venerdì 19 giugno 2009

SILVIO NON “SPRECA” TEMPO
AD ASCOLTARE I TERREMOTATI

Modifiche al ddl Abruzzo? Non c’è tempo. Ma c’era per chiudere le Camere 15 giorni in campagna elettorale iniziando la discussione solo il 15 giugno. O per cercare di tenere artatamente in vita Eluana. SINISTRA E LIBERTA' continua la sua battaglia.

19/06/2009 - Martedì 23 giugno la Camera dei deputati approverà in via definitiva il decreto varato dal Governo Berlusconi per affrontare i problemi creati dal terremoto del 6 aprile in Abruzzo.

Rispetto al testo approvato dal Senato il 21 maggio scorso, non è cambiata nemmeno una virgola.

La protesta degli abruzzesi è arrivata fin sotto le finestre della Camera dei deputati, ma nessuna delle richieste avanzate dalle dodici organizzazioni spontanee di cittadini che hanno organizzato la manifestazione è stata accolta.

Il Governo Berlusconi e la sua maggioranza hanno giustificato la loro intransigente chiusura verso ogni modifica del decreto sostenendo che bisognava evitare qualsiasi cambiamento che comportasse un ritorno al Senato e il conseguente allungamento dei tempi di approvazione definitiva del provvedimento .

Per Berlusconi e i suoi sodali non c’era più tempo per venire incontro alle richieste dei terremotati e delle comunità locali.

Si tratta di una giustificazione ridicola e offensiva dell’intelligenza degli italiani.

Non è vero che non c’era tempo. Per trovarlo bastava poco. Era sufficiente organizzare i lavori della Camera dei deputati in modo diverso.

Bastava, per esempio, evitare la chiusura delle Camere e lavorare anche durante la campagna elettorale. Invece, tutti i partiti presenti in Parlamento, nessuno escluso, hanno deciso di fermare i lavori del Parlamento per ben 13 giorni. Evidentemente, per la loro campagna elettorale, non gli bastavano né l’enorme copertura mediatica, né l’abbondante finanziamento pubblico di cui godono, né il lavoro dei candidati, né la presenza diffusa sui territori di eletti e di militanti. Per la campagna elettorale avevano bisogno anche dei loro parlamentari.

Dopo il voto per il Parlamento europeo si poteva mettere immediatamente all’ordine del giorno della Camera dei deputati la discussione del decreto sul terremoto. Invece, la discussione è iniziata soltanto il 15 giugno.

Evidentemente era più urgente discutere e approvare il disegno di legge sulle intercettazioni per poter intralciare il lavoro dei giudici e impedire alla stampa di informare sull’ondata di rivelazioni, testimonianze, interviste, video e quant’altro sta emergendo in queste ore attorno alla vita privata del Presidente del Consiglio.

D’altra parte, quando si tratta di salvare Berlusconi dai processi che lo riguardano, di difendere i suoi interessi privati o di imporre leggi clericali e antiliberali come nel caso della tragica vicenda di Eluana Englaro, abbiamo visto un Parlamento correre a spron battuto.

Per le popolazioni abruzzesi, invece, prima si perde tempo prezioso e poi, per non rispondere alle loro richieste, si dice che bisogna fare presto e che non c’è più tempo per modifiche.

Il risultato è che nella legge approvata non si trova traccia delle richieste avanzate dai comitati.

Non ci sono i soldi per garantire la ricostruzione di tutte le case, per i danni provocati alle attività produttive, per rimettere in sesto tutti gli edifici pubblici a cominciare dall’Università dell’Aquila, per riparare le strutture culturali. Non c’è nessuna norma per mettere nelle mani delle comunità locali e delle organizzazioni dei cittadini la ricostruzione delle zone colpite: alla richiesta di partecipazione si risponde con una delega in bianco al capo della protezione civile Bertolaso. Non c’è nessuna norma che imponga di rendere pubbliche, anche attraverso Internet, tutte le spese che vengono fatte in modo che si sappia quanti e a chi stanno andando i soldi della ricostruzione.

Davanti a Montecitorio c’era molta delusione. Ma non c’era rassegnazione. Per parte nostra, come sito web di Sinistra e Libertà, continueremo le nostre battaglie e la nostra mobilitazione, a cominciare dalla richiesta ai partiti che hanno superato alle elezioni europee la soglia del 4%, di destinare i soldi in più di rimborso elettorale - oltre 30.554.000 euro - che hanno preso grazie ai voti delle liste che non hanno superato il quorum, alla ricostruzione dell’Università dell’Aquila.


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