lunedì 21 settembre 2009

- I sentieri interrotti del Socialismo Italiano -

- I Sentieri Interrotti del Socialismo Italiano -

di Carolus Felix

21/09/2009 - Chi ha letto i miei interventi fino ad oggi nel merito di Sinistra e Libertà, sa che ne sono stato sempre un acceso sostenitore e che per me ha sempre rappresentato la speranza di una nuova prospettiva del “fare” la politica, in senso più pragmatico, innovativo e unitario. Ho sempre auspicato che nascesse, grazie ad una iniziale alleanza di tipo elettorale, prima un fecondo dibattito, poi un serrato confronto nella base, e infine un rinnovato quadro di proposte politiche, mediante un vero soggetto unitario, ancorato solidamente al Socialismo Europeo e in grado di parlare a tutti con una sola voce, anche se sempre dialogante con un coro. Purtroppo però devo dire francamente che l’esito di Bagnoli mi ha deluso. Mi aspettavo un coinvolgimento capillare della base per ascoltare, già da tempo, con sondaggi e confronti, anche in sede territoriale e telematica, un programma di massima o per lo meno delle linee guida, invece non si è ancora d’accordo neanche sul simbolo che dovrebbe includere una non ben definita scritta sull’ecologia. Si dà per scontato che l’ancoraggio al Socialismo Europeo verrà da sé, mentre incombe la sparizione anche dell’ultimo suo piccolo riferimento simbolico: la rosa del Socialismo Europeo. Si chiede sostanzialmente una doppia adesione: 30 euro per Sinistra e Libertà e 20 per il Partito Socialista. In sostanza 50 euro per avere cosa e in tempi di vacche magrissime e di disaffezione per la politica? Gli stessi referenti, lo stesso cartello elettorale con solo qualche incertezza in più sul simbolo. E col rischio che a portare pacchetti di tessere siano sempre i soliti danarosi per mantenere le posizioni di sempre. Ammettiamolo francamente, con un prezzo così elevato, si poteva dare qualche certezza o qualche garanzia in più, almeno in merito a qualche grande vincolo comune, il minimo indispensabile. Dicono tutti di voler percorrere con decisione la via del Socialismo e del Riformismo moderno ed europeo, e allora almeno un comune richiamo simbolico non sarebbe certo guastato. Alle prossime regionali si rischia invece che l’unico simbolo Socialista sia il garofano che spunterà di nuovo, con non sappiamo ancora quali petali, se freschi, appassiti oppure di plastica, nella prossima convention indetta da Bobo Craxi, e rivolta a tutti i “socialisti autonomisti”. Bobo ha avuto e ha dalla sua il pregio della coerenza, dall’inizio ha sempre dichiarato di non credere in Sinistra e Libertà, di volere l’autonomia dei Socialisti e un partito non vincolato ad alleanze e schieramenti spuri, ma ancorato nella tradizione del riformismo italiano. E conseguentemente si è dimesso dalla segreteria nazionale, deciso a percorrere sino in fondo la sua strada. E’ una strada non facile, innanzitutto perché l’Italia non è un blog o facebook, e la logica dei numeri è spietata così come il senso comune che non di rado è in piena rotta di collisione col senso storico. Lo stesso che vorrebbe che Bettino fosse considerato per quel che realmente ha fatto, e non per come avrebbe potuto essere condannato, anche se il giudizio del tribunale umano temo dovrà sfuggirci per sempre. E dunque la questione è, per chi porta ancora quel nome e che ha la grande ambizione di non voler far morire l’identità Socialista, con tutta la sua specificità storica e valoriale, di poter affermare serenamente parafrasando Fidel Castro: “La storia lo assolverà” Evidentemente Bobo è già assolto, perché è assurdo che i figli paghino sempre e comunque gli eventuali errori dei padri, ma non lo è un partito che vincoli ancora la sua identità alla teoria e alla prassi craxiana, quella delle ripetute elezioni per acclamazione, quella dei legami coi poteri forti, quella della ricerca di finanziamenti anche senza starsi tanto a turare il naso. E poi comunque, resta sempre un problema, non si costruisce una speranza, una identità e un futuro solo con le nostalgie e nemmeno coi nostalgici, anche se certamente, nemmeno con gli scetticismi. Oggi il Socialismo che non può e non deve essere confuso con il Blairismo, ha bisogno essenzialmente di tre fattori essenziali: primo che si creda, di nome e di fatto, in esso, nel Socialismo; secondo che si sappia coniugarlo non solo in maniera Riformista ma anche in senso pragmatico e innovativo con la realtà, fino a rendere la sua politica rivoluzionaria, quella che batte strade mai tentate e nell’ambito rigoroso delle norme costituzionali; e infine di una grande tensione unita ad un grande esempio morale. Solo chi incarnerà pienamente questi tre principi, potrà ambire a continuare a rappresentare degnamente la cultura e la tradizione politica del Socialismo Italiano, dei suoi grandi fondatori e dei suoi massimi artefici. Quella che dunque dobbiamo suscitare, al di là dei tentativi più o meno riusciti di fare la zuppa di pesce oppure il timballo al sugo, è una grande tensione verso la realizzazione e l’incarnazione di questo principio trinitario: fede nel Socialismo, prassi e speranza etica e morale, amore per la condivisione realistica e pragmatica dell’attuazione dei suoi principi. Io auguro a tutti il successo in questo difficile ma indispensabile sentiero spesso interrotto, come quello che si perde nella boscaglia e oltre il quale si va avanti solo con la speranza ed il senso dell’orientamento. Ovunque siano e ovunque vadano, li seguirò tutti, uno per uno, come un tafano socratico, pronto a dialogare e ad incalzarli sulla loro attuazione, sulla loro autenticità, sulla loro onestà, costi quel che costi, persino l’amarezza della cicuta.


