domenica 10 gennaio 2010

Chi ha paura della Linke? - di Giuseppe Giudice

Chi ha paura della Linke?

di Giuseppe Giudice

Devo ringraziare il Compagno "Franco Bartolomei" per avermi indotto a ragionare in termini positivi rispetto alla Linke ed al grande lavoro che all’interno di essa ha svolto Oskar Lafontaine (al quale auguro di riprendersi presto dai suoi problemi di salute). Premetto che ho sempre avuto grande stima del compagno Oskar ma a suo tempo non condivisi la sua scelta di abbandonare la SPD. Ritenevo che stando dentro il partito e combattendo contro la deriva moderata e liberale di Schroeder avrebbe potuto evitare quello scivolamento. Ma i fatti parlano chiaro: la Linke sta svolgendo un ruolo importante per la sinistra tedesca (e la Germania è centrale per gli equilibri politici europei); ha assorbito parte della dura sconfitta della SPD ed ha aiutato quest’ultima a spostarsi nettamente a sinistra dopo la batosta elettorale, consentendo alle forze progressiste in quel paese a mantenere posizioni salde. Ma Lafontaine è anche colui che ha sdoganato i post-comunisti dell’est e li ha collocati nel campo ideale del Socialismo Democratico. E’ stato in questi anni il simbolo di un Socialismo che vuole rinnovarsi mantenendo ben salde le proprie radici nella giustizia sociale e nella centralità del valore sociale del lavoro, rifiutando la subalternità al pensiero unico liberista. Lafontaine non è un massimalista: è l’erede più conseguente di Willi Brandt. E’ colui che difende lo spirito più profondo del Programma di Bad Godesberg (un manifesto tipico della socialdemocrazia riformatrice) cercando di attualizzarlo e renderlo più aderente ad un progetto socialista che voglia immaginare un meccanismo di sviluppo ed una offerta di società alternativi al capitalismo liberista foriero di una crisi tra le più devastanti dell’intera storia della società capitalistica. E’ colui che ha cercato una sintesi tra Bad Godesberg ed il piano Meidner di Olof Palme indimenticato leader del Socialismo Svedese.
Questo discorso sulla Linke e Lafontaine non viene fuori a caso, in quanto, sulla base delle condizioni attuali della politica italiana, può rappresentare una concreta indicazione sul percorso di ricostruzione di una nuova sinistra. A nessuno può sfuggire che nel PD, la segretaria Bersani non solo non ha rappresentato una svolta, ma di fatto sta avallando una chiara e netta accentuazione dei caratteri centristi e moderati del PD. Sarà perché forse Bersani poi alla fine non conti molto in un partito che “oggettivamente” mostra una spiccata tendenza all’opportunismo ed al moderatismo. Fatto è che il PD con la sua passiva accettazione dei diktat dell’UDC contro la sinistra, in Puglia soprattutto (dove, compagni, c’è l’elemento perverso della privatizzazione dell’Acquedotto Pugliese con il coinvolgimento – le voci sono insistenti – del suocero di Casini. La opposizione a Vendola deriva in larga parte da ciò, dimostrando di far impallidire i periodi peggiori della I Repubblica), ma anche in altre regioni, come le Marche dove c’è un veto preciso (accolto dal PD) dell’UDC contro SEL, il PD, ripeto, si muove chiaramente in una logica che punta alla definitiva liquidazione della sinistra ed ad impedire che essa possa rinascere.
Ora, con queste condizioni politiche, è possibile immaginare o concepire alleanze politiche con il PD stesso? Certo tale deriva di destra farà scoppiare grosse contraddizioni. Ma possiamo noi aspettare che tali contraddizioni esplodano o non dobbiamo piuttosto muoverci speditamente verso una immediata ricomposizione della sinistra esistente in una prima fase necessariamente solo elettorale non come fatto fine a se stesso (non un nuovo Arcobaleno!) ma inquadrato in una strategia che porti alla Linke italiana?
So benissimo le grandi differenze che vi sono tra l’Italia e la Germania e non dobbiamo mai dimenticarle.
Personalmente non ho gradito l’Arcobaleno, ho ritenuto gretta, rinchiusa in uno stupido settarismo ed identitarismo la campagna elettorale condotta da Ferrero alle Europee.
Ma dobbiamo anche chiederci: tutti quelli che hanno votato per Ferrero sono settari, avventuristi o identitari? O in quell’elettorato c’è molto che è possibile recuperare in una prospettiva di sinistra radicale e di governo ad un tempo, Libertaria e fautrice di un Socialismo del XXI secolo?
Dopo le elezioni anche nella FEM di Ferrero qualche passo in avanti è stato fatto.
Non ci illudiamo che ciò possa portare in breve tempo ad un progetto condiviso.
Ma questo dipende dalla iniziativa politica che SEL sarà in grado di sviluppare ed al suo interno ciò che noi Socialisti riuniti in associazione riusciremo ad elaborare anche in termini culturali.
Il tema del convegno del I Febbraio può essere un terreno unificante di discussione per una sinistra vasta che va oltre SEL stessa.
Posso comprendere l’obiezione di alcuni Compagni Socialisti su un eventuale coinvolgimento della FEM (o di un suo pezzo) in tale operazione.
Risponderò dicendo che quando noi parliamo di Linke ci riferiamo ad un soggetto Socialista di Sinistra e non ad una forza comunista. Chi si considera comunista innovatore può benissimo stare in un progetto per un Nuovo Socialismo. Chi si dichiara Socialista credo che non abbia altra strada. A meno che con Nencini non voglia partecipare alla deleteria benedizione dell’alleanza tra PD ed UDC!

