venerdì 4 settembre 2009

BOFFO SI E’ DIMESSO, BERLUSCONI ANCORA NO

BOFFO SI E’ DIMESSO, BERLUSCONI ANCORA NO

04/09/2009 - L’obbiettivo di Feltri era chiaro: mettere in piazza la vita privata del direttore di Avvenire per assolvere i “vizi privati” di Silvio Berlusconi.

Quando tutti sono colpevoli, nessuno è colpevole. Le dimissione di Dino Boffo hanno, però, cambiato lo scenario. L’argomento del direttore de Il Giornale secondo cui non si può fare la morale a Berlusconi perché anche i moralisti hanno i loro scheletri nell’armadio, non può più essere usato.

A questo punto possiamo dire che “il re è nudo”. Berlusconi non può più nascondersi dietro la vita privata di Dino Boffo. Era assurdo e ridicolo che lo si potesse fare prima delle dimissioni di Boffo. Adesso è ancora più assurdo e ridicolo.

Il tentativo di Feltri di mettere sullo stesso piano i presunti vizi privati del Direttore de L’Avvenire con il giro di prostitute che frequentava i festini organizzati dal Presidsente del Consiglio, era semplicemente patetico. Berlusconi nella sua qualità di Premier rappresenta il Paese. Il suo non è un qualsiasi incarico privato per quanto prestigioso esso possa essere. Per questo in una democrazia sana Berlusconi non avrebbe potuto restare un minuto di più a Palazzo Chigi.

Adesso che Boffo si è dimesso e Berlusconi, invece, continua a rimanere inchiodato alla sua poltrona, la malattia della democrazia italiana appare in tutta la sua gravità. Non si tratta solo della quotidiana dose di veleno che il comportamento di Berlusconi inocula nel tessuto morale e civile del Paese. La resistenza accanita di Berlusconi a prendere atto di essere inadatto a Governare , si sta tramutando in un attacco forsennato alle colonne portanti della democrazia italiana. A cominciare dalla libertà d’informazione.

L’occupazione “militare” della Rai, i tentativi di eliminare dal piccolo schermo giornalisti e artisti che non piegano la testa, le gravi intimidazioni contro giornali di opposizione come Repubblica e l’Unità, sono altrettanti segnali dell’avanzamento dell’opera di lesionamento e di demolizione delle colonne portanti del nostro ordinamento costituzionale.

Di fronte a tutto ciò è ora che l’opposizione la smetta di procedere in ordine sparso e faccia sentire la sua voce. E’ ora che si gridi forte nel Parlamento e nelle piazze che questo Presidente del Consiglio se ne deve andare perché non è più degno di rappresentare il Paese.


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