lunedì 15 giugno 2009

NO ALLE INTERCETTAZIONI:

UNA GRANDE INIZIATIVA UNITARIA


Ddl intercettazioni: non la solita legge ad personam, ma un salto in quell’antico sogno autoritario coltivato dalla P2. E’ necessario uno scatto, una grande iniziativa unitaria di sindacati, associazioni, cittadini, senza bandiere e distinzioni.

di Giuseppe Giulietti

La proposta

15/06/2009 - Contro la legge bavaglio è necessario attivare tutte le iniziative individuali e collettive possibili: dalla obiezione di coscienza alla costituzione di appositi siti per garantire ogni informazione di rilevanza sociale, dall’assistenza legale alla presentazione di denunce ed esposti alle competenti autorità internazionali e nazionali. Bene le tante iniziative già annunciate. Ma non basta, occorre uno scatto, serve una grande manifestazione unitaria, di popolo, capace di mettere insieme senza bandiere e senza distinzioni, forze politiche, sindacati, associazioni del volontariato, cittadine e cittadini, tutti uniti dalla volontà di non farsi scippare la carta costituzionale.

Tutti uniti contro Berlusconi, avevamo scritto: dopo i risultati elettorali. Invece non basta più, bisognerà essere davvero uniti ma per riaffermare i valori costituzionali, non si tratta più di contrastare il delirio di una persona, ma di riaffermare i principi medesimi della legalità repubblicana. Quanto è accaduto nelle aule della camere dei deputati non è solo l’ennesima legge ad personam e neppure una delle tante puntate della berlusconeide, si tratta invece di un passaggio chiave nella realizzazione di quel sultanato a reti unificate così ben delineato dal profesor Giovanni Sartori nel suo ultimo libro.

La riduzione sostanziale del ruolo e della funzione dei poteri di controllo corrisponde ad un antico sogno coltivato dalla loggia P2 e sempre ricorrente nelle intenzioni di una vasta parte della politica, non solo di destra, insofferente ai controlli di legalità e alla insopprimibile necessità che la stampa possa svolgere liberamente il suo mestiere che non è quello di apparecchiare studi televisivi per i padroni di turno, ma al contrario dovrebbe tentare di poprre le domande e di svelare le troppe oscurità che inquinano e corrodono le istituzioni e la politica.

Che si sia trattato di un fatto gravissimo lo dimostrano la quantità e la qualità delle reazioni.
L’associazione dei magistrati, all’unanimità, ha parlato di fine della giustizia penale.
Gli editori e i giornalisti, per la prima volta insieme dopo decenni, hanno pubblicato un comunicato congiunto nel quale si annuncia la quasi scomparsa del giornalismo di inchiesta e della cronaca giudiziaria.
Il quotidiano la Repubblica ha raccolto oltre centomila di firme di protesta in pochissime ore.
Le opposizioni parlamentari sono riuscire a fare una prima iniziativa unitaria e hanno chiesto al presidente Napolitano di valutare un testo che contiene diversi elementi di incostituzionalità, come hanno spiegato i più eminenti studiosi, alcuni dei quali di area governativa.

Persino non pochi deputati della destra, non in aula purtroppo ma nei corridoi, manifestavano disgusto per una porcata che anche a loro sembrava eccessiva, ma la impacabile logica del conflitto di interessi e del partito azienda continua ad impedire loro di passare dal mugugno alla rivendicazione dell’autonomia del singolo parlamentare.

In ogni caso non possiamo aspettare l’aiuto di una divinità e ancora meno di qualche pentito della maggioranza. Adesso è davvero giunto il momento di chiamare a raccolta e di unire quanti hanno davvero a cuore la costituzione e in particolare l’ Articolo 21 della Costituzione.

Contro questa legge è necessario attivare tutte le iniziative individuali e collettive possibili: dall’obiezione di coscienza alla costituzione di appositi siti per garantire ogni informazione di rilevanza sociale, dall’assistenza legale alla presentazione di denunce ed esposti alle competenti autorità internazionali e nazionali.

La federazione della stampa ha in animo di promuovere lo sciopero nazionale, Mediacoop e il comitato per la libertà di informazione hanno già indetto una grande riunione a Roma per il prossimo 25 giugno, altre iniziative sono già state annunciate da Articolo21, dai cronisti, da cittadinanza attiva, da singoli partiti in tutta Italia. Va benissimo, ma non basta, occorre uno scatto, serve una grande, visibile manifestazione unitaria, di popolo, capace di mettere insieme senza bandiere e senza distinzioni, forze politiche, sindacati, associazioni del volontariato, cittadine e cittadini, tutti uniti dalla volontà di non farsi scippare la carta costituzionale .

Per una volta bisogna dimostare di essere all’altezza della situazione e dell’emergenza democratica, bisogna mettere da parte settarismi e gelosie che non ci porteranno molto distanti, anzi ci condanneranno nel futuro a vivere il regime berlusconiano, anche quando Berlusconi sarà politicamente scomparso.

La legge arriverà al Senato negli ultimi giorni del mese, forse quella potrebbe essere una data possibile per convocare una grande iniziativa nazionale, nei modi e nelle forme che insieme decideremo, anzi sarebbe bello che a promuoverla fossero tutte le associazioni Libera alla Tavola della Pace, dal Comitato per la Libertà di Informazione all’unione dei cronisti, da libertà e giustizia articolo 21, dall’Arci e alle Acli, dal sindacato dei giornalisti a tutte le altre organizzazioni sindacali, dalle Associazioni dei Costituzionalisti a quanti credono nella autonomia della giustizia, dell’informazione, della ricerca, della cultura.

Ci piacerebbe che al termine della giornata l’intervento conclusivo, magari l’unico intervento venisse affidato al presidente Scalfaro, che, anche biograficamente, incarna i valori, le ispirazioni, di quanti, pur essendo distanti e differenti tra loro, si riconoscono pienamente nello stato di diritto e nella Costituzione.

Da oggi sul sito di Articolo21 e su aprileonline raccoglieremo proposte e adesioni per definire tempi e modalità di questa grande iniziativa nazionale che non potrà davvero essere rinviata a data ignota.


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