lunedì 5 ottobre 2009

In Grecia tornano i Socialisti !

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In Grecia tornano i Socialisti !
MARCELLO SORGI - http://www.lastampa.it
Papandreu vince col 44% dei voti: «Voglio ridare il sorriso alla gente» Decisivi i giovani della "generazione 700 euro" che hanno messo in crisi il governo.

05/102009 - George Papandreu, il leader Socialista con la bandiera verde, ha battuto il primo ministro in carica Costas Karamanlis con quasi dieci punti di distacco (43,7 a 34,5 per cento) e ha ottenuto una maggioranza forte e solida, tra 158 e 160 seggi (su 300) a spoglio quasi ultimato, che gli consentirà di governare stabilmente per i prossimi quattro anni. «Voglio ridare il sorriso alla Grecia. È necessario cambiare il ritmo del Paese per superare la crisi economica, c’è bisogno dell’unità di tutto il popolo greco», ha detto il vincitore appena arrivato nella sede del Pasok, tra applausi, grida di gioia e strette di mano. Karamanlis, il cui sguardo pendeva malinconico dalle centinaia di cartelloni con il suo volto di cui sono ricoperti i muri della città, s’è subito dimesso dal governo e dal partito e ha chiesto un congresso straordinario, dopo essersi congratulato con l’avversario.

Il risultato delle elezioni, subito definito «storico», contiene curiosamente anche una cabala, che non mancherà di eccitare la fantasia mediterranea del popolo ellenico: George «il giovane» (per distinguerlo dal nonno omonimo, divenuto primo ministro nel 1944) ha vinto al suo terzo tentativo e rappresenta la terza generazione di Papandreu arrivata alla guida del governo. A un primo sguardo, i dati rivelano una consistente migrazione di voti, al centro, da destra a sinistra, e a destra, verso l’estrema destra. Le posizioni di Papandreu e Karamanlis in altre parole sono molto più che capovolte rispetto alle elezioni del 2007, quando l’ormai ex-primo ministro e leader di Nuova Democrazia prese una maggioranza risicata di 152 seggi e il Pasok si fermò a 102.
E mentre i comunisti del KKE e la sinistra radicale del Syriza rimangono fermi, rispettivamente, su una ventina e una dozzina di seggi, l’avanzata della destra estrema del Laos fa pensare a un’ulteriore emorragia di voti di Karamanlis a favore del suo vecchio avversario interno Karatzaferis, sul terreno insidioso dell’immigrazione e della sicurezza. Inoltre, presentandosi con un programma a forte contenuto ecologista, il Laos è riuscito a bloccare l’ingresso dei Verdi in Parlamento, garantendo indirettamente a Papandreu la sua maggioranza e penalizzando ulteriormente Karamanlis.

Sono stati in molti a beneficiare del crollo del primo ministro. La sua sconfitta è superiore alle peggiori previsioni dei sondaggi e la sensazione è che per gli elettori più forte di tutto sia stato il desiderio di cambiare. Karamanlis era apparso da mesi inadeguato a fronteggiare la crisi economica. La sua politica di emergenza, mirata al sostegno delle banche piegate da investimenti massicci in titoli tossici e dalle conseguenze di mire espansionistiche sbagliate nei Balcani, dove i rovesci finanziari si sono fatti sentire con più virulenza, gli ha fatto nascere sotto gli occhi un’inattesa questione sociale, che il primo ministro ha tardato a comprendere e non è stato capace di governare.

La cosiddetta «rivoluzione della generazione 700 euro», cominciata alla fine del 2008, ha rivelato, da una parte l’esistenza di una larga area della società ai limiti della sopravvivenza, una sorpresa assoluta in un Paese che si sentiva ricco e per un decennio era andato avanti con un ritmo di crescita tra il 4 e il 5%. E dall’altra un problema di ordine pubblico, da cui il governo s’è fatto travolgere. Dopo la settimana terribile a dicembre dell’anno scorso, in cui Atene era rimasta per giorni in balìa dei rivoltosi, con la polizia che batteva in ritirata, in una parte notevole dell’opinione pubblica - quella che ieri verosimilmente ha abbandonato Karamanlis - s’era diffusa la sensazione di un Paese abbandonato a sé stesso.

