martedì 11 agosto 2009

SOCIALISTI e LOMBARDIANI


11/08/2009 - Siamo una gruppo di compagni del PARTITO SOCIALISTA Promotori di SINISTRA E LIBERTA' vicini alla associazione SOCIALISMO e SINISTRA che ritiengono la elaborazione di RICCARDO LOMBARDI un punto di riferimento di valore assoluto della esperienza e della cultura politica della Sinistra Italiana. La profonda crisi economica in atto che ha ormai assunto i caratteri di una vera e propria crisi di sistema conferma l'attualità della concezione LOMBARDIANA del Riformismo Socialista come metodo democratico di trasformazione strutturale dei rapporti economici e sociali. http://www.socialismoesinistra.it

Viviamo una fase storica in cui la parola
"Riformismo" viene impropriamente abusata da tutto il sistema politico "ufficiale", ben fuori dal suo significato originale strettamente connesso alla storia del movimento operaio , come la moderna qualificazione concettuale di una complessiva pratica di gestione del potere sociale, politico ed economico, finalizzata ad aggiornare e modernizzare le forme istituzionali e gli Istituti normativi per favorirne l’adattamento alle esigenze dello sviluppo del mercato e dell’impresa.


Crediamo quindi utile proporre ai Visitatori del PORTALE
DEL SOCIALISMO MACERATESE
http://www.partitosocialista-mc.it una riflessione sull’azione politica di Riccardo Lombardi e sulle ragioni culturali e teoriche della sua visione del Riformismo Socialista, utile a recuperare nell’orizzonte programmatico della Sinistra Italiana il reale significato del concetto di "Riformismo", nei termini esatti in cui la vicenda politica del movimento operaio del ‘ 900 lo ha concretamente qualificato nello svolgimento della propria azione per il progresso sociale e civile del paese.

Un concetto politico costantemente ed esclusivamente connesso alla affermazione ed al consolidamento del ruolo, dei diritti, dei redditi e degli spazi decisionali del mondo del lavoro, nel suo rapporto con il sistema produttivo esistente, e rappresentativo dei programmi di riferimento delle forze che hanno costituito l’espressione delle sue rappresentanze politiche e sindacali.


Questa riflessione assume un significato assolutamente rilevante nel momento in cui assistiamo alla crisi profonda del modello economico e finanziario che nell’ultimo ventennio ha ridefinito la costituzione materiale delle società occidentali più avanzate sulla base di un sistema di valori, regole sociali, e modelli normativi ,conseguenti al progetto di una società riorganizzata attorno ad una concezione del mercato come unico valore sociale assoluto . .


Questo modello di sviluppo fondato sulla centralità del profitto, e della rendita finanziaria, come fattori di riferimento esclusivo di una accelerazione forzata della crescita,
ha letteralmente travolto sul piano politico, sociale e culturale tutte le forze della sinistra europea, riuscendo a realizzare, in nome di una forte aspettativa di ampliamento della mobilità sociale, oggi ormai del tutto tramontata, un consenso maggioritario alla introduzione di progressive forme di flessibilità dei rapporti di lavoro ed alla inversione delle precedenti politiche redistributive, e socialmente garantiste, che hanno fino a quel momento caratterizzato le grandi democrazie occidentali.


Le forze del Socialismo
europeo, incapaci di individuare un modello alternativo dello sviluppo, hanno così subito lo smantellamento del grande patto Keinesyano realizzato nei quattro decenni successivi al II conflitto mondiale sulla base di una equilibrata contrattualità sociale tra le forze del capitale e del lavoro, concordata attorno ad un complessivo progetto di riequilibrio sociale fondato sulla centralità del rapporto tra l’incremento della ricchezza sociale realmente prodotta e la crescita del reddito reale dei soggetti produttori, e più in generale di tutta la popolazione.


In particolare il nuovo sistema dei rapporti economici e finanziari , realizzato a livello globale dopo la riunificazione dei mercati mondiali conseguente al crollo del socialismo reale,
oltre a delegittimare socialmente, culturalmente, e politicamente la stessa espressione della conflittualità sociale, ha minato le radici stesse delle tradizionali politiche Socialdemocratiche, rendendo impossibile la continuazione di sistematiche azioni anticicliche, assicurate dalla disponibilità di una spesa pubblica sottratta a vincoli sovranazionali, quali strumenti di incentivazione pubblica delle economie.


Recuperare, in tal senso il pensiero di Riccardo Lombardi, significa quindi rivalutare le ragioni, nuovamente attuali di fronte alla profondità della crisi che investe le economie dei grandi paesi democratici dell’occidente, di una concezione radicale del Riformismo Socialista, fondata su un recupero, parallelo ad un inevitabile rimodellamento alle nuove effettive configurazioni dei rapporti produttivi e sociali delle societa avanzate contemporanee, delle categorie , per dirla con Marx, della " Critica della economia politica".

In termini concreti, significa ricominciare a lavorare a sinistra ad una rinnovata idea della politica delle riforme come progetto e traduzione concreta di una politica di trasformazione strutturale dei rapporti economici e sociali, finalizzata alla individuazione delle linee portanti di un nuovo modello di sviluppo fondato sulla riappropriazione sociale del giudizio di valore sulla qualità dei processi di crescita economica, attraverso la realizzazione di nuove forme istituzionali di controllo delle variabili economiche orientate a garantire gli interessi generali della comunità civile.


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