Internet: invocare la “neutralità” non basta
Un utente ingenuo potrebbe pensare che nessuno, oltre a lui, possa avere il diritto legale di decidere a quali documenti ed a quali servizi egli possa accedere durante la navigazione su Internet. In altri termini, potrebbe aspettarsi che Internet sia “neutrale” rispetto ai contenuti ed ai servizi.
Questa aspettativa, però, è sempre più priva di fondamento. A livello europeo ed a livello nazionale vengono continuamente riproposti dei progetti di legge che intendono permettere alle aziende di filtrare il traffico degli utenti secondo criteri tutt’altro che democratici e rispettosi dei diritti dei cittadini. Si giustificano queste proposte con la necessità di combattere la “pirateria” digitale ma, in realtà, con esse si cerca di offrire alle aziende gli strumenti di controllo necessari per ricattare gli utenti e di fornire ai politici i tanto agognati strumenti di censura necessari per mantenere il potere.
Contro questa insana tendenza, due senatori del PD hanno presentato a Marzo 2009 un lodevole progetto di legge che ha come scopo la difesa della neutralità di Internet.raccoglie i suggerimenti di una vasta comunità di attivisti ed è quindi largamente condivisibile. Questo disegno di legge
Tuttavia, il DDL Vita-Vimercati si è anche esposto a qualche polemica a causa di due evidenti difetti. Il primo consiste nella sostanziale assenza di meccanismi sanzionatori credibili. Viene solamente suggerito un sistema di multe per gli ISP, la cui efficacia è tutta da dimostrare, ed ogni altra decisione viene delegata alla Agenzia per le Telecomunicazioni. Il secondo difetto consiste in un paio di frasi (Art. 5 - Comma 3) in cui sembrano rientrare dalla finestra quei meccanismi di selezione del traffico di rete che erano stati buttati fuori dalla porta.
*Segretario nazionale del Partito Pirata e candidato con Sinistra e Libertà al Parlamento europeo
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