sabato 11 luglio 2009

"Sinistra e Libertà rimane in campo"

di Luca Cefisi*

Sinistra e Libertà rimane in campo, è la via d’uscita tra le macerie delle elezioni dell’anno scorso. Con il senno del poi, non può stupire che non abbiamo superato la forza caudina del 4%. Privi com’eravamo dell’organizzazione e dei finanziamenti adeguati ad una campagna europea, silenziati dalle televisioni. Eppure, i dati dimostrano che Sinistra e Libertà c’è per davvero, risponde ad un bisogno dell’elettorato, a necessità reali della società: ben presenti al Sud, siamo anche nelle grandi città (non abbiamo risolto la “questione settentrionalee”, e in due mesi non potevamo certo farlo). Rispondiamo a necessità sociali, che non trovano rappresentanza, e a richieste di pluralismo, di fronte a un bipartitismo che non offre alternative; diamo voce a speranze e valori che non sono archiviabili. Occorre quindi proseguire sulla strada delle nostre buone ragioni, del nostro buon programma che non abbiamo potuto spiegare in tv.

Sinistra e Libertà ha patito la concorrenza di Rifondazione e della lista Bonino-Pannella, e sarebbe sbagliato rammaricarsi per la mancata alleanza con gli uni o con gli altri. Sinistra e Libertà è stata la vera alternativa riformista al Pd in queste elezioni, perchè non subalterna e non complementare ad esso. Rifondazione, com’è evidente, ha rappresentato la “riserva indiana”, quella degli incorreggibili massimalisti accanto al PD grande partito riformista, quella riserva da cui Nichi Vendola è voluto coraggiosamente evadere: alla ricerca del mare aperto, e di una proposta di governo che non debba chiedere a nessuno il permesso di svolgersi. E’ infatti sulla cultura di governo che veniamo misurati, sulla capacità di una proposta autonoma e originale: qui avviene l’incontro fecondo tra le tradizioni della sinistra. La lista Bonino-Pannella ha svolto funzione opposta ma simile a Rifondazione: anch’essa funzionale e subalterna al Pd, ne ha costituito non il complemento massimalista ma l’accessorio, la copertura per intercettare il voto democrat deluso, parcheggiarlo e refrigerarlo, a cura della vicepresidente del Senato in quota Pd, signora Bonino, che Franceschini non ha mai rimproverato per l’apparente tradimento (essendo, in effetti, piuttosto una parte in commedia). L’esperienza della Rosa nel Pugno, nel 2006, avrebbe avuto successo se si fosse creata un’effettiva egemonia liberalsocialista nel progetto (si ricorda qui che liberalsocialismo significa, da Calogero e Capitini in poi, un movimento di liberali che si muove in avanti verso posizioni socialiste, non il contrario in retromarcia…). All’inizio, con i socialisti che “trascinarono” i radicali nel centro-sinistra, questa egemonia parve concretizzarsi. Ma poi prevalsero l’autoreferenzialità dei radicali, la loro forte componente ideologica liberale-liberista assolutamente allergica a politiche sociali e del lavoro ragionevoli (del tutto speculare a quella rifondarola) ed anche, occorrerà finalmente dirlo, le loro dinamiche settarie, più simili a quelle di Scientology che di un gruppo politico. Nei giorni del dopo-voto, è partita una piccola offensiva radicale nei confronti dei militanti socialisti, che è stata respinta. Egualmente, mi pare respinta la piccola offensiva da parte di Rifondazione verso i militanti del Mps, in nome del “ah, se solo fossimo stati ancora assieme”. Il 4% è mezzo e non fine in sè: il progetto politico della “nuova sinistra italiana” non passa dai richiami della foresta.

Questa campagna elettorale ha mostrato la possibilità di rilanciare in Italia una forza di sinistra in sintonia con quanto si muove in Europa (socialisti, sinistra e verdi, in alternativa ai popolari e ai liberali, per un’economia sostenibile e tecnologicamente avanzata). Da qui si riparte. Occorre farlo con una struttura agile e plurale, di tipo federativo: con questo non si intende affatto (a scanso di equivoci) proporre una visione “moderata” rispetto ad una “avanzata” che propugna il partito unico della sinsitra qui e subito. Semplicemente, appare opportuno organizzarci su basi federative perchè più ampio è lo spazio che Sinistra e Libertà può così occupare, e perchè il problema delle identità non si risolve con il loro annullamento (sarebbe veltronismo in piccolo) ma alleandole nella loro diversità. E’ anche utile che le forze che hanno creato Sinistra e Libertà mantengano piede nei rispettivi partiti europei di riferimento. Del resto, in campagna elettorale abbiamo spiegato l’idea di una futura maggioranza al Parlamento Europeo, tra socialisti, verdi e sinistra europea. Questa è ancora la cosa utile da fare: e non si farà in un giorno !

