giovedì 1 ottobre 2009

UN SENSO ALLA SINISTRA UN SENSO AL SOCIALISMO

UN SENSO ALLA SINISTRA UN SENSO AL SOCIALISMO


di Marco Di Lello*

30/09/2009 - Quanto la Socialdemocrazia riesce oggi a dare risposte alle attese dei cittadini? Nel nuovo secolo ha ancora un senso la sinistra, i suoi valori, le sue idee per come le abbiamo conosciute nel secolo scorso? Sono interrogativi “pesanti” che necessitano di risposte ambiziose, cui proverò a dare un piccolo contributo per dar sfogo ad una passione politica che nonostante le difficoltà non viene meno... Le continue sconfitte dei partiti socialisti e socialdemocratici di questi ultimi anni pongono con drammatica evidenza la necessità di ripensare quella cultura politica che ancora oggi, in periodo di profonda crisi, resta comunque maggioritaria a sinistra mostrando, nel contempo, la evidente inadeguatezza ad offrire soluzioni ai problemi di chi a quelle forze politiche aveva ed ha affidato il compito di fornirle. Gli ultimi anni hanno visto i dirigenti socialisti di mezza Europa e più, impegnati in una rincorsa al “nuovismo” con l’obiettivo di sfondare al centro: Tony Blair con la sua terza via ha fatto da apripista in Gran Bretagna, seguito da Gerard Schroeder in germania, da Segolène Royal in Francia e, goffamente, in Italia da chi, come Walter Veltroni pure socialista non è mai stato. Le conseguenze di questa scelta, letta dall’elettorato di sinistra come una svendita dei propri valori, sono state il tracollo elettorale di quei partiti ed il conseguente sprofondamento in una crisi identitaria che oggi ne mette in discussione perfino l’esistenza, nonostante, per quanto elettoralmente dimezzate quelle forze politiche continuino a rappresentare diversi milioni di voti. La semplicistica analisi di chi risolve l’interrogativo sui perchè della crisi, collegandola ad una naturale stanchezza nei confronti di chi governa viene smentita tanto dai successi dei governi conservatori, Sarkozy e Merkel innanzitutto, quanto dai risultati comunque positivi di Socrates in Portogallo e di Zapatero in Spagna, che nonostante le difficoltà vengono confermati alla guida del governo del proprio paese con i rispettivi partiti che si confermano maggioritari. La domanda da porsi, dunque è innanzitutto se in crisi di consensi sia l’intera sinistra, come qualche dirigente nostrano sostiene, affermando che “così va il mondo” o se invece lo è quel modello di socialdemocrazia che vende l’anima al diavolo pur di andare o restare al governo. La conferma viene dai successi ieri di EuropeEcolgie in Francia e oggi di Die Linke e Grunen in Germania e del Bloco de Isquierda in Portogallo, formazioni giovani che hanno saputo offrire un sogno, un’ambizione, un ideale a quel popolo di sinistra smarrito ed in crisi identitaria, offrendo politiche frutto della contaminazione di diversi filoni culturali, socialismo, ambientalismo, postcomunismo, proponendo agli elettori non il libro dei sogni ma ricette possibili senza per questo pagar dazio al pragmatismo. In Italia credo abbiamo molto da imparare da queste esperienze, in uno con il probabile successo del Pasok di George Papandreu alle politiche di domenica prossima in Grecia, che si presenta agli elettori con un partito profondamente rinnovato e con un programma autenticamente di sinistra, avendo sconfitto il suo antagonista interno fautore, anch’egli di una linea nuovista. Senza tenere lo sguardo rivolto all’indietro, ricacciando settarismo e chiusura identitaria, dunque in Europa, e prima ancora in Italia, abbiamo oggi una grande occasione per far tesoro degli errori commessi e costruire una nuova strada. Vale per il principale partito dell’opposizione, il Partito Democratico e vale ancor più per la giovanissima esperienza di Sinistra e Libertà. Prima di questi risultati elettorali una parte, oggi ancora minoritaria, della sinistra di questo paese, proveniente da storie ed esperienze diverse, ha intuito che era venuto il momento di ripensare un muro culturale su cui ricostruire la sinistra italiana al posto del cartongesso delle culture novecentesche che mostrano ogni giorno di più i propri limitare nel saper incarnare i bisogni ed offrire soluzioni ad una società profondamente diversa da quella del secolo alle nostre spalle: un milione di voti su di un simbolo sostanzialmente sconosciuto in appena due mesi di vita ha rappresentato uno straordinario incoraggiamento a lavorare in questa direzione. Non è la sinistra dunque, ad essere in crisi, ma al contrario la crisi si manifesta quando i partiti della sinistra perdono quella capacità di incarnare un sogno di cambiamento e si rinchiudono nel proprio recinto identitario: la vera scommessa sta dunque nel riuscire a costruire una cultura del nuovo secolo, che non potrà che essere ecologista e non potrà prescindere dal socialismo, ma che nel contempo non potrà che essere diversa da quella che abbiamo conosciuto, che abbia la vocazione di governo ma sia radicale nella difesa dei principi, che abbia nella tutela del lavoro, dell’ambiente e dei diritti, individuali e collettivi i pilastri principali. Possiamo cominciare a farlo in Italia, e magari non essere ultimi in Europa.

*Segreteria Nazionale Partito Socialista
*Coordinamento Nazionale Sinistra e Liberta'


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