Il 26, 27 e 28 aprile 1914, giusto cento
anni fa, si svolse ad Ancona il XIV Congresso nazionale del Partito
Socialista Italiano. E’ un Congresso a cui non viene dato grande rilievo
dagli storici, essendo avvenuto a ridosso di eventi ben più importanti,
come l’attentato mortale all’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria a
Sarajevo il 28 giugno 1914, che costituì il pretesto per scatenare la 1°
Guerra Mondiale.
Il Congresso di Ancona sancì,
all’interno del PSI, l’incontestabile vittoria dell’ala massimalista e
la definitiva sconfitta dei riformisti, presenti soprattutto nel Gruppo
parlamentare e nella C.G.L., già messi in minoranza nel precedente
Congresso di Reggio Emilia del 1912. Già la scelta della sede del
Congresso era stata fatta per mettere i massimalisti in posizione di
vantaggio: Ancona era considerata all’epoca la città più
“rivoluzionaria” d’Italia, tant’è che il Sindacato dei Ferrovieri
d’ispirazione massimalista (contrapposto a quello aderente alla
Confederazione Generale del Lavoro, considerato troppo riformista e
“contaminato” dalla presenza di lavoratori non socialisti) vi aveva
trasferito la propria sede nazionale.
La presenza in città di figure
importanti, come Errico Malatesta fra gli anarchici e Pietro Nenni,
allora direttore del periodico repubblicano di Ancona, il “Lucifero”,
dava vita ad un dibattito politico molto duro e infuocato, con forti
tensioni sociali. Il Congresso socialista fu improntato all’esaltazione
dell’intransigenza rivoluzionaria ed al dileggio dei riformisti,
considerati quasi dei traditori della classe operaia.
Infatti, si consideravano ormai maturi i
tempi per l’abbattimento del potere borghese, per cui ci si richiamava
continuamente alla “purezza” ideologica, rifiutando ogni compromesso ed
ogni gradualismo. Eppure, negli anni precedenti, erano stati conseguiti
importanti miglioramenti della condizione di vita e di lavoro del
popolo, grazie all’azione riformista di Filippo Turati e degli altri
parlamentari socialisti (tra cui l’anconetano Alessandro Bocconi) ed
alle aperture alle forze popolari del Presidente del Consiglio Giovanni
Giolitti. La diffusione delle Leghe bracciantili, delle Società di Mutuo
Soccorso e la nascita del sindacato avevano consentito ai lavoratori di
avere una rappresentanza capace di contrattare con il padronato e di
spuntare condizioni di orario e di salario migliori.
Invece di proseguire queste positive
esperienze riformiste, il Congresso di Ancona del 1914, in nome
dell’intransigenza, bocciò l’ipotesi di alleanze con le altre forze
popolari, come i repubblicani ed i popolari, per le elezioni
amministrative del giugno 1914, e sancì l’incompatibilità tra
l’iscrizione al Partito e l’appartenenza alla massoneria, il che porterà
ad un grave indebolimento del PSI, con l’espulsione di molti quadri e
dirigenti storici del Partito, appartenenti per lo più all’ala
riformista. Nella polemica per l’intransigenza ideologica e contro la
massoneria si distinse il battagliero direttore dell’Avanti!, Benito
Mussolini, insediato l’anno prima alla direzione del quotidiano
socialista, dopo l’estromissione del riformista Claudio Treves.
Gli tenne testa un giovane delegato del
Polesine, Giacomo Matteotti, quasi anticipando quella contrapposizione
che, dieci anni dopo, avrebbe condotto all’assassinio del leader dei
socialisti riformisti, con l’avallo del capo del fascismo. Il Congresso
avallò, a grande maggioranza, le scelte massimaliste, riconfermando
Segretario Costantino Lazzari e tributando una mozione di plauso a
Mussolini, per i successi di diffusione e di vendite del giornale del
Partito.
Fu probabilmente in quest’occasione che
il futuro duce cominciò a rendersi conto che la sua oratoria roboante,
le sue uscite iperboliche, le sue argomentazioni populistiche potevano
portarlo lontano, alla guida di masse che lo applaudivano
freneticamente, ma che egli in realtà disprezzava. La sconfitta dei
riformisti nel Congresso di Ancona determinerà sempre più l’affermarsi
di una concezione ideologica e velleitaria dell’azione socialista, che,
dopo la Grande Guerra e la Rivoluzione d’Ottobre in Russia, porterà poi
nel 1921 alla scissione comunista, e contribuirà all’affermazione del
fascismo, presentatosi anch’esso inizialmente come movimento
rivoluzionario ed antiborghese.
Alfonso Maria Capriolo
Direzione Regionale PSI Marche
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