lunedì 27 luglio 2009

Fraterne vacanze.....

di Carolux Felix

27/07/2009 - In questa mia nota prenderò spunto serenamente dalla lettura della nota allarmata e un pochettino polemica di Emanuele Pecheux, in merito alle vacanze, per replicare in modo pacato e spero senza dilungarmi troppo, come ho fatto nella mia precedente. C’è un fervore nel nostro partito che altrove manca, e lo dimostra la passione con la quale molti partecipano alla costruzione di una nuova sinistra libera e plurale mentre altri ribadiscono le ragioni del Socialismo, quello di sempre, ma sicuramente attualizzato e proteso verso le sfide di oggi e di domani. Molta di questa passione trova sfogo nel web, perché la tecnologia si evolve e con essa anche gli strumenti di comunicazione e di confronto. Inoltre tutto questo avviene senza filtri particolari, alla luce del sole. Sembra dunque logico che si creino anche dei contrasti, delle divisioni e molto spesso anche delle polemiche accese. Dobbiamo forse averne paura? Direi di no! Anzi, direi che sono, in un momento in cui prevale la politica della reductio ad unum, di stampo padronale o predefinita da correnti inossidabili, nelle quali si impone l’esigenza di schierarsi ed allinearsi su quella di interagire in senso critico, il seme di una nuova e più vera dimensione della politica. Certamente a tutto c’è un limite, ma qual è in definitiva questo limite? Credo siano sostanzialmente due: l’impossibilità di tornare indietro verso forme di gestione clientelare e lottizzata del partito e delle sue prospettive future, in un furbesco quanto inconcludente attendismo di maniera, teso a salvare soprattutto l’interesse e il “particulare”, fino all’epurazione più sfacciata di chi prova a metterlo in discussione, e il voler per forza fare altro quando si resta ancora comodamente e solidamente in quello che altro non è, magari anche con ruoli importanti, rilanciati dai media. Se non è stato possibile svolgere un Congresso che ridefinisse la linea del partito in maniera più consona alle esigenze di oggi, non è questa una buona ragione per cercare di delegittimarsi a vicenda attraverso altri strumenti di comunicazione. Il dibattito deve restare acceso ma seguendo un minimo comune denominatore: non si torna indietro e non si diventa altro da quello che già si è, culturalmente e politicamente. Questi sono, a mio avviso, i capisaldi essenziali da salvaguardare ad ogni costo. Già Mitterand avvertiva che nella prospettiva di una vera sinistra, il Partito Socialista deve essere pronto al confronto quotidiano con tutti. E ancora Bobbio notava amaramente: “I partiti che si vengono formando oggi in Italia non hanno più nulla del partito nel senso originario della parola. Sono raggruppamenti personali e occasionali che stanno avendo un unico effetto, quello di far aumentare l’astensione elettorale, cioè il partito dell’antipartito. Il nuovo partito di sinistra deve affrontare dunque una duplice crisi, non solo quella del socialismo da ricostituire, ma anche quella della istituzione “partito”, la cui crisi inceppa addirittura il regolare funzionamento della nostra democrazia.” E noi proprio questa duplice sfida dobbiamo affrontare e vincere: ricostruire una solida base di cultura e di prassi condivisa del Socialismo, insieme ad un partito che sia istituzione non più autoreferenziale e personalistica, ma risultante di una necessità collettiva e di un costruttivo e libero confronto, teso sempre alla sintesi e alla concretizzazione dei valori comuni. Facendo una cosa alla volta, in modo però scrupoloso, al punto che l’una non escluda mai l’altra, ma ne sia piuttosto la fervida linfa vitale. Il compagno segretario Nencini ci dice giustamente “Se allora Bersani facesse un passettino in più, darebbe finalmente un taglio alle tante ambiguità del passato”, osservando che manca solo un passettino tra le affermazioni del candidato più accreditato alla segreteria del PD, e la trasformazione del PD in un vero partito socialidemocratico. Ma trascurando per altro che quel “passettino” sarà sempre una voragine nel PD, insormontabile. Per il semplice fatto che nel PD sono molto numerosi e indispensabili coloro che, da socialdemocratici, hanno dichiarato esplicitamente di non voler morire mai. E dunque potranno anche farsi rappresentare da uno come Bersani, per un certo periodo, ma non contribuiranno mai ad attuare quella mutazione genetica che porterebbe il PD a permanere saldamente nell’alveo della socialdemocrazia. Non aspettiamoci dunque in maniera spossante quello che invece dobbiamo richiedere subito a noi stessi, quello che possiamo fare solo noi stessi. E’ infatti molto più facile far diventare socialdemocratica a tutti gli effetti, e magari un giorno forse anche di nome, una forza politica che, di fatto, per le sue componenti, già lo è ed in maniera ben più convinta e decisa di quando lo sia globalmente il PD, e cioè Sinistra e Libertà. Ma non dobbiamo parlare con una certa malcelata supponenza di “conversione” al socialismo a chi proviene da esperienze politiche di altro genere, quanto piuttosto di “condivisione” di valori socialisti che scaturiscono, come osserva opportunemente Mitterand, dal confronto quotidiano. Vorrei concludere questa mia nota con le parole dello stesso Bobbio che ci illuminano sulla vera missione del Socialismo contemporaneo: “Il fronte contro il quale il socialismo democratico di oggi deve schierarsi non è più quello del socialismo pervertito da restituire ai suoi principi in nome della libertà, ma, in nome della giustizia sociale, quello del liberalismo trionfante. Se il socialismo liberale era nato per rivendicare i diritti di libertà contro un socialismo diventato dispotico, il socialismo liberale di oggi deve difendere i diritti sociali, come condizione necessaria per la migliore protezione dei diritti di libertà, contro il liberismo anarchico. Come si legge nell’Introduzione al Manifesto del Partito del socialismo europeo: “Diciamo si all’economia di mercato, ma no alla società di mercato.”

E’ in nome di questo Socialismo che deve nascere ed affermarsi la vera Sinistra e in piena Libertà.

Vacanze fraterne a tutti voi.

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