Alla gente, poi, non importa certo se Sinistra e Libertà è organizzata in una maniera o in un’altra: importa che faccia delle proposte utili e innovative. Se pensiamo all’esperienza dell’Unione, o anche in parte alla breve esperienza della Fed (2004), vediamo che gli elettori capiscono perfettamente il senso di un progetto comune tra diversi. Quello che conta è che, dai temi del lavoro a quelli dei diritti e dell’ambiente, vi sia una voce chiara, comprensibile, e giustamente anticonformista: che è oggi, di fronte alla cappa consociativa del “regime a bi-partito unico”, la cosa più urgente.

Sinistra e Liberta' - Direzione Nazionale PS*

4 commenti:

  1. C’è un problema con i compagni di PRC a Vittorio Veneto, ad esempio, hanno lasciato libertà di voto al ballottaggio tra Lega e PD…
    La lista Sinistra Vittoriese ha invece dato pieno appoggio al candidato PD, non è solo una questione di programmi, ma anche di antifascismo spicciolo.
    Poi se il PD non fosse fatto da una banda di suonati, avrebbe fatto l’apparentamento a sinistra, e forse si sarebbe strappata la città alla Lega.

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  2. “Nei giorni del dopo-voto, è partita una piccola offensiva radicale nei confronti dei militanti socialisti, che è stata respinta. Egualmente, mi pare respinta la piccola offensiva da parte di Rifondazione verso i militanti del Mps, in nome del “ah, se solo fossimo stati ancora assieme”. Il 4% è mezzo e non fine in sè: il progetto politico della “nuova sinistra italiana” non passa dai richiami della foresta”.

    “Quello che conta è che, dai temi del lavoro a quelli dei diritti e dell’ambiente, vi sia una voce chiara, comprensibile, e giustamente anticonformista: che è oggi, di fronte alla cappa consociativa del “regime a bi-partito unico”, la cosa più urgente.”

    BRAVISSIMO LUCA! Sono sicuro che quando finalmente i contenuti saranno PROPOSTE CONCRETE (parole, modalità di attuazione, NUMERI e fatti) SEL saprà dire pienamente la sua!

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  3. Un Partito unico e NUOVO che rielabori il meglio delle culture socialista, comunista e ambientalista, alla luce della economia globalizzata, dello sviluppo sostenibile e della lotta per la democrazia, con l’obiettivo di creare le condizioni per governare, questo serve. Per farlo ci vuole ORGANIZZAZIONE, lo sanno in tutto il mondo.
    Una somma di gruppi dirigenti innamorati delle proprie identità politiche e dei propri ruoli l’abbiamo già sperimentata, per quanto mi riguarda sarebbe una inutile perdita di tempo.

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  4. Concordo con la quasi totalità dei punti espressi dal Compagno Cefisi. Mi lascia, però, assai perplesso il concetto di far passare un partito unico della sinistra come veltronismo spicciolo. Se non altro per il fatto che quello del partito unico non è un tentativo di mettere insieme ideologie completamente diverse tra loro con il solo obiettivo di fare un partito unico (cosa riconducibile al veltronismo) ma il partito unico della sinistra diverrebbe un punto di incontro tra ideali e visioni della società che sono in perfetta sintonia tra loro.
    La proposta di far diventare Sinistra e Libertà una Federazione può anche essere accolta ma non è accettabile vedere ancora lo scempio (di strategia politica) che si è visto alle amministrative (comunali, provinciali e regionali) del 6 e 7 giugno. Nel corso della scorsa tornata elettorale abbiamo assistito alla divisione tra MPS, PS e VERDI in tutti i collegi che ha, secondo il mio modesto parere, penalizzato la lista di Sinistra e Libertà alle europee.
    Che si parli di federazione o di partito è irrilevante, quello che è fondamentale è che il simbolo elettorale (a tutti i livelli) sia sempre e comunque “Sinistra e Libertà”.

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