domenica 4 aprile 2010

Verso il Congresso PSI. Intervista di Riccardo Nencini al Velino

Verso il Congresso PSI.
Intervista di Riccardo Nencini al Velino

Ok Bersani, “ma l’alleanza Pd-Idv non è vincente”. Vendola ha successo, “però la Puglia non è l’Italia”. Apprezzamento per Casini e bocciatura per “gli antagonismi alla Beppe Grillo”. Nessuna “vergogna” di trovarsi d’accordo con la maggioranza sulla riforma della giustizia. Così Riccardo Nencini, segretario del Partito socialista italiano che alle Regionali ha vinto la battaglia tutta interna ai “piccoli partiti” del centrosinistra facendo eleggere 14 consiglieri contro i 13 di Sel, gli 8 della Federazione della sinistra, i 4 dei Verdi e i 3 ciascuno di Api e Radicali. “Abbiamo vinto grazie a una campagna elettorale tradizionale, da fine Ottocento, con molti porta a porta, comizi e gazebo, resi necessari dall’oscuramento che abbiamo subito sulle reti televisive”, spiega al VELINO Nencini che aggiunge: “Nella confusione della sinistra hanno pagato due nostri cavalli di battaglia: la difesa di Napolitano, dei primi articoli della Costituzione e della centralità del Parlamento e tutta una serie di iniziative mirate per dare tutela e ammortizzatori sociali ai lavoratori atipici”. Cosa farà di questo successo il Psi? “Lo mettiamo a disposizione di un centrosinistra profondamente rivoluzionato, perché così come è oggi non può vincere – risponde Nencini -. Va aperto un cantiere nuovo che tenga fuori tutti gli antagonismi e populismi vari, a cominciare da chi si ritrova nelle posizioni di Beppe Grillo, e finisca per abbracciare il mondo cattolico”. Proprio in merito all’area cattolica Nencini fa notare come “la polemica sulla pillola abortiva è stata sposata dai nuovi governatori leghisti, mentre l’Udc ha preferito la via dell’equilibrio e della moderazione”. Questo significa che i socialisti sono pronti per un dialogo a Casini? “Assolutamente sì”, taglia corto Nencini che poi si sofferma sui rapporti con il Pd. “Due anni fa dicemmo che i democratici dovevano uscire dall’isolamento a cui li aveva spinti Veltroni.
La ricetta socialista per rilanciare il centrosinistra si basa su tre ingredienti. “Un leader da candidare a Palazzo Chigi da individuare nei prossimi mesi – spiega Nencini -; un’alleanza creata non per vincere ma per governare; una serie di contenuti”. Come leader Bersani può andare bene? “È una persona seria e autorevole. Che sono due qualità, almeno come base di partenza, fondamentali”, dichiara il segretario del Psi. Via libera dei socialisti, quindi, a Bersani e Casini. E Di Pietro? “Il leader dell’Idv si troverà ora davanti a un problema – osserva Nencini -: passare dall’etica della protesta a quella della responsabilità. Un passaggio necessario per chi vuole governare e che la Lega ha già compiuto, visto che è si è profondamente trasformata rispetto a come era nel 1992. La stessa operazione dovrebbe farla Di Pietro”. Se Bersani non dovesse rompere con Di Pietro, quale atteggiamento assumerebbe il Psi? “Ho sempre pensato che quest’alleanza fosse resa necessaria dalla scadenza elettorale delle Regionali – dichiara Nencini -. Altra cosa è farne un portolano per il futuro. Lo troverei un errore. Ma Bersani lo sa benissimo che l’asse Pd-Idv non può essere un binomio vincente per le elezioni del 2013”.
Nel centrosinistra crescono le quotazioni di Nichi Vendola. “Ha fatto un miracolo in Puglia aiutato dalla presenza in mezzo dell’Udc – commenta Nencini -. Ma la Puglia non è l’Italia e il suo nome è in voga in una certa sinistra, non a sinistra. La sinistra che tifa per Vendola è composta da pezzi dell’Idv, da Grillo e da Ferrero e compagni. Onestamente non mi sembra una rappresentazione credibile dell’Italia del 2010”. Nencini guarda ad alcuni esempi europei. “In Francia – evidenzia il leader socialista - il grande partito riformista della Aubry è così forte da garantire alleanze con partiti meno riformisti di quello socialista. Blair vinse le elezioni isolando la sinistra interna. Questo per dire che a me non preoccupano schieramenti come Sel o Idv. L’importante è innanzitutto costruire un asse innovatore, credibile e affidabile per gli elettori, nel quale potrebbero trovarsi Udc, Pd e Psi, cioè coloro che in questi ultimi anni hanno sposato la dinamica riformista. Una volta creatosi quest’asse centrale si possono poi costruire alleanze compatibili con il programma che questi partiti si daranno”. Per questa ragione, aggiunge Nencini, “portare i socialisti in un blocco formato da Grillo, Idv, Sel, significherebbe mettere il Psi in uno schieramento assolutamente minoritario e protestatario che non avrebbe spazio né in Italia né in Europa”.
Adesso arriva il nodo delle grandi riforme. “La prossima settimana faremo un seminario interno dal quale usciranno dieci punti che riguarderanno le riforme necessarie, istituzionali e non solo – anticipa Nencini -. Al centrosinistra serve un testo condiviso da sottoporre al governo. Per il momento le uniche due riforme sul tavolo sono più che altro delle controriforme: la prima riguarda l’art.18 bloccata dal capo dello Stato e l’altra è quella sulla pillola Ru486”. In materia di riforma della giustizia, il segretario socialista abbraccia la posizione della maggioranza. “Non mi vergogno di affermare che in quest’ambito siamo vicini alle posizioni del governo – dichiara Nencini -. Siamo per la separazione delle carriere e non abbiamo mai cambiato idea su questa posizione che fu di Giovanni Falcone. E siamo per l’accelerazione dei processi civili, più che di quelli penali, dal momento che coinvolgono centinaia di migliaia di famiglie”. Per quel che concerne le riforme istituzionali, Nencini si dice contrario al premierato “perché con la riforma elettorale già abbiamo impresso il nome del presidente del Consiglio sulla scheda elettorale infliggendo così alla Costituzione una ferita profonda. L’unica cosa da fare è restituire al popolo la sua sovranità. Decidano gli italiani se preferiscono una Repubblica presidenziale o a centralità parlamentare”. La strada maestra indicata da Nencini è quindi quella “di un’Assemblea Costituente eletta con sistema proporzionale, dove tutte le posizioni degli italiani possano essere rappresentate. E lì si decidano le regole della Terza Repubblica”.

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