mercoledì 22 luglio 2009

RIFLESSIONI - PARTITO SOCIALISTA....SINISTRA E LIBERTA'

di Cesare Serrini*

Jesi, 22/07/2009 - Si dice che Albert Einstein iniziasse le sue conferenze scrivendo sulla lavagna la frase :solo gli stupidi pensano che ripetendo esperimenti uguali si ottengano risultati diversi”.

Bene ha fatto perciò il gruppo dirigente socialista nelle ultime lezioni europee a tenere conto del risultato di quelle politiche del maggio 2008 concorrendo a dar vita a Sinistra e Libertà cui è corrisposto un risultato elettorale non entusiasmante, tale comunque da rendere possibili sviluppi positivi. D’altro canto è ormai acquisito che gli elettori non votano una lista socialista in base ad identità ed appartenenza (naturalmente avrei preferito il contrario ma, piaccia o no, questo è il dato) e che dunque il Ps – va detto - non ha prospettiva. Bernarnd Henri Lèvy sostiene che bisogna addirittura cambiare il nome del Ps francese (si badi bene, francese) ridotto a grande corpo malato”. La domanda di oggi dunque – tornando a noi - è se serve Sinistra e Libertà nel futuro della sinistra italiana, se può avere in altri termini un ruolo che non sia (solo) quello di garantire a qualche frazione di ceto politico spazi di autoconservazione. So che molti Socialisti compresi alcuni ai quali sono legato da amicizia e stima lo escludono, ritenendo ed invitandomi anche a ritenere improcedibile un percorso del genere. La mia risposta però è si, nel senso che ritengo valga la pena di provare a condizione – è ovvio – che si riesca a costruire un nucleo dal profilo politico comprensibile, in grado di condurre battaglie politiche vere e di incidere sugli equilibri di tutto il centrosinistra, alternativo alla nuova federazione di Ferrero, Diliberto e Salvi ed anche ai linguaggi di quel sottosistema di massimalismo parolaio. Diversamente non si andrebbe da nessuna parte ed io non mi vedo nel calderone del Pd.

Per dare a Sinistra e Libertà un profilo coerente ed innovativo, il passaggio da cartello elettorale a confederazione di partiti implica tuttavia la fissazione di alcuni punti programmatici irrinunciabili, espressione anche formale della volontà di rappresentare la sinistra riformista in Italia.

Lanfranco Turci ne ha recentemente individuati alcuni, a mio parere essenziali a dare a Sinistra e Libertà l’identità da assumere e a rendere il progetto compatibile con la nostra storia (quella dei socialisti).

Tra questi, la battaglia contro lavoro nero e precariato, dunque flexecurity, la riforma degli ammortizzatori sociali, contratto unico alla Ichino o alla Boeri, più risorse alla scuola pubblica, ma contestualmente premiando il merito e le capacità degli studenti, degli insegnanti, delle istituzioni scolastiche ed universitarie.

La parola libertà deve tradursi nella difesa dei diritti civili e della laicità dello Stato senza ambiguità e senza opportunismi.

Sulla immigrazione basta con i buoni sentimenti delle porte aperte a tutti: aperte quanto possibile e quanto basta, governate con umanità e con giustizia, ma anche con rigore.

Forte attenzione al degrado urbano, ai conflitti sullo stato sociale fra gli ultimi (gli immigrati) e i penultimi (operai, pensionati, impiegati) che se votano Lega significherà pure che a sinistra in Europa come in Italia qualcosa non funziona!

Ambientalismo costruttivo: vanno abbandonate le politiche del no (alla TAV, alle discariche, agli inceneritori, ai rigassificatori) che hanno provocato i disastri Bassoliniani, rilanciate le opzioni della conversione ecologica, del risparmio energetico, delle energie alternative.

Concludo.

Non mi pare che la presenza nel movimento di Vendola o in Sinistra Democratica di qualche vetero-comunista di lungo corso possa costituire il punto centrale delle preoccupazioni che molti effettivamente manifestano: ogni aggregazione rende infatti inevitabili presenze non gradite che semmai vanno combattute in un contesto di forte dialettica e partecipazione democratica che pure dovranno caratterizzare il modello organizzativo del nuovo soggetto politico.

Ciò che conta sono la carta dei valori e soprattutto i programmi che – lo ribadisco – dovranno essere inequivocabili nell’evidenziare con nettezza il loro profilo rigorosamente riformista.

I singoli o si adeguano alle scelte di fondo o se ne vanno.

D’altro canto, qualcuno potrebbe lealmente sostenere di non aver conosciuto socialisti impresentabili?

Io no....

Consiglio Nazionale PS*


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