venerdì 5 febbraio 2010

Convegno della Sinistra Socialista

Convegno della Sinistra Socialista


di Carolus Felix

Roma, 02/02/2010 - Ieri 1 febbraio 2010 a Roma, nella sala congressi di via Cavour, si è svolto il convegno delle associazioni della sinistra socialista favorevoli a Sinistra Ecologia e Libertà, che vogliono proseguire il cammino verso il nuovo partito assieme alle altre componenti della sinistra italiana. Si sono focalizzate le prospettive attuali della politica italiana, in vista delle elezioni ragionali e, più a lungo termine, per la costruzione di una valida alternativa di governo, alla luce degli ultimi eventi trascorsi, ed in particolare, soffermando l’attenzione sulle dinamiche salariali, sulla questione lavoro, oggi punto focale di ogni concreta strategia di sviluppo del consenso. Il congresso ha ricevuto una lettera di riconoscimento e plauso da parte di Nichi Vendola che ha ringraziato la sinistra socialista per il sostegno ricevuto durante la campagna delle primarie e ha ribadito, tra l’altro, che “non solo noi, ma direi l’Europa tutta e l’intero nostro paese hanno bisogno dei valori del socialismo italiano..il socialismo italiano ha un gran futuro SULLE spalle ed io sono convinto, che voi, compagne e compagni qui riuniti, lo saprete portare avanti con determinazione orgoglio ed intelligenza E a farlo insieme a molti altri, interpreti di altre storie, in Sinistra Ecologia e Libertà


Di seguito presento il mio intervento, con qualche aggiunta resa impossibile ieri dai tempi di discussione.


