare socialdemocratica a tutti gli effetti, e magari un giorno forse anche di nome, una forza politica che, di fatto, per le sue componenti, già lo è ed in maniera ben più convinta e decisa di quando lo sia globalmente il PD, e cioè Sinistra e Libertà. Ma non dobbiamo parlare con una certa malcelata supponenza di “conversione” al socialismo a chi proviene da esperienze politiche di altro genere, quanto piuttosto di “condivisione” di valori socialisti che scaturiscono, come osserva opportunemente Mitterand, dal confronto quotidiano. Vorrei concludere questa mia nota con le parole dello stesso Bobbio che ci illuminano sulla vera missione del Socialismo contemporaneo: “Il fronte contro il quale il socialismo democratico di oggi deve schierarsi non è più quello del socialismo pervertito da restituire ai suoi principi in nome della libertà, ma, in nome della giustizia sociale, quello del liberalismo trionfante. Se il socialismo liberale era nato per rivendicare i diritti di libertà contro un socialismo diventato dispotico, il socialismo liberale di oggi deve difendere i diritti sociali, come condizione necessaria per la migliore protezione dei diritti di libertà, contro il liberismo anarchico. Come si legge nell’Introduzione al Manifesto del Partito del socialismo europeo: “Diciamo si all’economia di mercato, ma no alla società di mercato.”

E’ in nome di questo Socialismo che deve nascere ed affermarsi la vera Sinistra e in piena Libertà.

Vacanze fraterne a tutti voi.

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