martedì 12 gennaio 2010

CRAXI PAGO' SCELTE CORAGGIOSE IN POLITICA ESTERA

CRAXI PAGO' SCELTE CORAGGIOSE
IN POLITICA ESTERA

di Ugo Intini

ANSA - 12/01/2010 - ''Chiamo' direttamente i 'dimafoni' dell' 'Avanti!'. Il Presidente del Consiglio detto' un corsivo, anonimo, a commento dell'attacco americano al quartier generale di Gheddafi. Era intitolato 'Quando muore un bambino', visto che in quell'attacco americano, era il 1986, era morta anche una figlia adottiva del leader libico. Era un piccolo segnale. Importante. Non so se a Tripoli fossero informati di chi avesse scritto quel corsivo''. Ugo Intini, portavoce di Craxi, direttore dell'Avanti!'', autore di una bella biografia del leader socialista, sottosegretario agli Esteri nel governo Prodi, parla di uno degli aspetti oggi meno scandagliati di Craxi: la sua ''politica estera'' parallela, spesso umorale, con impennate, come la notte di Sigonella, quando ci fu uno scontro durissimo con gli Usa per le vicende successive al dirottamento della motonave 'Achille Lauro'. Una politica spesso controcorrente. C'erano scontri continui, anche duri, con Giovanni Spadolini, segretario del Pri, storico esponente filo israeliano. Quella di Craxi era una politica estera ''parallela'', fondata molto spesso su consolidati rapporti personali. ''Ricordo ancora quello svenimento nel 1968 durante la campagna elettorale politica. In sua sostituzione, Craxi scopri' allora di avere il diabete, andai io a tenere un comizio in un piccolo paese dell'hinterland milanese. C'era anche un giovane spagnolo di nome Felipe Gonzales che viveva in esilio. Gonzales sara' poi leader a Madrid. ''Nella direzione del Psi, ancora prima di Craxi, c'era una stanzetta per Alekos Panagulis, Mario Soares e proprio Gonzales. Era una politica estera schierata; dalla parte di chi si batteva per difendere principi di liberta'. Craxi e il Psi finanziava partiti, sindacati, gente che si batteva contro regimi e dittature''. ''C'e' - dice l'ex parlamentare - una frase del magistrato Borrelli che mi piace ricordare: 'C'e' da dire che personalmente Craxi non si e' arricchito'. Ho raccolto decine di testimonianze, di episodi di questa particolare 'politica estera'. I contatti e l'amicizia con Arafat, l'impegno per la pace di Medio Oriente non avendo come interlocutore solo Israele ma ricordando sempre 'che la pace si fa in due', i contatti con coloro che si battevano in Cile, in Argentina, oltre quella che era allora la linea di demarcazione tra Est ed Ovest. Questo si e' voluto dimenticare.'' ''Diedero il Nobel per la pace a Perez ed Arafat e, quando Craxi era gia' morto, all'Internazionale socialista, ad Oslo, salirono sul palco proprio quei due personaggi. Quello era un successo anche di Craxi''. ''Gli ostacoli interni venivano anche da larga parte della Dc. Non da Andreotti. Da larga parte dell'establishment economico, dalla imprenditoria pubblica ed anche dallo stesso Pci. Non si volevano pagare certi prezzi. L'Eni era interessato al gas sovietico, la Fiat aveva fatto Togliattigrad perche' uomini del Pci erano piu' influenti degli omologhi d'Oltralpe. Cosi' fu battuta la Renault. L'Olivetti voleva informatizzare l'Urss, Agnelli voleva mandare tutti i sovietici in automobile''. Come sintetizzare questa attivita', centrale nella politica di Craxi?''I socialisti furono praticamente gli unici a tentare in Italia una politica estera autonoma, o addirittura una politica estera tout court''. La politica degli anni Ottanta aveva alle spalle l'appoggio nel Terzo Mondo alle lotte di liberazione, lo scontro con i 'colonialisti' americani, francesi e portoghesi. Poi ci fu la scelta degli euromissili. Quando fu annunciata su 'La Stampa' Bobbio scrisse un articolo ambiguo. Anni dopo l'ex segretario di Stato Usa Zbigniev Brezinski, riconobbe pubblicamente che la scelta di Craxi dimostrava che un piccolo partito poteva fare scelte grandi, decisive. Come dimenticare poi l'immenso successo del vertice di Milano quando Craxi, e solo lui, fece si' che la Thatcher accettasse l'Europa. Ancora oggi l'Economist mostra un astio per Craxi frutto di quella affermazione. Mi sono stati raccontati decine di episodi di finanziamenti dati in Cile, in Spagna (Era Nerio Nesi ad andare in clandestinita' a Madrid) in Portogallo e ancora prima in Grecia. E come dimenticare l'Est europeo. Craxi fece eleggere per due volte come europarlamentare Jiri Pelikan, gia' direttore della Tv cecoslovacca durante l'invasione. Ho visto chiedere al generale Jaruzelski, ed ottenerla, la liberazione di intellettuali come Jeremek e Michnik. Ho visto portare soldi ai partiti democratici cileni dopo la lunga notte di Pinochet. Nel 1989 al segretario di Stato americano, Henry Schultz, che si lamentava della presunta corresponsabilita' italiane nella nascita in Libia di una fabbrica in grado di realizzare armi chimiche, Craxi disse pari pari che per eliminare il problema c'era solo da dialogare direttamente con Arafat. Si offri' di fare da mediatore, offri' la sua casa, ad Hammamet, come punto di incontro tra Usa e 'il terrorista Arafat'. Non so se questo incontro ci fu. Fu pero' un socialista norvegese a mettere attorno al tavolo, ad Oslo, l'Olp ed Israele. Quel giorno a Washington, era l'89, Schultz scosse la testa. Andammo via. Nel lungo corridoio ci rincorse l'assistente. Il segretario di Stato americano ci aveva ripensato''.

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