lunedì 20 luglio 2009

Le responsabilità e il dovere del Socialismo Europeo
di Franco Bartolomei*

20/07/2009 - Non aver colto come la trasformazione nel sistema economico del volano finanziario, da provvista per l’investimento in attività produttive a fattore strutturale di sostegno della domanda ,avviata con la compressione dei tassi d’interesse e alimentata con l’aumento della circolazione monetaria, e successivamente ampliata con l’introduzione di strumenti derivati caratterizzati da leve finanziarie crescenti, avrebbe potuto scatenare una catena recessiva globale al momento della imaturazione della insostenibilità di tale processo di finanziarizzazione dei rapporti economici, ha condotto la Sinistra Europea ad una inevitabile subalternità al modello economico oggi entrato in crisi, la cui affermazione con tutto quello che ne discendeva in termini di rapporti sociali è stata erroneamente ritenuta irreversibile. Il Socialismo Europeo, in particolare, non ha valutato a sufficienza come il trasferimento di ricchezza verso le classi economicamente più forti venisse mascherato, nei suoi effetti sociali, dalla tendenza del sistema economico sorto sulla riunificazione del mercato mondiale, successiva al biennio ’89-’91, a risolvere attraverso la facilitazione del credito esigenze di soddisfazione dei bisogni (vedi il caso dei mutui subprime) che avrebbero dovuto essere risolte con una espansione della economia reale, alimentata essenzialmente dalla crescita dei redditi da lavoro e dal valore aggiunto generato dalla produzione dei beni e dei servizi. Questo limite di analisi rappresenta il vero motivo di quello che è stato definito il”Silenzio” della Socialdemocrazia di fronte alla attuale crisi del capitalismo. Questa arguta notazione del più grande storico italiano della Socialdemocrazia ,Massimo Salvatori, gia evidenziata nei contributi del nostro compagno Gatti trasmessi nelle comunicazioni al Forum di SocialismoeSinistra del 15/12/08 , nn 13 e 14, contenenti i lineamenti della sua ipotesi di relazione al convegno sulle risposte alla crisi del capitalismo finanziaro che SocialismoeSinistra sta organizzando,esemplificano la disastrosa conseguenza per cui di fronte alla crisi del sistema finanziario mondiale ed alla recessione economica le forze della Sinistra Europea, finora non solo incapaci di costruire una alternativa riformista ai processi in atto, ma addirittura protagoniste in questi anni di scelte di governo dirette ad agevolarne gli effetti ed a facilitarne le condizioni di consolidamento, (come Blair in Inghilterra e l’Ulivo in Italia, e seppure con responsabilità molto minori come la SPD in Germania, o il celebrato Zapatero in Spagna), non sono allo stato attuale in grado di costruire attorno ad esse un progetto di riforma del sistema delle relazioni economiche, attraverso la individuazioni di diversi criteri di qualificazione della crescita sociale capaci di costituire i parametri di riferimento di un diverso modello di sviluppo delle società più avanzate.

