giovedì 4 giugno 2009

IL DISARMO MONDIALE E’ POSSIBILE


Sinistra e Libertà crede che il disarmo mondiale può essere l’unica strada per un mondo di pace. Lisa Clark spiega con molta chiarezza le ragioni di questa nostra scelta.

di Lisa Clark

Il programma di Sinistra e Libertà termina con questa affermazione:

Siamo per un impulso al processo di disarmo mondiale, per liberare risorse oggi assurdamente destinate alla produzione di armamenti, riconvertendo la produzione bellica in produzione di pace”.


04/06/2009 - Il Parlamento Europeo, lo scorso 24 aprile, ha già approvato a maggioranza un emendamento al rapporto Beer in cui si impegna a portare avanti il lavoro per una Convenzione Mondiale per la messa al bando delle armi nucleari, nel quadro del Protocollo detto di Hiroshima-Nagasaki. Le altre armi di distruzione di massa (chimiche e biologiche) sono state già messe al bando: mancano all’appello le più temibili, quelle che minacciano la sopravvivenza dell’umanità. Il concetto stesso di “deterrenza” realizzata con le armi va denunciato: non si tratta di difesa, ma di minaccia di uso, quindi di atto di aggressione con armi illecite (secondo la Corte Internazionale di Giustizia). Sarà necessaria una grande alleanza trasversale per cambiare l’ottica di tutte quelle forze politiche che oggi si dichiarano contrarie alla guerra, ma che accettano con miopia politica l’uso “difensivo” delle armi, anche quelle più micidiali.

Lo sperpero di risorse nella produzione di armamenti è ormai sotto gli occhi di tutti. Contrasteremo con forza chiunque oserà proporre un’uscita dalla crisi economica potenziando la produzione anche di armi. Al Parlamento Europeo indagheremo tutte le vie per impedire la costruzione della Base al Dal Molin: dalla mancata verifica dell’impatto ambientale alla contraddizione che quella base rappresenterebbe per una nuova visione di politica estera e di sicurezza umana, quella che intendiamo portare avanti in Europa, scommettendo anche sulle aperture di dialogo tra Stati Uniti e Russia. In Europa ci impegneremo anche a contrastare il progetto dei Joint Strike Fighters (gli F35), che vede un’alleanza di grandi aziende europee e statunitensi, cinicamente alla ricerca di profitti; e quello, già in parte sconfitto, della “scudo” voluto da Bush nei Paesi dell’est. E, in generale, lavoreremo per costruire una critica ragionata alle spese militari degli Stati, convinti come siamo che l’Europa che vogliamo non è una unione di Stati sovrani militarizzati e armati fino ai denti. L’Europa si deve affermare come protagonista politica, ed essere rappresentata come un’unione vera, con una visione politica unitaria, nel Consiglio di Sicurezza di un’ONU riformata che riprende i valori che l’hanno ispirata: Noi, popoli delle Nazioni Unite, determinate a salvare le generazioni future dal flagello della guerra.

Nessuna delle sfide che abbiamo di fronte sarà risolta con le armi. E molti di questi problemi potrebbero sciogliersi come neve al sole se solo vorremo aprirci ad un rapporto di maggiore equità, giustizia e convivenza con i popoli del mondo.


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