Oltre alla vittoria in positivo, basata cioè sul consenso degli elettori conquistato dal Pasok, tutto ciò spinge a pensare che Papandreu - non solo lui, ma certo lui più di tutti - abbia potuto così avvantaggiarsi del collasso del suo avversario. A un elettorato in gran parte convinto che Karamanlis non era più in grado di andare avanti, l’alternativa del giovane leader del Pasok s’è in sostanza presentata come l’unica realistica. Né sono servite a fermarlo voci, boatos e pettegolezzi, messi in giro ad arte, sull’identità non genuinamente greca di un uomo come George «il giovane», che s’è formato e ha trascorso più di quindici anni della sua vita all’estero, tra Svezia, Usa e Canada, e sulla sua naturale tendenza filoamericana: aspetti, questi, che in passato avevano sempre giocato sulle scelte finali degli elettori, contribuendo alle due precedenti sconfitte elettorali di Papandreu nel confronto con Karamanlis.

Alla vigilia di uno spoils system che s’annuncia generale (in Grecia si dice che il «cambio» va dal primo ministro agli uscieri dei musei), resta da vedere se George e la sua squadra di giovani ministri (che ha già assaggiato, durante la campagna elettorale, qualche attentato intimidatorio) siano davvero pronti alla svolta che la Grecia si aspetta. Uomo della nuova generazione, lontano, per formazione, dai vecchi metodi clientelari del padre e del nonno, Papandreu ha dalla sua l’esperienza maturata nelle sue passate esperienze (è stato ministro dell’Istruzione e degli Esteri) e il vantaggio di partire da una situazione disgregata, che gli consente di muoversi con maggiore libertà.

Il suo programma economico è l’esatto opposto di quello portato avanti fin qui dal centrodestra. Laddove Karamanlis era intervenuto fortemente in aiuto alle banche, con finanziamenti pubblici di ben 24 miliardi di euro, Papandreu ha presentato un programma snello, fondato su un’iniezione di tre miliardi nell’economia nazionale da parte del nuovo governo e tutta orientata sul sociale e sull’impegno ad aumentare i salari, per invertire il ciclo congiunturale e rimettere in movimento la spirale dei consumi. Dove andrà a prendere questi soldi, con il dissestato bilancio statale che eredita, il leader del Pasok non lo dice. Ma in questo, in una certa genericità delle promesse, come nella vaghezza degli strumenti da adoperare, il suo metodo s’annuncia coerente con lo slogan della campagna che lo ha visto vincitore: «Farò come Obama».
Nencini: una buona notizia per tutta la Socialdemocrazia Europea. GRECIA: IL PASOK DI PAPANDREOU VINCE NETTAMENTE LE ELEZIONI LEGISLATIVE.

05/10/2009 - Il Partito Socialista Greco (Pasok) ha vinto con un larghissimo margine, superiore a quanto gli attribuivano i sondaggi, le elezioni in Grecia. Il leader del Pasok e presidente dell'Internazionale Socialista, George Papandreu, ha proclamato la vittoria e l'attuale premier e capo di Nuova Democrazia (Nd), Costas Karamanlis, ha riconosciuto la sconfitta e ha presentato le dimissioni dalla direzione del partito dopo aver telefonato a Papandreu per congratularsi per il successo. Papandreou, 57 anni, ha detto di essere «cosciente della grande responsabilità» assunta con la vittoria odierna e ha invitato tutti i greci a «lavorare insieme per cambiare la rotta del Paese». Il Pasok ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. I socialisti hanno riportato il 43,7% ottenendo 159 seggi sui 300 del Parlamento monocamerale ellenico.

''La tua vittoria è una buona notizia per la Grecia e per tutta la socialdemocrazia europea”. Lo afferma il segretario del Partito Socialista Riccardo Nencini tra i primi leader Socialisti a congratularsi con Papandreou. “Dopo quella dei Socialisti portoghesi, l’affermazione del Pasok è la migliore conferma che per il Socialismo Europeo ci sono ampi margini di ripresa e che si può guardare con più fiducia al futuro. Verrò in Grecia al più presto a portati di persona i saluti dei Socialisti Italiani”.

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