martedì 7 luglio 2009

IL G8 DEGLI SFOLLATI


Cosa significa il G8 per una popolazione stremata da 3 mesi di scosse, già pesanti restrizioni alla libertà personale, promesse infrante e passerelle mediatiche? Ulteriori disagi e rabbia. Risorse per la ricostruzione dirottate. Ignobile strumentalizzazione.

07/07/2009 - “Per scoprire cosa significa il G8 per una popolazione stremata da 3 mesi di scosse, restrizioni, esilio, divise, promesse, passerelle e divieti…beh bisogna essere Aquilani. E noi Aquilani stiamo cominciando a sbatterci il muso ogni giorno di più”. “Chi viene in visita passa alla guardiola: registrazione, domande, dove vai e perché, documenti prego. E niente più pasti consumati con i parenti: da una settimana i non residenti qui non possono più mangiare, disposizioni nuove, è il G8 bellezza”. Bastano poche frasi carpite in rete e sui giornali per capire quello che la tv di regime, con le sue passerelle mediatiche sul summit dei grandi del pianeta, non dice. Abbiamo aggiunto qualche conversazione con chi la vita delle tendopoli l’ha vissuta e la vive, e non c’è testimone più attendibile. Veniamo così a sapere di una situazione, che il sito di SL ha già raccontato più volte, fatta di disagi e pesanti limitazioni alla libertà personale che vivono gli sfollati nelle tende, diventate da rifugio provvisorio gabbia a lungo termine, quasi carcere di massima sicurezza. Una situazione che il G8 non ha fatto altro che peggiorare.

Il summit si terrà dall’8 al 10 luglio. Ma le restrizioni iniziano il 5 e finiranno il 12. A cominciare dal traffico veicolare, bloccato in tutta l’area che si avvicina ai siti “ospiti” dell’incontro. Viale delle Fiamme Gialle, aeroporto di Preturo e Via del Poppleto sono del tutto inaccessibili, e questo crea non pochi problemi a quanti in quella zona hanno deciso di tornare a casa o di stare nei camper. Chiusa anche la SS 80 dalla rotonda fino all’entrata dell’Aquila Ovest. Si preannunciano già file bibliche alla SS17, dal momento che i camion non potranno passare nemmeno per via Antica Arischia. Vorrà dire che si andrà a piedi! Invece no, perchè la viabilità è impedita anche ai pedoni, che, tra l’altro, anche se residenti o esercenti, dovranno munirsi di apposito badge elettronico (e non è affatto semplice ottenerlo) per poter circolare a piedi, e potranno raggiungere la SS 80, la S.P. 33 (quella per Preturo) e Viale delle Fiamme Gialle solo ad orari stabiliti, con apposite navette e sotto scorta della polizia. Una vita da libertà vigilata. Questa è solo parte del contenuto delle ordinanze della Prefettura dell’Aquila contenenti misure di sicurezza in vista del G8.

“Ci hanno già avvertito che nei giorni del G8 non potremo uscire da qui” racconta Maria Laura Di Nino, “residente” in una delle tendopoli. E se all’inizio la decisione del governo di spostare il summit a L’Aquila era sembrata una buona occasione per mettere in luce i problemi post-terremoto, è bastato poco tempo a capire come stanno veramente le cose. Fa rabbia vedere, ci racconta Stefano Di Brisco, dell’associazione cittadina 3e32, che tutte le risorse economiche e fisiche per la ricostruzione sono state impiegate per rendere agibile l’autostrada che collega Preturo alla caserma della Guardia di Finanza che ospiterà il vertice. Per costruire aiuole che facciano da coreografia all’evento. Per approntare ampie ed ariose rotonde come sfondo all’incontro. Mentre la gente, ancora nelle tende, vive di promesse infrante e le loro case, lungi dall’essere ricostruite, sono ancora macerie. Dalla soddisfazione per un gesto che poteva sembrare un simbolico omaggio al dolore e alla tragedia del terremoto si è passati velocemente, nella percezione delle persone, alla rabbia e alla delusione per “l’imposizione e il danno morale” di un summit ignobilmente strumentalizzato dal governo per coprire una situazione fatta di incuria, spot elettorali e niente sostanza. Come la manifestazione del 27 giugno della rete cittadina dei comitati aquilani, che alcuni organi locali hanno definito un corteo di “No Global”. “Il loro obiettivo è mandare via più gente possibile” ci ha detto Stefano Di Brisco, paventando rischi di violenze e restringendo la libertà delle persone con la scusa della loro sicurezza. D’altra parte in questo modo, se a qualche comitato cittadino (al quale è impedito persino l’accesso nelle tendopoli, al momento) dovesse venire in mente di protestare, si potrà sempre dire che sono i “no global”.

Una scelta, quella di spostare il G8 a L’Aquila che Epicentro Solidale, una delle reti auto-organizzate sorte dopo il terrmoto, definisce “scellerata” e fatta “con il criminale tentativo di tacitare qualsiasi protesta organizzando il vertice in una città terremotata, speculando pertanto sul dolore e sui tanti disagi che l’intera popolazione sta sopportando da quasi tre mesi [...] Berlusconi proverà a dare l’immagine di un G8 dal “volto umano”, per nascondere le responsabilità della crisi economica, le responsabilità del disastro sociale che sta generando a partire dalla precarietà e dalla disoccupazione, per nascondere le responsabilità della tragedia aquilana e della speculazione sulla ricostruzione che è oramai ai nastri di partenza”.

Eccolo qui, il G8 degli sfollati.


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