PEPPE GIUDICE


8 commenti:

  1. Mi sembra che questa volta Peppe, difronte alla confusa posizione politica del PD ( potrebbe essere diversamente?), offra una prospettiva strategica per la sinistra italiana, che non sarà di oggi , ma che può, se perseguita con convinzione e senza veti incrociati, portare alla rinascita e al rinnovamento.
    Condivido con convinzione!

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  2. D'accordo con Fabio.

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  3. Caro Giuseppe, conosci perfettamente il mio pensiero sulla LINKE.
    Ritengo senza alcun tentennamento che questo sia, insieme all'esperienza latinoamericana di Morales,il più grande esperimento politico di ricostruzione di una sinistra autenticamente socialista, e sinceramente democratica e libertaria ,oggi tentato al mondo.
    Sinistra e Liberta' deve rappresentare solo un primo momento aggregativo e chiarificatore lungo la costruzione anche in Italia di una prospettiva simile.
    I Socialisti che credono in una concezione strutturale del riformismo , e che ritengono che la prospettiva di fondo della trasformazione dei rapporti sociali sia oggi più che mai ancora valida di fronte alla crisi verticale del modello neo-liberista , dell'economia finanziarizzata, e della societa' di mercato, debbono rappresentare l'asse portante di questo progetto,che rappresenta il definitivo superamento della esperienza comunista attorno ad una ipotesi di radicale rifondazione del Socialismo Democratico .
    Questo e' il senso della Leadership di Lafontaine in Germania, e questo deve essere il compito di noi Socialisti qui in Italia.

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  4. Caro Peppe sono pienamente d'accordo con te ..Die Linke dimostra che una forza di sinistra coerente con i suoi principi è in pochi anni premiata dall’elettorato . Anche in Italia dobbiamo puntare ad un partito di sinistra ,di massa, che cerchi il dialogo con il PD e ne equilibri gli eccessi centristi. L'alternativa è fare pura testimonianza.

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  5. Ma equilibrare gli eccessi centrsti del P.D. si può ? Il pd ha il 20% s.e.l. il 3%, ti daranno ascolto o imporranno i loro diktat come ai tempi del governo prodi ? la linke giusto per capirci ha sempre avuto posizioni nettamente contrarie all'spd , credo che sia giusto cercare di creare un unico blocco di sx ma dev'essere alternativo e contrapposto al pd altrimenti non è credibile e riconoscibile dalla gente. La sinistra arcobaleno è fallita perchè a chiacchere dicevano meraviglie nei fatti pure la guerra ha votato bertinotti. Per equilibrare gli eccessi centristi si può fare la minoranza interna in un partito ,se si fonda uno nuovo è per contrapporsi agli altri e portare avanti le proprie idee, un elettore

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  6. La posizione di Francesco ovviamente non la condivido (guardando anche lo stemma sovietico di cui si fregia, capisco che apparteniamo a due modi diversi di concepire la sinistra). Tuttavia la SPD è di gran lunga meglio del PD perchè è un partito che ha una memoria storica ed un radicamento sociale (anche se è scivolata negli ultimi dieci anni su posizioni liberali). Lo dimostra il fatto che al congresso di Dresda ha cambiato profondamente indirizzo e si è avuto un riavvicinamento con la Linke (non dimentichiamo che a Berlino SPD e Linke governano insieme).
    E poi che ti piaccia o no, Francesco, la Linke è un partito che si ispira al socialismo democratico e non certo compatibile con una iconografia che ricorda i Gulag e tante altre belle storie. Ci sono gli ex comunisti dell'est ma sono in larga misura ex dissidenti. E poi c'è Lafontaine che con il comunismo sovietico non ha proprio nulla a che vedere.

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  7. Alessandro Cerminara11 gennaio 2010 alle ore 19:05

    La Linke, per la cronaca, non ha MAI escluso accordi con l'SPD. Se nel 2005 non nacque il governo "rosso-rosso-verde", fu perchè Schroeder si mise di mezzo. Grave errore, di cui l'SPD ha pagato il prezzo 4 anni dopo, quando la Merkel, che com'era prevedibile è stata quella che più aveva guadagnato dalla Gross Koalition, è riuscita a vincere da sola...

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  8. per quanto io sia un grande ammiratore dell'idea di Partito Sociale proposta da Ferrero, credo che purtroppo non ci sia spazio per una intesa con la FedSin per il permanere A) di una radicata avversione verso i socialisti craxisti liberisti e chi più ne ha più ne metta 2) spesso, di un atteggiamento estremamente infantile non solo, o non tanto, sulle proposte programmatiche, quanto sull'approccio alla cosa pubblica, oramai più vicino al "centro sociale occupato autogestito" che al modello emiliano. Ciononostante, son cose che ritengo debbano primariamente decidere i territori, non è detto che tutti i comunisti snao uguali (del resto, dimostriamo tutti i giorni che non tutti i socialisti sono Nencini, no ? ;) ).

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