venerdì 16 aprile 2010

La sfida della Lega Socialista Federalista al congresso del PSI

La sfida della Lega Socialista
Federalista al congresso del PSI

di Carolus Felix

Ho letto l’ultimo articolo di Biscardini su “L’Avanti” in merito al prossimo appuntamento congressuale e devo dire sinceramente che mi sono commosso: tanto fervore, tanto attaccamento, tanta voglia di restare orgogliosamente socialisti, pur dentro un partito che è ridotto al lumicino, con una sola linea, un direttivo, e magari pure sempre con lo stesso capo, è davvero straordinaria. Peccato che manchi a tutto ciò anche un.. “popolo”
Il popolo socialista infatti non c’è più intorno a questo partito, e le ultime percentuali elettorali lo dimostrano ampiamente. La “notte” dunque è ancora molto lunga ed oscura e quella disegnata da Biscardini non pare proprio una stella cometa. Si dice inoltre che “il congresso non può avere per tema neppure la creazione di ipotetiche federazioni, quella con i piccoli partiti, quella con SEL o quella con il PD.” E viene però da chiedersi conseguentemente: “Chi deciderà poi le doverose alleanze che, in ogni appuntamento elettorale, si rendono necessarie per eleggere i candidati socialisti?” Abbiamo visto chiaramente che nelle elezioni regionali ben 7 candidati sono stati eletti con SEL, e in Toscana invece lo stesso è accaduto, anche se in numero nettamente inferiore, con il PD. Ma la risposta è sottintesa e arriva puntuale con le conclusioni dell’articolo. Non saranno gli iscritti, i componenti già piuttosto scarsini in tutta Italia del partito a decidere la sua linea politica, magari proprio approfittando di questa occasione congressuale, bensì la sua struttura centrale, i suoi organi direttivi, i dirigenti..insomma i capi, fidatevi! E basta.. Infatti pare che il tutto sia stato già deciso e si basi su un atto di fede, si badi però, più che su un’idea, sui suoi inossidabili depositari. Così infatti conclude Biscardini: “Perfezionare un diverso modo di essere partito. Un partito che sa riorganizzare e consolidare al centro un gruppo dirigente nazionale. Solidale e unito. Che si giochi la faccia e la “vita” da qui al 2013 per l’affermazione del partito. Che non anteponga interessi o aspettative locali, pur legittime, agli interessi dell’unità organica del partito nazionale. Un gruppo dirigente nazionale, non in quanto sommatoria di rappresentanze locali, come è stato sostanzialmente finora, ma proprio perché nazionale, capace di promuovere nuovi gruppi dirigenti locali e nuove energie.” Così, mentre altrove nascono e crescono nuove forme di democrazia partecipativa “fabbricate” letteralmente dal basso, in mezzo alla società civile, mentre la questione federalista e il decentramento come riscoperta di nuove forme di aggregazione e di soddisfacimento di bisogni popolari, emerge con prepotenza, portando avanti la Lega Nord e i grillini, i socialisti devono ribadire la loro fedeltà “al centro”, al “gruppo dirigente nazionale”, che però non si rinnova al suo interno ma, al contrario, rinnova lui stesso e promuove i nuovi gruppi dirigenti locali. Una strategia del tutto centralista direi, degna di un partito del “socialismo reale” e che, affermata da una piccola componente politica in via di estinzione, fa in modo che la commovente pietà lasci il posto all’irrefrenabile riso. Chi non ha perduto la memoria dei padri del Socialismo a questo punto, non può che ricordare Salvemini, quando criticava il centralismo sia dei riformisti, sia dei massimalisti: “L’onorevole Turati –scrisse –fabbricherebbe il nuovo mondo con decreti reali; l’onorevole Bombacci con decreti della direzione del partito” Il problema è infatti che proprio la centralizzazione delle attività e delle scelte di questo partito lo ha portato nella condizione in cui si trova ora, ed è necessario, per questo motivo, rifondarlo. Si deve dunque, per rimuovere quella sorta di “damnatio memoriae” che incombe sul nome stesso del socialismo italiano, mettere una pesantissima pietra tombale su ogni forma di conduzione centralistica e autocratica che, sappiamo bene, soprattutto dai tempi di Bettino Craxi, ha prodotto, nell’immaginario collettivo degli italiani, la desertificazione del senso stesso dell’essere socialisti in Italia. Noi dunque che ci riconosciamo nella storia e nei valori del Socialismo italiano, che abbiamo cercato di non chiuderci in un ristretto ovile, per poi cercare solo furtive sortite per ingannare il lupo, ma che abbiamo cercato francescanamente di dialogare pure con lui e senza per altro uscirne sbranati ma, anzi, pure con qualche sporadica leccatina, noi che siamo ancorati alla sinistra italiana, perché pienamente convinti che socialismo non possa che essere, da sempre e per sempre, sinonimo di sinistra, tanto da rendere la parola sinistra, come accade nella stragrande maggioranza dei paesi più progrediti del mondo, persino superflua, ebbene, noi ribadiamo la necessità ineludibile di un confronto democratico congressuale. Per rinnovare profondamente la struttura dirigente del partito, per cambiare il senso stesso della parola “dirigente”, in modo che essa voglia dire indirizzare una linea politica ove essa è maggiormente condivisa e rappresenta bisogni reali e concreti di un popolo, piuttosto che strategie di apparentamento contingenti e strumentali alla gestione del territorio. Noi non vogliamo sciogliere il Partito Socialista, ma lottiamo affinché sia profondamente diverso, abbia nel suo interno una struttura non centralista ma federalista e, conseguentemente, lotti per un paese che abbia anche prospettive seriamente federaliste, nel senso più nobile del termine. Quelle già scritte ad esempio, nell’opera “Del principio federativo” di Poudhon, un autore spesso misconosciuto e avversato sia dai liberali che dai marxisti ortodossi, ma anche “usato”, come Rosselli, in senso meramente riformista, pur essendo insieme ad esso, a tutti gli effetti, un rivoluzionario. Così scriveva Rosselli nel 1935: “Riforma federalista – Autonomia – In luogo di uno stato centralizzato e di rapporti di soggezione, una società, federazione di gruppi, quanto più spontanei, liberi e ricchi di contenuto. Ogni uomo al centro di un sistema di rapporti. Ogni uomo incitato dalla organizzazione sociale, ad estrinsecare il massimo delle sue facoltà, le sue libertà, perché è un valore positivo, significa vita attiva della personalità” Per affermare ed attuale tutto ciò, molti di noi compagni socialisti stanno costituendo la Lega Socialista Federalista, una componente non scissionista se il Partito Socialista saprà accogliere le istanze del confronto delle mozioni nella democrazia e per il suo profondo rinnovamento interno, a partire dai suoi vertici. Una componente che, comunque vadano le cose, sta crescendo, si sta rapidamente consolidando in tutta Italia e che, per i nostri autentici valori, per la nostra identità e per la sua condivisione fraterna, andrà..Avanti!

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