15 commenti:

  1. Eliana Torterolo Venturi21 settembre 2009 alle ore 17:28

    Perfetto.Hai espresso quello che avrei voluto dire io con perfetta maestria.Condivido.Ciao

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  2. Carolus, il "tutto e subito" non appartiene alla cultura socialista, nè a quella del nostro disgraziato Paese. Se i vertici, anche in SeL, continuano a prevalere coi loro soliti mezzucci è solo colpa della "base" che è assente dal dibattito e dalla lotta VIVA.
    Commentare in rete non è sufficiente, bisogna prendere parte attivamente e fisicamente alle battaglie mettendo pure in conto la sconfitta.
    Del Socialismo simbolico, nostalgico ed estetico ormai me ne sbatto altamente: voglio quello REALE e SOSTANZIALE....e so che senza l' impegno fisico e mentale di ognuno di noi, esso non potrà mai realizzarsi. Io continuo a combattere in SeL e per SeL, organizzazione tutta da perfezionare gradualmente...
    alternative migliori per il Socialismo italiano non ne vedo.

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  3. Sono completamente d'accordo anch'io.

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  4. SeL deve essere un laboratorio aperto in grado di far sentire la sua efficacia sino a vanificare il senso stesso della parola vertice.
    Altrimenti non ha senso, certo che vale partecipare attivamente, se quando e dove ti lasciano parlare, sia che ci siano mille persone sia che ce ne siano 7 oppure otto.
    Io non mi sento estraneo a SeL, mi sento solo deluso. E credo ancora fermamente nei valori Socialisti.
    Il primo requisito del SOCIALISMO EFFETTIVO E SOSTANZIALE E' LA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA E LA POSSIBILITA' CHE ESSA PRODUCA CONCRETA INNOVAZIONE....
    Se manca questo si è sconfitti in partenza.

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  5. Giovannibattista Ferrari21 settembre 2009 alle ore 17:35

    Sono d'accordo,ho appoggiato il progetto Sinistra e Libertà ma sono prima Socialista.

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  6. Bene, Carolus, ed allora sotto con la lotta rimboccandosi le maniche....in questo Paese da quattro soldi, purtroppo, la democrazia partecipativa non te la regala nessuno, se non te la conquisti con le unghie e coi denti, giorno per giorno.

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  7. ....Siamo ANCHE qui per questo, caro Mario.

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  8. Per Giovanbattista Ferrari

    Prima Socialisti, certo, perché è proprio l'essere socialisti che ci porta a SeL.
    Ma c'è una differenza abissale tra l'essere Socialisti e il mostrarsi supini e proni aii piccoli interessi personali dei vertici.

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  9. Vi leggo... e vi seguo!

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  10. ......Bene, molto bene, è sempre reciproco!

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  11. Giovannibattista Ferrari21 settembre 2009 alle ore 21:43

    Caro Di lello,tutti qui abbiamo a cuore le sorti del Partito Socialista ,vogliamo tutti un partito socialista forte non annullarci in SeL,gli accordi erano al massimo una federazione,nemmeno è sicuro lo sbocco nel PSE!!!

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  12. Il problema è sempre a monte, tutti i socialisti anziché dare fiato alle trombe in ordine sparso, avrebbero dovuto confrontarsi in un Congresso Nazionale, contarsi e decidere democraticamente, su una questione che appare non importante ma VITALE. Ciò avrebbe evitato persino a Craxi di convocare la sua convention, perché lo richiedeva anche lui.
    La pretesa di risolverla telefonicamente e dunque di demandarla a data non ben precisa da definirsi, nasconde la volontà di liberarsi nel PS di elementi scomodi, che, in fondo è meglio se non si iscrivono o se se ne vanno, se la piantano comunque di rompere le palle, così i soliti restano allegramente al loro posto a spartirsi la torta che c'è. E' la tipica strategia di chi non sa fare altro nella sua vita.

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  13. D'accordissimo, Carolus.
    Il congresso assurdamente negato da Nencini andava fatto a tempo debito proprio per decidere democraticamente ed insieme sull'atteggiamento da assumere nei confronti di SeL.
    Per questo motivo oggi le confusioni e le recriminazioni tra noi socialisti rischiano di far saltare per aria non solo il già minato PS ma anche la nascente SeL.
    Quello di Nencini è stato un errore di cui pagheremo gravissime conseguenze. Infatti io oggi temo più chi ha accettato in pieno SeL (ma per mera convenienza personale) che chi la contesta e la rifiuta.

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  14. Giovannibattista Ferrari22 settembre 2009 alle ore 09:25

    Giusto,un conto sarebbe stato contarci,io,anche in minoranza ci avrei pensato due volte prima di uscire dal partito,cosi' è diverso...

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  15. Marco Di Lello sa benissimo a quali personaggi mi riferisco quando parlo di "chi ha accettato in pieno SeL ma per mera convenienza personale".

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