mercoledì 23 settembre 2009

Socialisti e Sinistra dopo Bagnoli

Socialisti e Sinistra dopo Bagnoli

di Giuseppe Giudice

23/09/2009 - Sono moderatamente soddisfatto per le decisioni assunte a Bagnoli da Sinistra e Libertà. Non condivido il pessimismo di maniera di una certa sinistra abituata a darsi bottigliate sugli..attributi. Si poteva fare di più, soprattutto per quanto concerne la nomina dei coordinamenti regionali, ma l’istituzione dell’anagrafe delle adesioni, la conferenza programmatica, la definizione delle regole, la presentazione senza nessuna deroga del simbolo in tutte le regioni alle prossime consultazioni, indicano con chiarezza che si è aperto un percorso vero per la fondazione di un nuovo soggetto politico della sinistra. Questo pone un problema serio per i Socialisti, intendendo con tale termine coloro che hanno una identità culturale e non semplicemente la tessera ad un mini-partito. Quale è il ruolo e la funzione che essi possono avere all’interno del progetto politico di “Sinistra e Libertà”? Per il gruppo dirigente ristretto del PS (o meglio dell’ex SDI) sembra che non vi siano dubbi. Il ruolo dei Socialisti e quello di rappresentare il polo “riformista” in SeL declinando tale concetto alla Tony Blair o alla Giuliano Amato: quello di una sinistra subalterna a quella cultura neoliberale che è stata travolta dalla crisi in atto del capitalismo liberista. Una posizione che si distingue dal PD solo sul tema della laicità ma che ne accetta l’impostazione sui temi sociali e del lavoro.
Se la funzione dei Socialisti si riduce a questo non c’era bisogno di contribuire a costruire Sinistra e Libertà: bastava fare l’ala laica del PD. Se come io credo non solo la funzione dei Socialisti non può essere così riduttiva ma deve avere ben altre ambizioni e svolgere un ruolo affatto diverso, si pone il tema di come i Socialisti debbano operare all’interno di SeL e di quale sia la loro vera funzione. Essa consiste in primo luogo a dare un forte contributo alla ricostruzione di una cultura politica della sinistra italiana, senza la quale non è definita la missione storica e la strategia politica della stessa. La profonda regressione della democrazia e della politica italiana hanno come concausa la crisi della cultura politica soprattutto a sinistra. Spero di poter analizzare più approfonditamente in un altro scritto tale tema. Mi limito per ora a ripetere ciò che più volte ho detto: il crollo del comunismo ha privato tale termine di ogni valenza positiva: l’identità comunista è stata vissuta dall’89 in poi come identità puramente antagonista incapace di indicare una alternativa in positivo all ‘esistente. Di fatto l’identità comunista impedisce di produrre una politica possibile e praticabile. La demonizzazione dei Socialisti praticata da quella parte del postcomunismo italiano che puntava all’incontro con i post-dc (realizzata in modo molto precario nel PD) ha impedito alla sinistra di assumere una identità in positivo. Nel fare ciò molti postcomunisti hanno accettato la critica liberale al comunismo che, come sappiamo, coinvolge in essa anche l’idea socialista: il gruppo editoriale L’Espresso-Repubblica è stato il maggior propagandista di tale sub-cultura che mescolava postcomunismo liberaloide e demitismo purificato; la brodaglia pseudoideologica di cui si nutre provvisoriamente il PD. Ma forse che lo SDI non si è mosso nella stessa direzione? Ha aggiunto alla brodaglia del PD un pizzico di pannellismo. La subcultura dello SDI è quella del non-socialismo liberale di Giuliano Amato (in forma volgarizzata) con qualche spruzzo di Emma Bonino. A sinistra del PD si è spesso parlato di una sinistra “senza aggettivi” dimenticando che di per sé sinistra indica solo una collocazione parlamentare: è il termine Socialismo che ha dato senso e progetto all’idea di sinistra nella storia. Odo spesso paralare di “una sinistra del lavoro, dell’ambiente, dei diritti, delle politiche di genere”: tutti temi giustissimi, ma espressi così sembrano una lista della spesa o una sommatoria aritmetica. Cosa lega organicamente fra loro tali temi? Poiché senza una organicità di legame non c’è organicità di proposta politica. E’ un progetto, una offerta di società diversa e fondata su valori differenti rispetto a quella della restaurazione capitalistico-liberista che caratterizza la proposta. E quindi progetto socialista per il XXI secolo. Un socialismo convinto che il crollo del comunismo segna un punto di non ritorno e della vittoria dell’idea di Socialismo Democratico, ma anche consapevole della crisi di quella socialdemocrazia che ha vissuto la subalternità al liberismo. Il socialismo europeo resta il punto di riferimento privilegiato con la convinzione che esso vada rifondato marcando una soluzione di continuità con le sue derive moderate degli anni 90 (Blair, Schroeder, D’Alema, Amato). In questo processo di rifondazione potranno anche associarsi forze come la Linke tedesca che comunque vedono nel Socialismo Democratico il loro orizzonte. L’unico confine a Sinistra è rappresentato dalla impossibilità di interloquire con i nostalgici del Muro di Berlino o con forze velleitarie ed avventuriste. Se questo è il nostro compito come Socialisti è veramente forte, interessante ed appassionante e potremo svolgerlo non se faremo una corrente (che è sempre funzionale a logiche spartitorie e non politiche) ma una area culturale in grado di contribuire alla definizione dell’orizzonte strategico di Sinistra e Libertà.


PS.: di Giuseppe Giudice

Vittorio Foa ricordando Riccardo Lombardi diceva che per Riccardo la politica non è l'arte di governare gli uomini quanto piuttosto di insegnare agli uomini a governarsi da soli. Il senso del nostro Socialismo è questo. Per fare questo bisogna combattere tutti coloro che non vogliono far ragionare la gente, anche a sinistra, e che mirano solo a gestire le emozioni più irrazionali.


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