"Compañeros,

finalmente abbiamo l’occasione di vederci qui riuniti, dopo tanti incontri virtuali e tante comunicazioni sparse per il nostro paese. Il calore che sprigiona questa platea, che ci ha raccolto così numerosi, dimostra che il grande bisogno di incontrarsi non poteva che portare tutti noi a riconoscerci con lo stesso anelito e lo stesso obiettivo. Alcuni prima di me hanno posto l’accento sull’innovazione, in merito alla questione del lavoro, rilevando che non può esserci sviluppo e crescita senza avere nel contempo realizzato un grande sforzo di aggiornamento e di crescita degli strumenti formativi, gli stessi che possono rendere un paese realmente competitivo e concorrenziale, ma io direi piuttosto, anche originale nella sua proposta di civiltà. Perché mai come oggi, nella storia recente dell’umanità, il rischio della barbarie è sembrato incombere su masse sempre più numerose di esseri umani, privandole persino dei beni più essenziali, degli stessi bisogni vitali: l’aria e l’acqua. E quindi mai come oggi il motto “socialismo o barbarie” risulta più concreto ed attuale, in quanto la sua valenza è ormai autenticamente globale. Per realizzare questo grande sforzo innovativo, è necessario uno strumento essenziale, che è la scuola con un sistema di ricerca che ci metta in condizione di affrontare le nuove sfide globali mediante una preparazione adeguata e consona agli obiettivi da raggiungere. Però purtroppo, cari compagni, in Italia il sistema di formazione è stato recentemente ridotto al lumicino, devastato da tagli paurosi e laceranti che hanno costretto le scuole a vivere di elemosina con i contributi volontari delle famiglie, e con la devastante macelleria sociale di un personale che è stato per tanti anni “usato” e viene oggi “gettato” sul lastrico senza scrupolo alcuno. Oggi dunque la questione lavoro in Italia, non è una questione che si pone soltanto in termini economici, ma soprattutto in termini morali, etici, oltre che sociali. Sotto i nostri occhi si svolge il dramma quotidiano dei senza lavoro, degli incatenati alle gru, dei pernottanti sui tetti delle fabbriche, degli occupanti minacciati dalle squadracce, dei migranti bastonati e deportati per avere solo osato alzare la testa dalla loro condizione di schiavitù salariale, di quelli che muoiono nello stillicidio crudele e devastante delle morti bianche o di quelli che si danno fuoco, come ultima testimonianza del loro martirio di fronte alla crudeltà e all’indifferenza di un mercato capitalista privo di regole e di alcun fondamento morale. In questo Paese convive la tragica condizione di uno squilibrio pauroso tra contribuenti tartassati fino all’inverosimile e grandi plutocrati monopolisti che spesso fanno affari illeciti con organizzazioni criminali che producono una gran quantità di ricchezza ormai perversamente assimilata al nostro PIL, interdipendente con gli stessi meccanismi di sopravvivenza dalla bancarotta generale. Tanto che lo scudo fiscale, con cui anonimi profittatori hanno accumulato fortune ingenti e le hanno riciclate altrove, serve a riportarle ai beneficiari, pagando solo un misero 5%, un “pizzino” ai governanti di uno Stato che si è fatto carico di rappresentare prevalentemente i loro interessi criminali Di fronte a tutto questo, è necessaria e direi vitale una vera alternativa politica e più che in termini riformistici, direi in senso rivoluzionario. Se con rivoluzione vogliamo intendere quel processo per cui la politica finalmente si riappropria del suo compito originario: quello di dettare le regole necessarie all’equilibrio sociale e alla convivenza, ai valori cioè di fraternità, uguaglianza e libertà. La politica oggi in questo Paese è ostaggio di consorterie lobbistiche, che sono gli ultimi addentellati di un sistema corrotto ed autoreferenziale che sta portando l’Italia e gli italiani sul baratro della bancarotta e della secessione. Ci vuole dunque un grande sforzo “rivoluzionario” concreto e largamente condiviso di attuazione di un nuovo modello di democrazia partecipativa, che sostituisca alle clientele e ai perduranti feudalesimi e servaggi autoreferenziali che hanno fino ad ora prodotto corruttele e debiti stratosferici, l’intelligenza, l’innovazione, la responsabilità e il merito. La politica dunque deve tornare in mano a chi si merita di esercitarla. Nichi Vendola con la sua grande vittoria alle primarie e soprattutto con il suo paziente e tenace lavoro, con il suo concreto impegno innovativo, ha dimostrato, nel suo territorio e alla sua gente, di poter rappresentare un nuovo modello di governo, che ha il primo merito essenziale di aver rispettato i bisogni vitali dell’essere umano: l’aria depurata dalle diossine e l’acqua come bene pubblico non privatizzabile. Ha così posto un serio argine alla barbarie, perché noi, lo sapete bene, siamo fatti di acqua e di aria e privatizzare o inquinare questi beni vuol dire ridurre noi stessi a “materia prima” di un apparato che é proteso esclusivamente verso il suo auto potenziamento tecnocratico e timocratico, coniugando così barbaramente ed indissolubilmente la volontà di potenza e di potere, con l'accumulazione