martedì 3 novembre 2009

IN MEMORIA DI UN SOCIALISTA ERETICO

Riccardo Lombardi - 25 Anni dopo

di Carlo Patrignani

l'Unita' 01/11/2009 - Lo
si puo ricordare, Riccardo Lombardi, ma per un tempo breve e senza clamori come accade pure oggi per i 25 anni dalla sua cremazione senza riti religiosi. Perche’, disse nel 1984, uno degli migliori sindacalisti della Cgil e suo ‘amico compagno’, Fausto Vigevani, “nemmeno per poche ore i ‘vincitori’ possono permettersi che appaia e resti sulla scena oltre il minimo indispensabile”. E i ‘vincitorisono quelli che ieri come oggi non ne sopportano piu’ di tanto la presenza scomoda. Qualche esempio. L’onesta’. Cosa mi ha insegnato la vita? Ad esser onesto, innanzitutto. Questo il suo principio morale fondante che ripeteva quotidianamente. La carriera? “Non amo le poltrone”, disse a Aldo Moro che gli offriva il Ministero del Bilancio nel ‘64. Avere piu’ soldi? “Non avrei saputo che cosa farne. Non ho neppure una casa. Mi basta poter comperare dei libri”. La politica? “E’ dialettica, confronto: a noi non e’ dato smettere di far ricerca”. Per trovare una ‘via d’uscita’ dall’ordine economico e politico capitalistico e arrivare ad una societa’ socialista, quella che “riesce a dare a ciascun individuo la massima possibilità di decidere della propria esistenza e di costruire la propria vita”. Una societa’ ‘diversamente ricca’, dove il benessere non e piu’ salario e beni voluttuari, ma piu’ dignita’, piu’ tempo libero per se e per far l’amore, piu’ cultura, per realizzare la propria identita’. Politico eretico identificava il capitalismo nei gruppi parassitari e nelle rendite, in mano ai nani e avvertiva nel 1975 che il fascismo, “e’ anche violenza […] ma finalizzata alla conservazione di certi poteri e di certi privilegi”. L’Ingegnere ‘a-comunista’ allergico ai dogmi infallibili e alle verita’ rivelate, ha lasciato un patrimonio di idee, proposte ed intuizioni che sono di tutta la sinistra, di chi ama la democrazia. Mi ritrovo con quanto ha scritto di recente Giorgio Ruffolo a Fausto Bertinotti nel rifiutare l’invito ad una commemorazione dell’Ingegnere. “Mi scuso ancora per la defezione e le noie che ti ha procurato. Sento il bisogno di ripetere che in questa decisione non c'è traccia di razzismo politico. Si può mutare campo senza incorrere in anatemi. Credo tuttavia che se ne debba pagare il costo. Che, nel caso specifico, è almeno quello di osservare una certa discrezione rispetto alla memoria di persone cui si sono inflitte ferite dolorose. Di questo e di nient'altro si tratta”. E Ruffolo con Giolitti, Foa, Banfi, Trentin, Santi, Vigevani, fa parte degli “amici compagni” come diceva la donna che gli fu vicina per 52 anni, Ena Viatto, rispetto ai tanti discepoli “compagni amici” pronti al trasformismo, a lisciare il pelo al gatto, finiti per sete di potere nella pattumiera di Tangentopoli.

L'attualita' di Riccardo Lombardi

di Carlo Patrignani

Il Riformista 30/10/2009 - Caro Direttore, Nel ricordare a 25 anni dalla cremazione senza riti religiosi uno dei maggiori attivisti dalla ‘statura gigantesca’ come recita un rapporto della polizia politica (Genova, agosto 1943, ACS) della lotta antifascista, uno dei protagonisti della Repubblica, anche se non quella capace di ‘infrenare le inframmettenze clericali’, il prefetto di Milano, Riccardo Lombardi, si dimenticano le piu’ belle qualita’ dell’uomo: l’onesta’, il rigore, la coerenza, la ripulsa per l’opportunismo (lo chiamava ‘lisciare il pelo al gatto’) del trasformismo imperante, la sete di potere e di carriera.
Per chi lo ha conosciuto e frequentato per un decennio, e’ insopportabile vederlo trattato come uno dei tanti del nostro mediocre ‘ceto politico’. Avra’ pure inventato l’acomunismo, che non e’ mai stato indifferenza verso il Pci, come se non esistesse, ma ricerca di una solida identita’ socialista; l’alternativa di sinistra per superare il capitalismo che identificava nei gruppi parassitari e nelle rendite, in mano ai ‘nani’, mettendo in guardia dal nuovo fascismo che “e’ violenza…ma finalizzata alla conservazione di certi poteri e di certi privilegi”; avra’ pure progettato una societa’ di liberi ed uguali, ma tutto sommato e’ stato un utopico, un sognatore. “Un Psi cosi’ non ha motivo di esistere”, disse il 30 giugno 1984 nel suo ultimo intervento al Cc del Psi e Tangentopoli quasi dieci anni dopo dimostro’ che da presbite aveva visto giusto. Vero che nel 1978 appoggio’ l’ascesa di Bettino Craxi, perche’ “un cattivo vescovo si puo’ poi rivelare un buon Papa”, ma presto ne prese le distanze e nel 1979 lo defini’ Fuhrerprinzip per il metodo arrogante - simile a quello del marxista-leninista Rodolfo Morandi - di gestire il Partito. Come rendergli il giusto riconoscimento? E’ dal 1984 che me lo chiedo e trovo attualissime le parole di chi per tutti i suoi 31 anni di milizia socialista resto’ sempre lombardiano, Fausto Vigevani: “Riccardo e’ stato e resta un uomo, uno dei rarissimi che ha acceso un credito altissimo nel suo partito, il Psi, e nella sinistra intera, nelle istituzioni, anche le piu’ alte: e’ soprattutto questo che nessuno ha inteso prima e intendera’ ora ripagargli per se’ e per la democrazia italiana”.

Nessun commento:

Posta un commento

TUTTI I POST - ARCHIVIO

http://www.socialistinternational.org/images/index01.jpg