martedì 19 maggio 2009

SIAMO I PIU’ POVERI D’EUROPA!!


Secondo il rapporto dell’OCSE i salari italiani sono tra i più bassi del continente. E’ ora necessaria l’introduzione di forme di tassazione dei grandi patrimoni, per riportare il salario della maggior parte degli italiani al livello europeo.

19/05/2009 - Più poveri, sempre più poveri. E con stipendi da fame. Addirittura dietro Spagna e Grecia. Non è certo confortante quanto emerge dal rapporto Ocse per il settimo paese più industrializzato del mondo. Un Paese che lascia a fine mese i propri cittadini con una busta paga tra le più basse dei Paesi Ocse, piazzandosi al 23esimo posto dietro Spagna e Grecia. La classifica, rilevata dal Rapporto Ocse sulla tassazione dei salari, riguarda lo stipendio netto di un lavoratore senza carichi di famiglia ed è calcolato a parità di potere d’acquisto. Lo stipendio italiano (21.374 dollari l’anno) , il 17% in meno rispetto alla media OCSE e ben al di sotto della media Ue a 15 (27.793 di media) e con la Ue a 19 (24.552). La differenza con gli altri paesi membri è notevole, e questo è dovuto da una pressione fiscale eccessiva sui salari specialmente per chi ha un redditto basso. E’ quanto emerge dal Rapporto Ocse sulla tassazione dei salari aggiornato al 2008.

«Non solo l’Italia è tra gli ultimi paesi per i bassi salari percepiti dai lavoratori, ma risulta in pessima posizione anche per quanto riguarda il potere d’acquisto dei cittadini». Lo afferma il presidente Codacons Carlo Rienzi, commentando l’indagine. «Considerando infatti salari e livello di prezzi e tariffe, prezzi e tariffe che in Italia sono cresciuti dall’introduzione dell’euro ad oggi assai più rispetto ad altri paesi europei, il nostro paese ne esce davvero male. La riprova arriva dai dati sui consumi, da tempo al palo».

Per sostenere maggiormente il potere d’acquisto dei salari c’è bisogno di soldi freschi, che potrebbero essere reperiti con una maggiore lotta all’evasione fiscale. Questo non sembra però avvenire; infatti come si può evincere dai dati dell’ISTAT pubblicati la settimana scorsa, da quando il governo di centro-destra è salito al potere sono mancati alle casse dello stato 1,1miliardi di euro. Questa mancanza si può imputare ad una minor attenzione all’evasione fiscale. Con un Governo che protegge gli evasori è difficile trovare le risorse per misure a sostegno dei redditi più bassi, come quelli della maggioranza degli italiani.

La necessità di concentrare gli sforzi contro la recessione, di potenziare la capacità di spesa pubblica senza appesantire il deficit di bilancio o aggravare il prelievo fiscale sui redditi da lavoro, rendono necessaria la introduzione di forme di tassazione dei grandi patrimoni, tutelando invece il risparmio; in sostanza di una tassa sulle grandi ricchezze, che tenga conto delle forme moderne in cui queste oggi si articolano, in modo da far contribuire in modo più rilevante i ceti privilegiati alla necessaria ricostruzione economica. Queste secondo noi dovrebbero essere le linee guida per riportare i salari dei lavoratori italiani ai livelli della media europea.

“Il problema dei bassi salari non è legato solo al carico contributivo e fiscale, che anzi serve a mantenere in piedi un sistema di sicurezze sociali conquistato dai lavoratori a prezzo di durissimi sacrifici, ma alla mancanza di politiche dei redditi che vadano nella direzione dell’equità. E’ profondamente sbagliato pensare di sacrificare ulteriormente i livelli salariali dei lavoratori meridionali sull’altare della competitività sui mercati delle imprese: si tratta di un’impostazione largamente superata, grazie alla quale il governo Berlusconi fa scivolare l’Italia fuori dal contesto europeo. Come socialisti europei - conclude Di Lello (SL) - ci batteremo perché le dinamiche salariali del Vecchio Continente siano uniformate a un criterio di progressività ed equità“.


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