sabato 22 dicembre 2012

Rino Formica: «Le dimissioni di Monti? Suggerite dalla destra sovranazionale»

«Avanti iniziamo, di cosa parliamo? Della festa dell’Immacolata?». Scherza Rino Formica, 83 anni suonati, una lunga carriera nel Psi, ex ministro, e conoscitore come pochi del sistema politico italiano. Formica spiega cosa sta succedendo nel «midollo della bipolarità bipartica», e, sopratutto qual è il rischio che incorre il Paese: «Se non riuscirà a reggere all’implosione della questione sociale, ci sono due vie: o il sistema autoritario o il sistema della rassegnazione, ovvero l’astensionismo».
Buongiorno onorevole Formica, iniziamo dalla notizia bomba: Mario Monti si dimetterà dopo il voto sulla legge di stabilità. Che ne pensa?
Io credo che l’accelerazione che è stata imposta alla crisi da Mario Monti è la conseguenza di un suggerimento sovranazionale. In sostanza nel momento in cui si apre la possibilità, quasi certezza, che le prossime elezioni politiche daranno una maggioranza al centro-sinistra e al governo di Pier Luigi Bersani, la destra sovranazionale si vuole garantire con sette anni a Monti e sette mesi a Bersani.
E sull’ennesimo ritorno in campo di Silvio Berlusconi?
Cominciano con il dire che la crisi del Pdl è così profonda che bisogna far ricorso ai fondi di magazzino. Ciò sta a significare che l’azienda non funziona più. La seconda impressione è che deve nutrire questa posizione disperata con una estremizzazione perché solo una estremizzazione delle posizioni può ridare un impulso alle posizioni spente. Perché c’è già in campo una forma che si alimenta con l’anarchismo distruttivo ed è Grillo, che apparentemente non ha colore partitico ma vuole distruggere tutto.
Poi cosa sta succedendo?
Poi c’è una questione di carattere sistemico. Non c’è dubbio che c’è una crisi del bipolarismo che sta intaccando il midollo della bipolarità bipartitica, ovvero il Pdl e il Pd.
Oggi sembra che Pd e Pdl viaggino su due binari differenti. Il Pdl è in crisi profonda, il Pd viene dalle recenti primarie che hanno incoronato Pier Luigi Bersani.
Il Pdl è più debole perché è il partito carismatico personale, aziendale. Insomma ha dentro sé tutti i caratteri negativi della gestione individualista, senza una base ideologica e sociale.
Mentre il Pd?
Il Pd risponde maggiormente, ha più capacità di sistema perché ha mantenuto in piedi gli apparati, la capacità organizzativa.
E il “terzo polo”, ovvero quell’area moderata nella quale dovrebbero convergere Montezemolo, Casini, alcuni ministri del governo Monti, e altri moderati?
Ovviamente nella crisi del bipolarismo stava crescendo l’illusione del “terzo campo”, cioè del centrismo. Ma il “terzo campo” non avevo calcolato un elemento, cioè la crisi del bipolarismo non produce effetti immediati. Un’area di centro si forma per convergenza di coloro i quali che si allontanano dalle due aree bipolare che non si sono sufficiente amalgamate e coagulate. Perché il sistema politico italiano corre il rischio di travolgere quell’equilibrio politico, il bipolarismo e la tendenza al bipartismo, che hanno garantito l’equilibrio in questi ultimi 20 anni. Ma il problema è che la crisi sistemica si incrocia con la crisi economica e sociale.
E quindi come influisce la crisi economica nei due grandi partiti, Pd e Pdl?
La crisi del Pdl è la debolezza di una forza che non riesce a controllare la sua base sociale di riferimento, ovvero il ceto medio. Mentre il Pd, allo stato attuale, sembra controllare la sua base sociale. La crisi dell’area lavorativa, che è prevalente nella base sociale del Pd, può esplodere da un momento all’altro.
E allora quale sarebbe stato o sarebbe lo sbocco ideale?
Io pensavo che sarebbe stato il caso di anticipare le elezioni politiche. Lo abbiamo visto nelle primarie del centrosinistra, quando si chiama il popolo è sempre un grande esercizio di mobilitazione sociale. 
Ma all’interno del centrodestra si sta creando una piccola fronda “filomontiana”, che va da Franco Frattini a Beppe Pisanu. Lei come pensa che andrà a finire?
Stiamo attenti, ma dobbiamo distinguere fra quella che è una tendenza al trasformismo per un cambio di tendenza, e quella che è un esaurimento delle residue forze per reggere una lealtà. Ad ogni modo le persone perbene cercano di essere leali fino all’ultimo minuto.
Ad oggi qual è lo scenario più ragionevole in vista delle politiche del 2013? Lei pensa ci saranno tre blocchi: uno di centrosinistra, uno “terzopolista, e uno “forzaleghista”?
Questo non siamo in condizioni di dirlo nessuno perché siamo ad un punto decisivo per valutare se ci sarà l’esplosione sociale, dove avverrà, in che area avverrà, e in che tempi avverrà. L’esplosione sociale, sia per quanto riguarda il mondo del lavoro dipendente, sia per quanto riguarda il ceto medio, è matura in tutti i campi. Bisognerà comprendere se il Pdl riuscirà a controllare la crisi del ceto medio, e se il Pd riuscirà a controllare la crisi del mondo del lavoro dipendente.
Altrimenti cosa succederà?
Ci sono due soluzioni: o la rassegnazione, che sfocia nell’astensionismo, o la ribellione antica e anarchicheggiante che oggi è rappresentata da Grillo.
Un’ultima domanda: possiamo dire che sta per concludersi la Seconda Repubblica?
Sa, io non tengo il conto delle repubbliche perché ormai ne abbiamo cambiate una cinquantina. Io tengo conto della natura vita politica, la qualità della nostra vita democratica è stata democratica fino agli anni Novanta. Io spero che in questo ventennio non sia stata contaminata la qualità democratica del sistema politico. Se ciò è avvenuto il sistema politica non riuscirà a reggere all’implosione della questione sociale.

(Rino Formica, classe 1927, nato a Bari, ma vive da molti anni a Roma. È stato un importante dirigente del Partito socialista italiano, ripetutamente eletto alla Camera dei Deputati e al Senato. Tra i molti incarichi, è stato anche componente della commissione parlamentare d’inchiesta P2. È autore di aforismi e invettive diventati proverbiali. Come ad esempio quella sui “nani e le ballerine” che stavano invadendo il Psi.) 

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