di profitto Noi socialisti vogliamo essere protagonisti di questa lotta contro i barbari, che ormai non solo hanno la pretesa di governarci ma anche di sottrarci le risorse vitali. Noi non rinneghiamo nulla del nostro passato e siamo decisi a lottare con tutto il valore ed il peso della nostra tradizione e della nostra cultura storica da sempre proiettata verso l’umanesimo ed il rispetto della dignità della persona. Giustamente Nichi Vendola ha ricordato che di questa tradizione fa parte a pieno titolo anche Bettino Craxi, che difese la dignità del nostro Paese a Sigonella e anche la dignità di un grande leader non socialista: Moro, quando fu calpestata e vilipesa dal terrorismo e dalle manovre di palazzo. Io aggiungerei anche quando difese la dignità internazionale del Socialismo dai macellai militari fascisti sudamericani e dalle truppe corazzate della nomenklatura dei paesi dell’est comunista. Noi però, cari compagni, non dobbiamo dividerci in lombardiani e craxiani, noi dobbiamo piuttosto rivendicare con orgoglio la nostra storia nella sua interezza, e condividerla con chi ha saputo vivere e superare la propria, o anche con chi, diversamente, ne ha un’altra che può arricchire il confronto e l’innovazione. Io capisco il travaglio dei comunisti italiani che hanno portato il peso di una grande responsabilità e anche di vari errori; anche i socialisti hanno fatto in passato molti errori, anche Craxi ne fece. Sappiamo quante e quali persone lo circondarono e con quale rovinoso effetto, sappiamo che la voglia smodata di esserci a tutti i costi, spinge tuttora alcuni di loro a cercare il potere fine a se stesso. Sappiamo anche dell’incoerenza di quei comunisti che, pur partecipando a manifestazioni per la pace, votarono la fiducia ad un governo di centrosinistra impegnato in guerre e nell’aumento spasmodico delle spese militari, varando leggi che hanno sovvenzionato scuole private ed aumentato la precarizzazione, senza risolvere in alcun modo il conflitto di interessi Ma sappiamo anche con certezza che il centrosinistra è oggi morto e sepolto proprio a causa di questi errori. E ora non può nemmeno resuscitare, dato che i rappresentanti del PD tendono più al centroalquadrato piuttosto che ad una formula rinnovata di centrosinistra, con l’ulteriore umiliante risultato di sentirsi dire da Casini che lui no, davvero non è la stampella del PD, un PD che non potrà certo gettare quella stampella di nuovo con uno pseudoeroismo alla Toti, per tornare nel suo splendido quanto illusorio isolazionismo veltroniano. Noi dobbiamo dunque costruire un’alternativa politica inversa, magari questa volta di sinistra-centro, facendo appello al popolo socialista, e tornando ad usare un vocabolario della politica in cui socialismo non sia più erroneamente sinonimo di “ladro”, ma piuttosto di “sinistra”, come accade naturalmente e legittimamente in tutti i paesi del mondo e come è stato dalle origini della storia del movimento dei lavoratori italiani, già dal XIX secolo La grande proposta di una V Internazionale Socialista che raccolga il consenso di tutte le forze della sinistra socialista mondiale, deve essere accolta con entusiasmo, indipendentemente da chi la lancia, perché nessuno potrà pretendere mai di assumerne la guida o l’egemonia, in quando essa deve essere fondata su un nuovo concetto di politica partecipativa. Che proviene dal basso, dalla gente, dai movimenti e dalla società civile, dai popoli, compresi i migranti e gli indigeni. Essa si fonda però su un assunto semplice: capitalismo e sopravvivenza della specie umana sulla terra non sono più compatibili. Lo confermano sia gli scienziati che i teologi ormai, almeno quelli che riescono ancora a guardare il futuro con occhi trasparenti e non ancora opacizzati dal monopolismo che ormai, come ultimo fronte da sfondare a proprio uso e consumo, si scaglia proprio contro la scuola e la cultura. Chi vi parla combatte su quella linea del Piave sempre più minacciata e vilipesa, tanto che ormai coloro che scendono in campo per difenderla, sono definiti dagli oligarchi del potere asservito al profitto, come dei guerriglieri. Ebbene se le cose stanno così, mi vedete, io sono un guerrigliero e non ho alcuna paura. Compagni, il popolo socialista deve avere un sussulto di eroico slancio e superare e contrattaccare da questa linea, per avere finalmente la sua vittoria. E per far questo le avanguardie che ci sono qui devono espandersi e coinvolgere le masse, invitandole a combattere sullo stesso fronte. Non ci riusciremo mai se ci divideremo persino tra noi, e a chi insegue tragici ed umilianti armistizi diciamo evangelicamente: “lasciate che i morti seppelliscano i morti” perché la loro battaglia è già persa in partenza: sono in partenza già morti e sconfitti. Come dice invece giustamente Nichi Vendola: noi abbiamo un grande futuro sulle spalle, con valori che sono munizioni inesauribili, si tratta solo di distribuirli, si tratta solo di dare il buon esempio, ciascuno combattendo in prima persona. E saremo tanti e cresceremo...

..hasta la victoria siempre! Venceremos!"


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