Allo stato attuale ,infatti, la individuazione di nuovi strumenti di governo dell’economia ed il recupero di un ruolo delle autorità statuali, e la riscoperta del governo pubblico delle economie nazionali attraverso la riesumazione di un nuovo” deficit spending” nuovamente orientato verso l’economia reale, nasce paradossalmente da un impulso di quelle stesse autorità monetarie, istituzioni finanziarie sopranazionali, e ambienti bancari multinazionali,diretti e principali responsabili della crisi del sistema finanziario, che hanno sollecitato in una logica di emergenza
l’adozione di provvedimenti di tale natura . La riscoperta sospetta di questo neo statalismo non nasce purtroppo da una rinvigorita iniziativa riformatrice della Sinistra Europea, determinata da una sua progettualità alternativa, capace di ricostruire una nuova coesione sociale sulle ceneri del neoliberismo e della finanziarizzazione forzata dei rapporti economici. In questo quadro, il rischio di una grande truffa diretta a “Socializzare”le enormi perdite del sistema bancario ,compiuta attraverso un sostanziale ricatto esercitato su classi politiche rese debolissime dalla consolidata acquiescenza delle autorità statuali ai processi economici, appare tutt’altro che infondato ad un esame distaccato della situazione. Ad ogni modo,nonostante la debolezza politica e concettuale manifestata finora dalla Sinistra in tutte le sue componenti, appare ancora possibile che proprio la stessa profondità della crisi in atto, che va ormai assumendo tutte le caratteristiche di una vera e propria crisi di sistema, possa costituire la condizione per la nascita di un nuovo processo politico a Sinistra, che veda innanzitutto il recupero da parte delle forze del Socialismo Europeo di una rinnovata capacità di ripensare e costruire una nuova egemonia progressista e democratica nelle società sviluppate . Appare evidente che un nuovo processo democratico di tale portata storica può essere ipotizzato esclusivamente attorno ad un progetto riformista di trasformazione strutturale del sistema economico, che segni un sostanziale riequilibrio di potere e di reddito tra l’universo dei lavori ed i centri del potere economico e finanziario, in grado di svincolare la vita delle società dal totale assorbimento nelle logiche del mercato raggiunto nell’attuale fase dello sviluppo,ed in grado di rappresentare un potenziale alternativo modello di riferimento per gli stessi paesi emergenti e per il resto del mondo in via di sviluppo. . L’avvio di una nuova fase di lungo periodo caratterizzata da una ricostruita forza progettuale del Socialismo riformatore può realisticamente rappresentare una autentica ancora di salvezza dei valori democratici dell’occidente, in grado di trasformare in una grande occasione di innovazione sociale e di trasformazione della qualità dello sviluppo il rischio probabile di un progressivo declino dei tradizionali fattori della crescita economica delle società più avanzate,non più riproducibili nella realtà del mondo globalizzato per la oggettiva sopravvenienza progressiva di incontenibili capacità di concorrenza provenienti dai paesi produttori emergenti,. “Hic Rhodus, hic salta”, questa costituisce la doverosa sfida epocale che il Socialismo Europeo deve saper imporre alle classi dirigenti nell’interesse della democrazia , della pace e della sopravvivenza dei valori di libertà e di giustizia sociale dell’occidente. Una sfida di tale livello potrà essere combattuta esclusivamente facendo affidamento su una nuova capacità di rappresentanza, di iniziativa e di progetto che la Sinistra ,che ama definirsi riformista, deve assolutamente sapere ricostruire nel rapporto con la Società e con le sue nuove contraddizioni riuscendo a reinterpretarne le domande. Sul fondamento di un lavoro di analisi di tale portata il Socialismo Europeo,o chi per esso, dovrà individuare in autonomia le risposte progettuali che andranno a definire le assi di riferimento di un nuovo modello di Stato Sociale adeguato ad una diversa dimensione dello stesso concetto dello sviluppo e della crescita, sul quale ricostruire una nuova alleanza di consenso maggioritaria tra le classi, le generazioni e gruppi sociali interessati a difendere e consolidare un sistema di garanzie sociali e democratiche che la riproduzione di un tipo di sistema di rapporti economici e sociali come quello andato in crisi non è sicuramente più in grado di garantire per il futuro. Il mancato avvio di un percorso politico di questa natura porterebbe ad una cancellazione della Socialdemocrazia dallo scenario mondiale come forza con autentici autonomi caratteri politici che sancirebbe in via definitiva una sconfitta, stavolta davvero epocale,di fronte alla affermazione di un interessato “Riformismo”delle classi dirigenti economiche e finanziarie ,che si va ormai determinando per una sorta di partenogenesi storico-politica,di cui nel nostro piccolo Tremonti e Draghi rappresentano “ottimi” prototipi, che tenderà a ricostruire un possibile “ equilibrio”economico sulla base di un disegno di una continuità del ruolo delle classi dominanti nei rapporti sociali ed economici che verranno ridefiniti dalla crisi.

Direzione Nazionale del Partito Socialista*

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